"Questioni d’orecchio", una newsletter di Andrea F. de Cesco

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14 domande & risposte sull'utilizzo della musica nei podcast

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14 domande & risposte sull'utilizzo della musica nei podcast

Posso usare l'opera di un amico? Esistono licenze internazionali? Risponde Alessandro Vercellotti. Ma per evitare problemi di copyright c'è un'altra strada: prodursi la propria musica

Andrea F. de Cesco
Nov 3, 2021
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14 domande & risposte sull'utilizzo della musica nei podcast

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L’illustrazione è di Susanna Gentili, l’illustratrice più brava del mondo

Uno dei dubbi in cui chiunque lavori nel settore del podcasting prima o poi finisce per incappare riguarda la musica: si può mettere? Quale? A che condizioni? Sono domande alle quali può rispondere soltanto qualcuno che conosce bene il diritto d’autore. Ho provato a immaginare tutti i possibili quesiti sull’argomento (se te ne vengono in mente altri mandameli) e li ho girati ad Alessandro Vercellotti, noto anche come l'Avvocato del Digitale (grazie mille a Rossella Pivanti per il suggerimento 💙). Ecco le sue risposte.

Alessandro Vercellotti ha fondato il primo studio legale verticalizzato esclusivamente sul mondo della rete, Legal for Digital
  1. Ipotizziamo che voglia inserire nel mio podcast Like a prayer di Madonna. Come devo procedere? 
    «
    L’argomento legale di maggiore interesse per il podcast è proprio quello legato al copyright. Il copyright o diritto d’autore appartiene a un settore giuridico molto delicato, che spesso non ha confini ben definiti dal legislatore. Quel che è certo è che lo scopo principale della normativa è disciplinare e tutelare le opere dell’ingegno dell’uomo. Ecco che allora questa domanda incrocia due esigenze diverse: quella del podcaster di inserire una determinata canzone nel proprio podcast e quella dell’autore di veder riconosciuti i propri diritti. La musica è l’elemento fondamentale nella maggior parte di podcast e se volessi inserire nello stesso una canzone dovrei sempre passare dal chiedere il consenso al titolare dei diritti. Se volessimo usare un brano senza chiedere il consenso potremmo farlo solo per motivi di critica o discussione e con le dovute cautele e precisazioni dettate dalla normativa. Per esempio, potremmo utilizzare un breve spezzone di Like a prayer nel caso di una puntata di un podcast dedicata a Madonna o agli anni ‘80. Non sarebbe invece possibile utilizzare senza consenso lo stesso brano come intermezzo non contestualizzato, perché sarebbe un uso improprio e a fine commerciale». 

  2. E nel caso si tratti di una cover?
    «
    Vale lo stesso discorso che ho fatto in precedenza. L’utilizzo deve passare da un consenso che va richiesto al detentore del diritto originario. Senza consenso non è possibile usare la cover. Idem se si utilizza la base musicale del brano e si modificano le parole in parte o totalmente».

  3. E qualora si tratti invece di un cantante morto da tempo?
    «
    La normativa stabilisce un limite temporale. Il diritto d’autore ha durata pari a 70 anni dalla morte dell’autore. Ad esempio, possiamo avere per la stessa canzone più autori, uno della musica e uno differente per le parole (un caso su tutti: Battisti e Mogol). Ma non basta. Bisogna fare attenzione anche ai diritti che scaturiscono dal diritto principale, definiti diritti connessi.
    I diritti connessi nascono ad esempio nel momento in cui la composizione musicale viene registrata. Coloro che effettuano la registrazione sono i proprietari della registrazione stessa. Ogni musicista che interviene nella composizione e nella registrazione è titolare sia del diritto di master sia del diritto d’autore.
    Occorre poi considerare il ruolo dei produttori e delle case discografiche, che detengono i diritti sul fonogramma (cioè la registrazione sonora ufficiale dell’opera composta dall’autore).
    La durata dei diritti connessi è di 50 anni. Quindi dobbiamo prestare attenzione ai vari soggetti coinvolti prima di calcolare la durata dei diritti stessi.
    Ovviamente nell’ipotesi in cui il titolare del diritto d’autore sia morto da meno di 70 anni bisognerà comunque individuare tutti i soggetti coinvolti che abbiano diritti su quell’opera».

  4. Una volta che sono in regola per l’utilizzo della canzone, posso usarla integralmente e in qualsiasi modo? Posso eventualmente modificarla?
    «
    Prima di tutto va precisato che la concessione dei diritti di utilizzo deve avvenire sempre per iscritto. Attraverso questo accordo vengono precisati i dettagli dell’utilizzo della musica, ad esempio se verrà usata come sottofondo oppure una sola volta ecc e se la musica possa o meno essere modificata e/o riadattata e in che misura». 

  5. Quali sono i contesti in cui è possibile usare una canzone o parte di essa protetta da copyright e diritti connessi senza dover chiedere niente a nessuno?
    «
    Dobbiamo fare riferimento all’art. 70 della legge nr. 633 del 1941, che prevede la possibilità di riprodurre brani o parti di opera per uso di critica o discussione senza porre in essere concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera.
    I presupposti previsti dalla normativa per avvalersi dell’art. 70 sono: 
    -l’uso non integrale dell’opera
    -la menzione dell’autore
    Di conseguenza non potranno rientrare mai nel concetto di libere utilizzazioni:
    -le opere brevi 
    -la riproduzione integrale dei testi e di testi di canzoni».

  6. È vero che sotto i 15 secondi si può inserire musica senza preoccuparsi dei vari diritti?
    «
    Purtroppo la normativa non precisa la quantità dei secondi o minuti di utilizzo di una musica, perché molto dipende dalla durata dell’opera stessa e dal contesto e quindi sarà necessario analizzare caso per caso. Potrebbero anche essere 30 in certi casi e 5 in altri».

  7. Mettiamo che sia un musicista che ha inciso una canzone, o che un amico musicista me ne abbia donata una. Posso utilizzarla senza problemi o devo chiedere a qualcuno/pagare qualcosa?
    «
    Può capitare che un amico o un giovane musicista ci dia la possibilità di utilizzare la propria musica per amicizia o anche per farsi conoscere. Questo però non esclude che ci siano dei diritti connessi oppure che questo artista sia iscritto alla SIAE e che comunque vadano chiesti consensi a più soggetti e vadano pagati dei diritti. Bisogna sempre prestare attenzione». 

  8. Il podcast è una tecnologia basata sul feed RSS, grazie a cui chiunque in qualsiasi parte del mondo può accedere al contenuto. Esiste una licenza, sia per il diritto d’autore sia per i diritti connessi, che consenta di usare una determinata canzone all’interno di un podcast senza avere problemi a livello globale?
    «
    Bisogna valutare bene le licenze prima di acquistarle perché in genere sono territoriali, ovvero indicano la portata geografica del diritto di utilizzo. La licenza della SIAE vale, come da loro contratto, per le utilizzazioni in Italia, nella Repubblica di San Marino e nello Stato della Città del Vaticano. Al contrario le Licenze Creative Commons agiscono a livello internazionale. Quindi stiamo molto attenti ad acquistare licenze troppo limitate territorialmente».

  9. La SIAE prevede una licenza per usare la musica nei podcast. Ma dà una definizione del termine podcast piuttosto ambigua. Qual è il senso di questa licenza?
    «
    La SIAE definisce il podcast come una parte inserita all’interno di un flusso di comunicazione continua. Il podcast è quindi considerato come la replica di una trasmissione radio. Oggetto della licenza che si stipula con la SIAE è l’utilizzazione online delle opere musicali amministrate dalla SIAE stessa in modalità podcasting, dal sito di cui all’URL indicato nella richiesta di licenza. Rientrano nell’oggetto della licenza i podcast di durata inferiore a 60 minuti primi, che contengono fino a 15 opere musicali o, in alternativa, frammenti di opere musicali fino a 30 secondi senza limite di numero. La durata delle opere musicali nel podcast non deve essere superiore al 75% della durata dell’intero podcast e la successione delle opere musicali riprodotte per intero deve essere interrotta da contenuti parlati e/o da commenti. La licenza è corretta, ma dobbiamo capire se è veramente quello che serve per la nostra idea di podcast».

  10. Per quanto riguarda podcast pubblicati all’interno di piattaforme a pagamento come Audible e Storytel ci sono differenze?
    «
    Per quanto riguarda l’applicazione del diritto d’autore non vi sono differenze. I titolari del diritto d’autore potranno rivolgersi ad Audible e Storytel in caso di violazione dei loro diritti per far cancellare il contenuto. Le piattaforme possono cambiare, i diritti a livello legale sono gli stessi».

  11. Se il podcast viene pubblicato solo su Spotify o Amazon Music, che ospitano milioni di brani, cambia qualcosa per quanto riguarda l’eventuale inclusione di una canzone compresa nei loro rispettivi cataloghi?
    «
    Ahimè, non cambia nulla, nel senso che l’utilizzo di una piattaforma rispetto a un’altra non autorizza all’utilizzo dei contenuti presenti sulla stessa piattaforma. Quindi se pubblichiamo su Spotify non abbiamo alcun diritto di utilizzo di contenuti presenti su Spotify, idem per Amazon Music, ecc».

  12. Come funziona per le musiche/canzoni in Creative Commons?
    «
    Occorre prestare molta attenzione al contenuto delle licenze Creative Commons, perché non tutte consentono i medesimi utilizzi e lo scopo commerciale. 
    Le sigle che identificano le licenze Creative Commons possono essere: 
    -CC BY - Attribuzione: con questa licenza si può condividere, riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire il materiale con qualsiasi mezzo e formato, modificare, remixare, trasformare il materiale per le proprie opere per qualsiasi fine, anche commerciale. L’unico obbligo richiesto è la menzione dell’autore.
    -CC NC - Non Commerciale: con questa licenza ad esempio non è possibile utilizzare il materiale musicale per scopi commerciali.
    -CC ND - Non Opere Derivate: con questa licenza è previsto lo scopo commerciale ma non è possibile distribuire la musica remixata o trasformata.
    -CC BY-SA - Attribuzione – Condividi allo Stesso Modo: con questa licenza è previsto lo scopo commerciale, ma in caso di remix o trasformazione del materiale si deve condividere lo stesso con la stessa licenza del materiale originario.
    -CC BY-NC-SA - Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo: questa licenza non prevede lo scopo commerciale, in caso di remix o trasformazione del materiale si deve condividere lo stesso con la stessa licenza del materiale originario.
    -CC BY-NC-ND - Attribuzione – Non Commerciale – Non Opere Derivate: questa licenza non prevede né lo scopo commerciale, né il remix, né la trasformazione.
    Da ciò si desume che le migliori licenze sono quelle che lasciano più spazio di manovra al podcaster e quindi non prevedono l’attribuzione e l’utilizzo commerciale».

  13. Che succede se violo qualcuno dei diritti? Chi lo controlla?
    «
    In caso di violazione del copyright sarà chi detiene i diritti a muovere richiesta di rimozione del contenuto lesivo. Infatti chi detiene i diritti ha l’interesse a monitorare e ad agire in tal senso anche mediante sistemi di controllo automatizzato. Il titolare del diritto può arrivare anche a chiedere un risarcimento del danno se vi sono le circostanze per procedere in tal senso. L’azione di risarcimento danni si prescrive in 5 anni dal giorno in cui si è verificato il fatto illecito».

  14. Come e a chi si segnala una violazione?
    «
    La richiesta va fatta solitamente alla piattaforma che ospita il podcast, la quale potrà chiudere lo stesso per violazione. Si può anche procedere con l’azione giudiziaria mediante un’azione inibitoria tramite cui il giudice, accertata la violazione, ordina a colui che ha utilizzato il contenuto illegittimamente di rimuoverlo. Anche questo aspetto però è molto delicato per i vari rapporti contrattuali che vi possono essere tra le parti e quindi ogni caso va studiato».

* * *

Un punto di vista che ci permette di evitare il discorso del copyright è quello di Jonathan Zenti, autore di Problemi ed executive producer di Limoni e altri podcast. «Il podcast è una tecnologia di diffusione di contenuti audio. Con i contenuti audio ci sono tre cose da fare: lavorare sulla voce, sui contenuti che trasmetti attraverso la voce, sui suoni e sulla musica», spiega. «Come non lascerei che qualcun altro mi indicasse cosa dire e come non avrebbe senso che mi limitassi a dire le cose che ha scritto un terzo (il materiale altrui è una fonte di studio e ispirazione, però poi ciascuno dice ciò di cui ha bisogno), allo stesso modo non userei suoni presi da una libreria, o comunque lo farei il meno possibile. Ed eviterei di usare la musica degli altri. Anche la musica, come le parole scritte, è più interessante farla, commissionarla, scriverla e riconoscerla per quello che è».

Certo, per evitare di usare canzoni altrui bisogna avere le competenze per prodursi la musica da soli o le risorse economiche per commissionarla ad altri. In ogni caso, è sempre meglio avere una minima conoscenza della legge sul diritto d’autore. Non si sa mai di cosa si potrebbe avere bisogno.


Le notizie della settimana

  • Spotify ha pubblicato i risultati del terzo trimestre finanziario 2021. La piattaforma ha 381 milioni di utenti attivi mensili (+19% anno su anno) e 172 milioni di abbonati (+19% anno su anno). I podcast disponibili sono 3,2 milioni, contro i 2,9 del secondo trimestre. Crescono pure il numero di utenti che ascoltano podcast e il numero di ore spese ad ascoltare podcast, che ha raggiunto livelli record. Spotify ha annunciato di essere diventata la piattaforma più usata per l’ascolto anche negli Usa (sul fronte dei download invece vince ancora Apple). I podcast inoltre stanno contribuendo a fare aumentare i profitti dell’azienda, che ha segnato il suo miglior trimestre in termini pubblicitari (+75% anno su anno): nel 2021 per la prima volta supererà il miliardo di dollari in entrate pubblicitarie.

  • Il sito dedicato alle classifiche podcast di Spotify ora comprende 25 nuovi Paesi, Italia inclusa.

  • Amazon Music, che punta a farsi un nome anche come produttore di podcast, si prepara a lanciare una nuova funzione per trascrivere i testi dei podcast in automatico.

  • Gli host di spazi su Twitter possono ora registrarli e condividerli all’interno di un tweet (solo per iOS).

  • L’azienda di broadcasting SiriusXM e la media e podcast company Audiochuck hanno stretto un accordo in base al quale SiriusXM ha l’esclusiva per la vendita di pubblicità dei podcast di Audiochuck (tra cui c’è il celeberrimo Crime Junkie).

  • DMGT (Daily Mail and General Trust) ha comprato Entale Media, app di social podcasting mirata a facilitare la scoperta di nuovi contenuti da parte degli utenti.

  • Apple ha un nuovo importante partner per i suoi canali podcast a pagamento: BBC Studios.

  • Google Podcasts presenta una nuova scheda informativa dei singoli show.

  • Secondo le previsioni di eMarketer nel 2024 ci saranno 504,9 milioni di ascoltatori di podcast nel mondo, contro i 383,7 di oggi (+31,6%). Il settore sta crescendo con particolare rapidità in America Latina e in Cina, che però ha una penetrazione molto bassa (8,7%, contro il 40% degli Usa).

  • Nel terzo trimestre finanziario 2021 negli Usa le spese per la pubblicità nei podcast sono aumentate del 22% rispetto al secondo trimestre e dell’87% anno su anno.

  • A ottobre il cpm medio (cpm sta per “cost per mille” e indica il prezzo speso dai brand per mille impression di una pubblicità) ha raggiunto i 23,33 dollari, +92,3% anno su anno.

  • Negli Stati Uniti gli ascoltatori di podcast indipendenti rappresentano il 49% degli ascoltatori di podcast totali.

  • In media ogni podcaster, sempre negli Usa, ricopre al tempo stesso cinque ruoli, che includono le attività di hosting, scrittura/revisione, produzione, promozione e contatti con gli ospiti.

  • Nel 2020 in Italia le vendite di audiolibri sono aumentate del 94%.

  • Fino a venerdì 5 novembre è possibile seguire la Remote Radio Week dell’Unesco.


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Back to the future

Di Mirko Lagonegro, ceo e cofondatore di Digital MDE

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio che gli OTT

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puntano sull’audio digitale fregandosene della radiofonia, ecco l’ultimo indizio in ordine di tempo. Dopo Spotify con i servizi “Music + Talk” e il dispositivo d’ascolto in auto “Car Thing”, anche Amazon si ripromette di reinventare la radio.

Qualche giorno fa Ashley Carman, una reporter di The Verge, ha pubblicato un articolo (un aggiornamento dello scoop dello scorso agosto di Axios) su Project M, l’app con cui gli utenti potranno realizzare contenuti alternando brani musicali e interventi parlati per poi distribuirli via Twitch, Amazon Music e Alexa, che dovrebbe offrire un qualche livello di interazione. L'app sarà anche ottimizzata per l'auto, contesto d’uso in cui Amazon è presente sia con una specifica versione del suo smart speaker Echo sia grazie al numero crescente di alleanze che i manager di Jeff Bezos stanno siglando con i costruttori.

La mia opinione su questi servizi l’ho già espressa (qui e qui). È un fatto che i grandi player del digital stiano aumentando i loro sforzi per creare una nuova abitudine di consumo per un pubblico nativo digitale, che vuole distinguersi dai propri “genitori” anche sotto questo punto di vista (esattamente come facemmo “noi” che abbandonammo l’AM per fiondarci entusiasti sull’FM). Pensare quindi che l’efficacissima “user experience” offerta da sempre dalla radio – un “clic” e la si ascolta – possa rappresentare un’invalicabile linea Maginot è sempre più illusorio. Guardate qui.


Quelli della radio questa cosa la sanno benissimo e si sono dati da fare. Anche nel nostro Paese i prossimi mesi vedranno la discesa in campo di molti player, che stanno da tempo e con grande determinazione allestendo le loro offerte, editoriali e commerciali. Sì, perché questa situazione non riguarda solo lo spostamento delle audience, ma anche quello delle risorse economiche, che indirizzandosi sempre più verso il contesto digitale metteranno ulteriormente in difficoltà i broadcaster di ogni parte del mondo.

Negli Usa durante un recente scambio di opinioni con un grande esperto dell’audio e della radiofonia come Steve Goldstein, Gordon Borrell, ceo di una società che da anni monitora gli investimenti pubblicitari sui media americani, ha detto che nel 2031 il 90% della spesa pubblicitaria sarà digitale, sufficiente per circa la metà delle stazioni radio locali esistenti oggi.

In questo senso ho trovato molto interessante, soprattutto pensando a come è strutturato il nostro mercato, quanto sta realizzando Graham Holdings, la conglomerata controllata dal precedente proprietario del Washington Post, che ha iniziato a creare un’offerta di podcast locali mediante una società che si chiama City Cast. Sono partiti da Chicago e Denver e annunciano una progressiva apertura anche in altre città, coerentemente con un payoff che, oltre a essere uno strepitoso esercizio di copywriting, mi auguro sia di stimolo a qualche editore nostrano: «We make podcasts that connect you with the city you love». Un invito a (tornare a) lavorare sulla dimensione locale per servire le comunità.

È esattamente da dove partì la storia di grande successo della radio in Italia.


I consigli di lettura

Gli studenti kashmiri trascorrono pochissimo tempo a scuola. Il podcast di un collettivo di donne mira a colmare quel divario, soprattutto sul versante femminile.

Il meraviglioso mondo della sound art.

Cinque miti da sfatare sui podcast.

Come fare aumentare il numero di ascoltatori del proprio show.

Il sistema pubblicitario spesso spinge i podcaster a realizzare podcast che consistono in una lunga serie di interviste spazzatura.

I vantaggi di comunicare la ricerca scientifica attraverso i podcast.

Lo stato dell’audio digitale nel 2021.


Le novità da ascoltare

Tra i podcast in italiano usciti nei giorni scorsi non ce n’è nessuno che mi abbia convinto fino in fondo. Te ne segnalo comunque quattro.
Vaia di Ferdinando Cotugno e Luigi Torreggiani parla dell’uragano che tre anni fa si è abbattuto sul Triveneto distruggendo 45 mila ettari di foreste (un’area grande quanto il lago di Garda). Il podcast è molto interessante e tocca aspetti per nulla scontati. Peccato solo per il sound design.
Mi piace anche l’idea dietro a Cartografie, branded podcast dedicato alle storie di coloro che hanno realizzato per primi le mappe che ci aiutano a viaggiare nel mondo (l’azienda che ha commissionato il podcast si occupa di customer experience).
In nomine Satàn di Simone Spoladori consiste invece in otto monologhi immaginari pronunciati da personaggi che, in diversi modi, hanno attraversato le tenebre (dal leader degli squartatori di Chicago Robin Gecht a Charles Manson, l'uomo dietro agli omicidi Tate/La Bianca).
Infine c’è Come il calcio spiega il mondo, opera del direttore de Il Foglio Claudio Cerasa, che racconta l’attualità attraverso il calcio e - come dice il titolo - dimostra in che modo il calcio spiega il mondo.

💚 Nell’ultima puntata di Parliamo di podcast, il mio podcast per LifeGate sul mondo del podcasting, parlo del primo premio per i podcast italiani, ilpod, e consiglio il podcast Vlora. La nave che sfondò il Muro. Domani esce la quinta puntata.

P.S. Stai per lanciare un nuovo podcast o ne conosci qualcuno recente che mi vuoi segnalare? Puoi farlo qui 😊

Ed ecco anche alcune novità tra gli audiolibri: Nessuna causa è persa, al tempo stesso saggio sui diritti civili e sociali e autobiografia dell’avvocata e attivista per i diritti delle persone Lgbtq+ Cathy La Torre (letto da La Torre stessa, su Storytel), Brutta, raccolta di brevi saggi di Giulia Blasi sul tabù della bruttezza (letto da Blasi, su Storytel), Il nostro meglio, emozionante romanzo di Alessio Forgione (letto da Alberto Onofrietti, su Storytel), La Domatrice, romanzo giallo di Agatha Christie (multivoice, su Audible), I misteri d’Italia, raccolta di articoli di Dino Buzzati su una serie di fenomeni di parapsicologia in Italia (letto da Jesus Emiliano Coltorti, su Audible), Halloween. A Knife City, fantasy per ragazzi scritto apposta per l’audio da Mariella Ottino e Silvio Conte (letto da Jacopo Calatroni, su Audible).


Ho fatto un trasloco e sono sopravvissuta. E forse a breve avrò anche un divano. Yeah!
Ci risentiamo mercoledì prossimo. Ciao!

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Ott, o over-the-top, sono definite tutte quelle media company che offrono servizi e contenuti direttamente via Internet, bypassando cioè sistemi di distribuzione tradizionali, come il digitale terrestre o il satellitare nel caso della TV.

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