Haruki Murakami, l'elogio della radio e il parallelismo con i podcast
Lo scrittore ha espresso in un tweet il proprio amore per la radio, definendola uno «spazio intimo e personale». Così vengono descritti anche i podcast, che guadagnano ascoltatori attenti e coinvolti

Qualche giorno fa sono incappata in questo tweet di Haruki Murakami*, uno degli scrittori giapponesi più amati al mondo. È una dichiarazione d’amore per la radio che potrebbe valere anche per i podcast, sebbene nel caso dei podcast l’esperienza sia sì condivisa con gli altri ascoltatori (attorno ai podcast possono nascere delle solide community), ma non in contemporanea (la regola aurea del podcast è che si ascolta quando/dove ci pare).
In sostanza, il tweet di Murakami si potrebbe riscrivere così:
Sul fatto che i podcast, come la radio, siano in grado di creare uno spazio intimo e personale credo che nessuno abbia da ridire: “intimità” è probabilmente il termine che ho sentito nominare più spesso nei discorsi sui podcast e sulla loro forza. Così come immagino che ci sia poco da commentare sulla differenza tra radio/podcast da una parte e tv e web dall’altra.
Il punto è che, negli ultimi tempi, queste differenze sembrano andare sempre più a vantaggio del mondo dell’audio parlato, a discapito soprattutto dei video e delle immagini in generale. (Pochi giorni fa YouTube ha lanciato su tutte le piattaforme free il suo primo podcast originale senza prevedere un video di accompagnamento nemmeno su YouTube stessa).
Se fossi una sociologa, userei l’espressione “generazioni orali” (oral generations, all’inglese) per definire le generazioni interessate da questo cambiamento, che emerge anche da due recenti studi.
Un’indagine di Attest, società che fa ricerche sui consumatori, rileva che negli Usa il tempo trascorso a guardare la tv tradizionale sta diminuendo (non la guarda uno statunitense su cinque, contro il 14% del 2020), mentre cresce la percentuale di chi ascolta i podcast (lo fa il 55,9% degli intervistati, contro il 48,7% dell’anno scorso). La radio, tutto sommato, sembra invece reggere.
Una ricerca, di Signal Hill-Cumulus, mostra inoltre come l’attenzione che si presta ai podcast e il coinvolgimento che generano sono di gran lunga superori a quelli relativi a video, social media, notizie, musica e meteo.
Insomma, come già sapevamo bene l’amore per il cosiddetto spoken audio non riguarda solo Murakami. E sempre più aziende e inserzionisti vi stanno prestando attenzione, anche se con intenti ben poco romantici.
*Murakami lavora come dj al programma radiofonico Murakami Radio, in onda l’ultima domenica del mese su Tokyo FM. Lo scrittore è un collezionista di dischi e per anni ha gestito a Tokyo il jazz club “Peter the cat” (così chiamato in onore del suo gatto).
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Per restare aggiornati: le notizie e i dati della settimana
Quasi la metà degli ascoltatori di podcast negli Usa è rappresentata da light users, vale a dire persone che ascoltano podcast meno di una volta alla settimana. È uno dei dati che emerge dal nuovo report di Nielsen, Podcasting Today.
Secondo un sondaggio di NCSolutions invece i power subscribers, ossia chi è iscritto a sei o più podcast, sono più propensi ad acquistare i prodotti pubblicizzati nei podcast che ascoltano.
Edison Research racconta chi sono i NON ascoltatori di podcast all’interno della comunità latinoamericana e quali sono i motivi per cui non ascoltano (ne scrive Mirko Lagonegro qui sotto).
Un altro studio, di Spotify, analizza il mercato dei podcast in Spagna: li ascolta il 53% dei cittadini e il 33% è ormai fidelizzato (ma c’è chi contesta la metodologia dello studio).
Con l’aggiornamento iOS 15 nella sezione Ascolta ora di Apple Podcasts sono state introdotte la sezione “Condiviso con te” (con i consigli di amici e famigliari) e le raccomandazioni personalizzate .
Clubhouse ha assunto Emily Ramshaw, veterana di NPR (National Public Radio), come responsabile delle notizie. La società sta inoltre lavorando a una nuova funzionalità per invitare gli amici nelle stanze; si chiama Waves.
LinkedIn, che ha appena lanciato un fondo da 25 milioni di dollari per i creator, si prepara a testare una piattaforma sullo stile di Clubhouse.
Samsung Free Listen, l’app Samsung per l’ascoltare podcast, alla fine di ottobre arriverà anche in Italia, Germania, Uk, Francia, Spagna, Austria e Svizzera. In Italia Samsung ha appena pubblicato la sua seconda serie branded, Donne Connesse.
iVoox ha dato vita a un programma di affiliazione che permetterà ai podcaster di guadagnare soldi attraverso la vendita dei prodotti di iVoox a pagamento. Il programma è disponibile sulla nuova piattaforma iVoox for Podcasters.
PodPage, un servizio per creare siti web pensati per promuovere podcast, ha messo a punto una funzione per pubblicare in automatico su Twitter e su Facebook le nuove recensioni e i nuovi episodi del proprio podcast.
In Australia è nato The Podcast Reader, un magazine contenente le trascrizioni di alcuni podcast long-form.
Andiamo al punto?
Di Mirko Lagonegro, ceo e cofondatore di DigitalMDE
È stato pubblicato nei giorni scorsi il “Latino Podcast (non) Listener Report 2021”: assumendo che noi italiani condividiamo più d’un tratto con i protagonisti di questa indagine, ci sono un paio di dati che credo meriterebbero una riflessione anche da parte dei produttori italiani. Date un occhio alla seconda e alla terza risposta qui sotto.
Come mio solito, anziché guardare a ciò che “funziona” la mia attenzione va a quello che potrebbe funzionare meglio, e se due indizi fanno una prova viene da dire che la metà dei nostri (quasi) consanguinei d’oltreoceano non ascolta podcast perché li ritiene troppo lunghi, quantomeno in relazione al tempo di cui dispone.
E qui da noi? Purtroppo al momento non ho dati precisamente confrontabili, ma quest’altra informazione contenuta nella recente indagine NielsenIQ per Audible Italia mi conferma che, come minimo, la questione andrebbe approfondita: nel giro di sei mesi la durata d’ascolto si è ridotta di oltre il 10%.
Della durata “ottimale” di un podcast ne avevo già scritto qui, quindi non vi tedio ulteriormente. Di sicuro c’è un trend, a livello internazionale, di riduzione della durata dei podcast proprio al fine di rendere migliore – nel senso di più “efficace” – l’esperienza degli utenti, favorendo la loro affezione al mezzo. Ché se poi per utenti intendiamo i GenZ, – e Dio solo sa quanto dovremmo, come ha ben argomentato Andrea nel suo pezzo della scorsa settimana – beh: sapete quanto durano i video che guardano, vero?
Non di solo audio vive l’uomo: i consigli di lettura
Il mercato dei podcast sta esplodendo a Cuba. I motivi sono almeno due: da una parte, i cubani hanno famigliarità con l’audio parlato, dal momento che tradizionalmente sono dei grandi ascoltatori di radio; dall’altra, i podcast riescono a eludere la censura governativa.
In futuro chiunque sarà in grado di clonare la propria voce. Grazie all’apprendimento automatico la sintesi vocale sta infatti migliorando un sacco.
Tre cose che chi fa podcast può imparare da Norm MacDonald, il comico canadese morto qualche giorno fa.
Tutte le funzioni (anche quelle meno note) delle principali app d’ascolto di podcast per personalizzare al meglio la propria esperienza di ascolto.
Prima di lanciare un nuovo podcast conviene studiare bene il mercato, soprattutto quello della propria nicchia. Spreaker spiega come procedere.
La lotta di Davide contro Golia per il mercato spagnolo dei podcast: ossia, iVoox vs Spotify.
Ripetiamolo ancora una volta: la “découvrabilité des podcasts” è un problema serio.
Rizzate le orecchie: le novità da ascoltare
Antonio Forcellino, restauratore e scrittore, è una di quelle persone che non solo hanno una competenza immensa su un argomento (l’arte rinascimentale, in questo caso), ma sono anche in grado di parlarne in modo avvincente. Ne è l’ennesima prova il podcast Il Secolo dei Giganti, incentrato sui 12 capolavori di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Tiziano (realizzato da Storielibere.fm in collaborazione con HarperCollins, è distribuito da Audible).
Con Inverno nucleare cambiamo genere e ci spostiamo sul true crime. Ricostruisce in cinque puntate il disastro di Chernobyl a partire dalla notte del 26 aprile 1986, con tutto ciò che ne è conseguito. Si tratta di una produzione indipendente, opera di Michele D’Innella: sebbene avrei utilizzato un tono narrativo meno impostato, mi pare un gran lavoro.
Infine, in questi giorni varie testate stanno dedicando spazio a In giro con Fra, il primo podcast in italiano della casa di produzione statunitense Lemonada Media. L’host è Francesca Lazzarin, che insieme al marito Jeremiah Fraites (cofondatore dei The Lumineers) si divide tra Usa e Torino. In ogni puntata Lazzarin chiacchiera con un personaggio noto facente parte del suo circuito di amici - gli intervistati sono accomunati dal fatto di avere compiuto scelte di vita coraggiose. Il risultato? Carino.
Sul fronte degli audiolibri segnalo In tutto c’è stato bellezza, l’acclamatissimo romanzo autobiografico dello scrittore spagnolo Manuel Vilas (è letto da Riccardo Lombardo e si trova sia su Audible sia su Storytel); La madre del premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda, dove la madre del titolo è quella del parroco di un paesino dell’entroterra sardo coinvolto in una relazione clandestina (la narratrice è Daria Esposito e l’audiolibro anche in questo caso è sia su Audible sia su Storytel); e poi, su Audible, L’ingannevole paura di non essere all’altezza, manuale della psicologa e psicoterapeuta Roberta Milanese - letto da Daniela Cavallini - con «le strategie per riconoscere il proprio valore» (molto apprezzato, soprattutto nell’epoca per eccellenza della sindrome dell’impostore).