"Questioni d’orecchio", una newsletter di Andrea F. de Cesco

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17 domande & risposte sull'utilizzo di testi, estratti di audio parlato e interviste nei podcast
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17 domande & risposte sull'utilizzo di testi, estratti di audio parlato e interviste nei podcast

Posso usare la registrazione di una stanza su Clubhouse? E leggere parti di un romanzo? Le persone intervistate devono sempre firmare una liberatoria? Risponde l'avvocato Alessandro Vercellotti

Andrea F. de Cesco
Dec 15, 2021
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Illustrazione di Susanna Gentili 👑

Quando si realizza un podcast è importante assicurarsi di non infrangere la legge, a partire da quella sul diritto d’autore. I possibili problemi riguardano per esempio la lettura di testi altrui o l’utilizzo di estratti da programmi radiofonici. Per inserirli serve chiedere il consenso? A chi? C’è poi il tema delle interviste: è sempre necessario fare firmare una liberatoria alla persona intervistata? Dopo avergli sottoposto una serie di dubbi in tema di podcast, musica e copyright, ho coinvolto l’avvocato Alessandro Vercellotti anche per rispondere a queste e ad altre domande sull’argomento.

Alessandro Vercellotti, noto come l’Avvocato del Digitale, ha fondato il primo studio legale verticalizzato esclusivamente sul mondo della rete, Legal for Digital

  1. Qual è la legge di riferimento per quanto riguarda l’utilizzo di testi o contributi audio altrui nel proprio podcast? 

    «Per l’Italia è la legge 22 aprile 1941 n. 633. Nel tempo la legge è stata oggetto di modifiche e integrazioni, ma ad oggi non è allineata con la tecnologia utilizzata quotidianamente e con internet in particolare. Di particolare rilevanza è anche il Regolamento dell’Autorità Garante per le Comunicazioni in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del D.lgs del 9 aprile 2003, n. 70. Poi ci sono le normative internazionali, che possiamo raggruppare in tre aree di maggiore interesse: Regno Unito, Europa e Usa». 

  2. A chi devo rivolgermi se voglio leggere un’intervista o un testo presi da un giornale o un libro oppure inserire un estratto audio da un programma radiofonico o televisivo, un altro podcast, una serie tv o un film?

    «La regola generale prevede di chiedere il consenso oppure verificare la presenza di licenze Creative Commons che consentano di riprodurre testi o interviste citando la fonte. Il discorso è diverso se l’utilizzo è per motivi di critica o discussione, ma sempre con le dovute cautele e precisazioni dettate dalla normativa. Nel caso di una puntata di un podcast che si occupa di serie tv degli anni ‘80 potremo utilizzare ai fini della discussione un breve spezzone di sigla o di audio relativi agli stessi anni. Non sarebbe invece possibile utilizzare senza consenso lo stesso brano come intermezzo non contestualizzato, perché sarebbe un uso improprio e a fine commerciale».

  3. Invece come devo comportarmi se l’audio o il testo è preso dai social (Facebook, Clubhouse, LinkedIn…)?

    «Molti pensano che il fatto che un audio o un testo siano online significhi che sono di dominio pubblico. In realtà vale quanto detto per tutti gli altri contenuti: vige il diritto d’autore del creatore e salvo consenso di quest’ultimo non si può utilizzare. Altra possibilità che ne permette l’utilizzo senza consenso da parte dell’autore è quella per critica e discussione.
    Non dobbiamo invece fare l’errore di seguire l’esempio di giornali o testate online che pubblicano foto prese dal web oppure dei programmi tv che condividono video presi da Instagram o da altri social. Non perché questi comportamenti siano sbagliati, ma perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di applicazione del diritto di cronaca, che possono vantare solo i giornalisti».

  4. Queste indicazioni valgono soltanto se si utilizza un audio/testo integralmente o anche se si tratta di un estratto?

    «Come ho accennato in precedenza, se volessimo usare un estratto senza richiedere il consenso potremmo farlo per motivi di critica o discussione, sempre con l’obbligo di citare la fonte e farne un utilizzo limitato. Quindi dipende molto anche dal contesto del podcast e dalla finalità dello stesso. Ad esempio, un podcast che “spoilera” le parti più salienti di romanzi non si potrebbe usare senza il consenso degli autori o della casa editrice, poiché ci sarebbe una concorrenza economica al creatore dell’opera. In altre parole, potremmo limitare, indirettamente, l’acquisto dei romanzi stessi, poiché ormai l’ascoltatore - avendo gran parte delle informazioni - potrebbe aver perso interesse ai testi».

  5. Quali sono le eccezioni in base a cui non si è tenuti a rispettare le disposizioni generali della legge sul diritto d’autore?

    «In questo caso specifico dobbiamo fare riferimento all’art. 70 della L.d.a n. 633 del 1941, che prevede la possibilità di riprodurre brani o parti di opera per uso di critica o discussione senza porre in essere concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera.

    I presupposti previsti dalla normativa per avvalersi dell’art. 70 sono:  
    - l’uso non integrale dell’opera,

    - la menzione dell’autore.

    Di conseguenza non potranno rientrare mai nel concetto di libere utilizzazioni:

    - le opere brevi, 

    - la riproduzione integrale dei testi e di testi di canzoni».

  6. Ci sono delle licenze specifiche per i contributi audio, come quelle per la musica?
    «Non esistono licenze specifiche per i contributi audio come invece succede per la musica. Il valore dell’audio non musicale sta crescendo in modo esponenziale e TikTok, con i suoi contenuti video in cui il testo è estrapolato da video di altri utenti, è l’esempio perfetto. In questo caso non si può parlare di una licenza specifica per gli audio, ma di un setting da parte del creatore del video per permettere ad esempio l’utilizzo dell’audio da parte di altri utenti».

  7. Valgono le stesse regole della musica per quanto riguarda le licenze Creative Commons?

    «Sì. Le licenze hanno l’obiettivo di contemperare le esigenze di tutela e riconoscimento dell’autore e del fruitore a poter utilizzare musica e audio senza dover chiedere il consenso o avviare ogni volta la ricerca di tutti i titolari del diritto per richiedere il consenso. Nelle licenze le regole sono già chiare e messe nero su bianco».

  8. Quando realizzo un’intervista per il mio podcast, devo fare firmare un documento all’intervistatə per tutelare entrambi? Eventualmente, cosa deve riportare il documento?

    «Ogni volta che intervistiamo qualcuno abbiamo bisogno di una liberatoria. Questo perché dobbiamo essere certi di poter utilizzare quel contenuto, di poterlo riadattare, trasmettere senza vincoli di spazio e tempo. Il documento riporta i dati dell’intervistatə e il consenso». 

  9.  È necessario che l’intervistatə dia esplicitamente il proprio consenso anche se il suo contributo verrà pubblicato in forma anonima? E se ne distorco la voce in modo da renderla irriconoscibile?

    «La regola generale è quella di chiedere sempre il consenso della persona che ci rilascerà un’intervista, a maggior ragione se parla di questioni che la riguardano in prima persona. Il principio alla base è quello della libera determinazione della persona di decidere della propria immagine, dei propri contenuti. In particolare, il consenso deve essere manifestato dall’interessato in modo consapevole e in forma specifica e va reso solitamente per iscritto mediante liberatoria. Quando l’intervista ha ad oggetto gli aspetti della vita privata di una persona e attiene ai cosiddetti dati particolari, il consenso non potrà mai essere desunto dalla semplice condotta della persona interessata che accetta di rispondere alle domande. La distorsione della voce si utilizza quando l’intervistato richiede l’anonimato, per esempio perché l’intervista ha per oggetto questioni delicate e la persona non vuole essere riconosciuta».  

  10. Come devo comportarmi nel caso di interviste a bambini o a persone fragili?

    «Nel caso di intervista a minori la richiesta va posta a entrambi i genitori o al genitore che esercita la responsabilità genitoriale in modo esclusivo o, in mancanza, al tutore o altro rappresentante legale. Ancora più delicata è la questione delle persone fragili. In questa categoria possono rientrare molte tipologie di soggetti, che possono vantare una tutela più o meno forte da parte dell’ordinamento. In tutti quei casi in cui la persona fragile gode di un tutore avremo necessità di rivolgerci a questo soggetto per avere il consenso». 

  11. Se registro un’intervista sono tenuta a dirlo all’intervistatə? In che forma?

    «Certamente, se l’intervista viene registrata è necessario informare la persona intervistata. Questa informazione può essere fornita anche in forma orale e la persona intervistata dovrà manifestare il proprio consenso alla registrazione. Qualora l’intervista avesse ad oggetto aspetti della vita privata e dati particolari, il consenso dovrà essere reso in modo consapevole, in forma specifica e per iscritto mediante liberatoria».

  12. In quali casi non sono tenuta a dire che sto registrando?

    «La persona intervistata deve sempre essere informata in merito alla registrazione dell’intervista affinché possa esprimere il proprio consenso al riguardo. Le eccezioni riguardano i giornalisti e fanno riferimento al diritto di cronaca».

  13. Come ci si deve comportare invece per utilizzare un messaggio vocale, inviato per esempio via WhatsApp?

    «La chat di WhatsApp è equiparata dalla giurisprudenza alla corrispondenza privata che, in quanto tale, non può essere divulgata all’esterno. La Costituzione stessa all’art. 15 definisce inviolabile la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Quindi anche in questo caso occorrerà sempre il consenso della persona a divulgare quanto da lei detto».

  14. Cosa succede se infrango la legge, per esempio pubblicando l’audio di un film senza avere chiesto il consenso? 

    «In caso di violazione del copyright sarà chi detiene i diritti a muovere richiesta di rimozione del contenuto lesivo. Infatti chi detiene i diritti ha l’interesse a monitorare e ad agire in tal senso, anche mediante sistemi di controllo automatizzato. Il titolare del diritto può arrivare anche a chiedere un risarcimento del danno se vi sono le circostanze per procedere in tal senso. L’azione di risarcimento danni si prescrive in cinque anni dal giorno in cui si è verificato il fatto illecito».

  15. E se includo nel mio podcast un’intervista a una persona che non ha dato esplicitamente il proprio consenso e che, in un secondo momento, cambia idea?

    «A prescindere dal consenso prestato o meno, una persona può sempre revocare il consenso e chiedere la cancellazione. In questo senso il Gdpr ha rafforzato questo diritto con l’introduzione del diritto alla cancellazione e all’oblio».

  16. Infine, come posso tutelare il mio podcast? È necessario registrarlo affinché sia protetto dalla legge sul copyright?

    «Il diritto dell’autore nasce nel momento di creazione dell’opera. Per tutelare il podcast oltre alle tutele classiche del diritto d’autore è possibile registrare lo stesso presso la SIAE per certificare la data certa di creazione. Ma non è obbligatorio».

  17. E di chi è la proprietà intellettuale di un podcast realizzato dalla persona (o dalle persone) X per l’impresa Y? 

    «Questo è un tema molto interessante e riguarda la creazione di un’opera su commissione o in collaborazione con altri. Se il podcast è co-realizzato il diritto d’autore spetterà a tutti i creatori in egual misura. Se il podcast è stato commissionato, il diritto patrimoniale e quindi di sfruttamento dell’opera passa al committente. A questo proposito si è pronunciata anche la Corte di Cassazione nel 2016 disponendo che “in caso di contratto d’opera il committente acquista il diritto di sfruttamento economico dell’opera creata in modo automatico, senza bisogno che vi sia un vero e proprio atto di trasferimento”».


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Le notizie della settimana

  • Dopo avere stretto un accordo da 18 milioni di sterline con Spotify per creare diversi podcast, Meghan Markle e il principe Harry hanno prodotto solo un episodio in un anno (qui ci sono tutti i podcast che Spotify ha annunciato ma che non si sono mai concretizzati - Spotify ha replicato, in sostanza, che accordi di questo tipo richiedono tempo per essere implementati).

  • Un’inchiesta di Sky News ha individuato contenuti antisemiti, razzisti e legati al suprematismo bianco in podcast distribuiti su Spotify (che ha poi proceduto alla loro rimozione) e su Google Podcasts.

  • Un conflitto tra Spotify e alcuni stand-up comedian riguardo alle royalty dei secondi ha portato alla rimozione di svariati lavori dei comici dalla piattaforma.

  • Spotify sta testando un nuovo formato pubblicitario più interattivo pensato per i podcast: si chiama “in-app offer”.

  • La nuova app audio del New York Times è disponibile in beta per alcuni tester. Il lancio è previsto per l’anno prossimo. (Qui Matt Deegan spiega in che modo una media company può creare un’app audio di successo).

  • I lavoratori di iHeartMedia, il più grande editore di podcast al mondo, hanno dato vita a un sindacato. Tra gli obiettivi c’è un miglioramento delle condizioni di lavoro.

  • Quentin Tarantino sta lavorando a un podcast prodotto da Earwolf.

  • È tempo di classifiche. Ecco i podcast più ascoltati nel mondo su Spotify, quelli più ascoltati su Apple Podcasts e i (nuovi) più ascoltati secondo Podtrac. E poi, i 100 migliori podcast del 2021 secondo Bello Collective, i dieci migliori secondo il New York Times, i migliori secondo il New Yorker, i preferiti di Adweek e la selezione di Nick Hilton.

  • Sono stati annunciati i vincitori della seconda edizione del premio Lucia: Martina Melilli e Botafuego (laboratorio di narrazione sonora) si sono aggiudicati il primo posto con Variazioni su M, Alice Pontiggia il secondo con Cantilenano le onde.


Cheese storm!

Di Mirko Lagonegro, ceo e cofondatore di Digital MDE

Per quanto estremamente più gradevole di “quell’altra”, anche una tempesta di formaggio può fare molto male, come s’è visto dopo la pubblicazione del mediometraggio commissionato dal Parmiggiano Reggiano intitolato Gli Amigos.

Se te la fosti persa, la storia è questa: cinque ragazzi raccontano il territorio in cui nasce questa assoluta eccellenza alimentare italiana e le varie fasi della sua lavorazione. In una scena che si svolge all’interno del caseificio i protagonisti incontrano Renatino, un casaro che «da quando aveva 18 anni, tutte le mattine, 365 giorni all’anno» si occupa del latte che dà vita al formaggio. Uno dei ragazzi gli chiede: «Hai mai visto il mare? E Parigi? Hai mai sciato?». Renatino risponde sempre «No». «E sei felice?». E lui, convintamente: «Sì». Finale con i complimenti dei ragazzi: «Renatino, sei un grande».

Ora, non so Renatino, ma di sicuro grande è stato il casino che ne è seguito: anziché, com’era nell’intento del committente, una celebrazione dello sforzo degli uomini e delle donne di una filiera (quella agricola e alimentare) che non si ferma mai, alcuni l’hanno letta come un inno allo sfruttamento dei lavoratori e hanno riversato in Rete una quantità di commenti che dire critici è poco.

Ti confesso che, sarà perché sono un boomer, ma che fosse un’iperbole, una metafora, che Renatino rappresentasse tutti i casari che fanno il Parmiggiano Reggiano e non sia stato condannato ai lavori forzati l’avevo capito. Quindi, la mia piena solidarietà professionale a chi l’ha pensato e realizzato anche perché, diciamocelo, alzi la suola della scarpa l’operatore della comunicazione che non ha mai calpestato un merdone in carriera, and pardon my french.

Detto questo, quando ho visto il video il mio pensiero è andato a ben altro: ma su quali basi s’è pensato che avrebbe attirato l’attenzione del pubblico? Comprendo perfettamente l’obiettivo di comunicazione e di business del Parmiggiano Reggiano, ma credo che sia stato valutato essere una “reason why” sufficiente di per sé a conquistare l’interesse del pubblico, “potenziandola” ulteriormente con la presenza di alcune delle migliori professionalità del cinema italiano: il regista Paolo Genovese e il protagonista Stefano Fresi.

Piuttosto che contribuire al bailamme che si è scatenato sui social – che paradossalmente un po’ di visibilità a questo video l’ha assicurata - credo sarebbe più costruttivo discutere di una tendenza, assolutamente antistorica, che mi pare si stia diffondendo sempre più: la ricerca della strada comoda. Riunioni e video call infarcite di parole e frasi quali “storytelling”, “engagement”, “contenuto emozionale” e via stereotipando senza realizzare che, ancor prima dell’essere davvero creativi per creare un racconto che valga la pena essere seguito, è fondamentale comprendere che dev’essere di valore per chi quel messaggio lo deve ricevere, non per chi lo deve trasmettere. Perché quando va bene non si va da nessuna parte, ma quando va male - magari perché qualcuno ha pretestuosamente voluto fraintendere un messaggio - sono guai. E dare colpa ai social non serve a granché. 

Post scriptum per chi si occupa di audio: si prega di sostituire la parola “video” con “podcast”. 

Il senso è lo stesso. 


I consigli di lettura

  • Ed è tempo anche di previsioni. Eric Nuzum prevede che il 2022 sarà l’anno in cui sempre più media punteranno sui podcast, ma con quale strategia? Secondo le autorevoli voci raccolte da Pacific Content gli abbonamenti a pagamento si riveleranno fallimentari, il lavoro di marketing e promozione crescerà sempre di piùe la pubblicità evolverà. Bryan Barletta scommette sulla formazione di nuovi professionisti che entreranno nel mercato con ruoli diversi e sull’implementazione di strumenti più raffinati per misurare e targettizare i podcast.

  • Spotify vuole diventare l’Instagram e il TikTok dell’audio.

  • Gli algoritmi dietro a Spotify Wrapped.

  • Alcuni dei peggiori esempi dei commenti tossici, sessisti, razzisti fatti da Joe Rogan nel suo podcast (in esclusiva su Spotify) nell’ultimo anno.

  • Gli Spaces di Twitter sono popolati da razzisti e sostenitori dei talebani.

  • Perché le persone ascoltano i podcast su YouTube?

  • In molti casi i podcast sono diventati il miglior modo per seguire i processi.

  • Le cinque principali innovazioni pubblicitarie dei podcast che i brand dovrebbero sfruttare.

  • Come creare un podcast che si autogenera ogni giorno: caso 1 (un podcast sulle previsioni meteo) e caso 2 (un podcast per indurre il sonno).

  • La psicologia di Clubhouse.

  • Le aziende di intelligenza artificiale stanno sviluppando metodi per tradurre e sintetizzare le voci, con enormi potenzialità per quanto riguarda il doppiaggio di film e pubblicità.

  • EXTRA: vuoi calcolare il valore del tuo podcast? Clicca qui.


Le novità da ascoltare

Le ultime due settimane (recupero anche la scorsa, in cui Questioni d’orecchio è uscita in un’edizione speciale) sono state colme di belle novità.

Le mie preferite sono La strada davanti a sé (una serie di Chora sul cancro dove il diario audio di Eleonora, 35enne genovese che racconta la propria esperienza con un tumore, si intreccia con le riflessioni della conduttrice Carolina Di Domenico, sulle app free), No Coach (cinque puntate sugli abusi nel mondo dello sport nate da un progetto di Daniela Simonetti e dell’organizzazione di volontariato che ha fondato, Change The Game, e prodotte da Gli Ascoltabili, sulle app free), L’altra città e Cronache da un pianeta futuro (due serie fiction Audible Original che incarnano appieno la definizione che Pablo Trincia ha dato dei podcast, ossia «cinema per le orecchie» - non a caso tra le voci delle due serie ci sono quelle di professionisti straordinari come Francesco Pannofino e Francesco Montanari) e Velocissime (un progetto di Storie avvolgibili sulle storie di cinque campionesse dell’automobilismo, sulle app free).

Se vuoi ripassare in vista dell’imminente elezione del nuovo presidente della Repubblica consiglio Il più amato dagli italiani (sulle app free) e 12 Presidenti (su Audible), oltre a Romanzo Quirinale (sulle app free).

Segnalo poi Acerbe (sulle app free | link Spotify), Storie d’Europa (sulle app free), La storia delle storie (su Audible), La fine che ho fatto (sulle app free | link Spotify), Contanti saluti (sulle app free), A scuola di diritti umani (sulle app free), Dal vostro inviato (su Audible), Non solo storia (sulle app free | link Spotify) e Fantatalks (sulle app free | link Spotify).

💚 Nella decima puntata di Parliamo di podcast, il mio meta podcast per LifeGate, parlo del greenwashing di alcune compagnie petrolifere nella pubblicità nei podcast e consiglio Zhero - Il segreto dell’acqua, serie audio di Sirene Records per Snam (sulle app free | link Spotify).

💛 Ringrazio di cuore Andrea Mareschi per la bella intervista che mi ha fatto per il suo bellissimo e curatissimo podcast, A proposito di. Ecco qui la puntata (sulle app free | link Spotify).

P.S. Stai per lanciare un nuovo podcast o ne conosci qualcuno recente che mi vuoi segnalare? Puoi farlo qui ↩️

Per quanto riguarda gli audiolibri, ti raccomando di non perderti quello de Il canto di Natale di Charles Dickens, su Storytel. È un lavoro immenso, a cui hanno partecipato 15 attori d’eccezione (la voce narrante è di Toni Servillo, giusto per menzionarne uno). Fantastico anche il coro, che è quello della Scuola di Musica Cluster di Milano.

Tra le altre uscite segnalo le versioni audio di Pensa come un* scienziat* (su Audible), Donnafugata (su Audible), La stanza degli ospiti (su Audible), Finitudine (su Storytel), La zoccola etica (su Storytel), Valentino Rossi. La biografia (su Storytel), Eroi (su Storytel), L'esatta sequenza dei gesti (su Storytel).


A mercoledì prossimo!

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