Dal podcast di Roberto Saviano sulla criminalità organizzata a Spotify e il caso Joe Rogan
Ciao, io sono Andrea Federica de Cesco e questa è Questioni d'orecchio, la mia newsletter sul mondo dell'audio parlato. Se ti va, scrivimi all'indirizzo email andreaf.decesco@gmail.com per commenti, suggerimenti, segnalazioni o anche solo per un saluto.
Buona lettura!
Le mani sul mondo
Una delle strategie per avvicinare anche chi non è appassionato di podcast a questo mondo è coinvolgere volti noti al grande pubblico. In parte è ciò che sta facendo Audible, che qualche mese fa ha lanciato una serie audio su Cleopatra firmata da Alberto Angela. Lunedì sulla piattaforma di proprietà di Amazon è uscito un altro progetto enorme, presentato domenica 20 settembre al Piccolo Teatro Strehler di Milano con uno spettacolo teatrale sonoro diretto da Sabrina Tinelli con Roberto Saviano e Luca S. Micheli. È il nuovo podcast di Roberto Saviano, giornalista, scrittore e sceneggiatore napoletano che vive da anni sotto scorta: Le mani sul mondo, una lunga (12 ore in totale) e sfaccettata inchiesta sulla criminalità organizzata, divisa in tre sezioni da otto episodi l’una. Nella prima - già disponibile - Saviano racconta le storie di coloro che si sono opposti alla mafia (tra cui Christian Poveda, reporter che ha realizzato un documentario sulle maras salvadoregne ucciso con quattro colpi di pistola in faccia), nella seconda le vite dei grandi boss e nella terza le organizzazioni criminali internazionali.
Qualche altra segnalazione
Tra le altre uscite recenti segnalo quattro titoli. Tits Up, prodotto da storielibere.fm e ascoltabile sulle app free, è un podcast a cadenza settimanale in cui si parla di donne che hanno affrontato o stanno affrontando un tumore al seno e di donne che si sono ammalate e non ce l’hanno fatta. Il podcast, in collaborazione con Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, è condotto da Samanta Chiodini; ogni episodio è commentato da Lucia Del Mastro, oncologa e ricercatrice Airc.
Ci sono poi le due nuove puntate di Soli, sui bambini portati dai genitori nelle comuni di Osho tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Dopo diversi mesi dalla pubblicazione del podcast (anche in questo caso una produzione di storielibere.fm, disponibile gratuitamente), un’altra voce si unisce alle testimonianze degli ex bambini di Osho: quella di Prem Bindu, battezzata da Osho in persona. Negli episodi 8 e 9 Roberta Lippi ricostruisce la sua vicenda, che ci riporta al punto da cui eravamo partiti all’inizio del viaggio.
Un podcast lo ha lanciato anche Save the Children: si chiama Children of War e racconta alcune delle guerre più cruente degli ultimi 80 anni - la seconda guerra mondiale, la guerra civile in Nigeria con la carestia del Biafra, il genocidio in Ruanda del ‘94 e le guerre attuali in Siria e nello Yemen - attraverso le testimonianze dei bambini che le vivono o le hanno vissute. La serie è stata realizzata con la consulenza di Jonathan Zenti e il contributo di Simona Angioni per i testi, Silvia Stortini e Valerio Maggio per la produzione e Luca S. Micheli per le musiche.
Ed è iniziata la seconda stagione di Camposanto, il podcast di Giulia Depentor per chi ama i cimiteri, adora leggere le storie scritte sulle lapidi e osserva con curiosità le fotografie sbiadite dal tempo.
I consigli da Maratona Podcast
Infine, qualche consiglio d’ascolto che ho raccolto tra gli ospiti dell’evento “Podcast: istruzioni per l’uso”, tenutosi domenica 20 settembre a Maratona Podcast: Modern Love, Family Secrets e Soli (Matteo B. Bianchi, scrittore, editor e autore tv), 99% Invisible, Homecoming e Veleno (Rossana De Michele, cofondatrice e ceo di storielibere.fm), Problemi e Heavyweight (Matteo Caccia, attore e autore teatrale e conduttore radiofonico), Auris, How To F#€k Up An Airport, The End e Bunga Bunga (Francesco Bono, content director di Audible Italia).
Spotify e il caso Joe Rogan
Per quanto riguarda le notizie, la principale ha come protagonisti Joe Rogan e il suo podcast, The Joe Rogan Experience, uno dei più ascoltati al mondo. Qualche mese fa Spotify se l’è aggiudicato in esclusiva per 100 milioni di dollari (l’accordo prevede che la piattaforma distribuisca anche gli episodi usciti in passato). Nelle varie puntate il podcaster, stand up comedian e commentatore televisivo di arti marziali miste, nato 53 anni fa in New Jersey, fa lunghissime conversazioni con personaggi talvolta controversi. Rogan ha un approccio orientato in modo radicale alla libertà di parola e di pensiero ed è stato spesso accusato di diffondere disinformazione e incitare all’odio. Molti si chiedevano in che modo Spotify avrebbe gestito eventuali incidenti. Ecco, il momento delle grane è arrivato.
Parlando con il commentatore politico britannico Douglas Murray, Rogan ha riportato una teoria cospirazionista - già smontata - secondo cui sarebbero stati alcuni attivisti di sinistra ad appiccare gli incendi che stanno divampando in Oregon. Poi, incredibilmente, il podcaster si è scusato su Twitter. Inoltre settimana scorsa Motherboard ha pubblicato un articolo in cui si racconta che alcuni dipendenti di Spotify hanno espresso preoccupazione per gli svariati commenti transfobici che Rogan ha fatto nel corso degli anni (di recente ha intervistato Abigail Shrier, che ha descritto la disforia di genere come un «contagio sociale», e ha fatto una battutaccia su Caitlin Jenner e sulle Kardashians). Il ceo di Spotify, Daniel Ek, ha detto che sono state fatte dieci riunioni proprio per ascoltare le perplessità di gruppi e individui diversi.
Al momento la politica di Spotify rispetto ai discorsi contenuti nei podcast che produce e/o distribuisce non è chiarissima, anche se sono stati esclusi dalla piattaforma gli episodi di The Joe Rogan Experience con gli ospiti più dibattuti (come Alex Jones, conduttore radiofonico complottista). Intanto, i lavoratori stanno diventando sempre più attivi e decisi a difendere le proprie ragioni. Per saperne di più, ascolta Jonathan Zenti nella nuova puntata di Podcast Revolution su Radio Raheem.
A settimana prossima!
