"Questioni d’orecchio", una newsletter di Andrea F. de Cesco

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La forza dell'audiolibro di "Kobane Calling": «Le voci rendono vicina anche un'esperienza così lontana»

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La forza dell'audiolibro di "Kobane Calling": «Le voci rendono vicina anche un'esperienza così lontana»

Zerocalcare: «Mi stava a cuore che si riniziasse a parlare dei curdi». Emanuela Fanelli recita la parte dell'inteprete, uno dei ruoli principali: «Ho sentito di aver fatto qualcosa di importante»

Andrea F. de Cesco
Oct 20, 2021
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La forza dell'audiolibro di "Kobane Calling": «Le voci rendono vicina anche un'esperienza così lontana»

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L’illustrazione di “Questioni d’orecchio” è opera della mia adorata Susanna Gentili

«All’inizio ero super scettico: non ascoltavo audiolibri e mi sembrava impossibile fare una cosa del genere con i fumetti. L’idea è nata da Storytel, che l’ha proposta a Bao Publishing».

A parlare è Zerocalcare, il re del fumetto italiano, il più bravo di tutti a coniugare impegno sociale e ironia. L’ho incontrato al Salone Internazionale del Libro, a Torino, dove ha presentato l’audiolibro di Kobane Calling, «nonreportage» del suo viaggio in Rojava (Siria), Iraq e Turchia per incontrare la resistenza curda contro l’Isis. Il libro è uscito in libreria nell’aprile 2016. Bao, la casa editrice che pubblica le opere di Zerocalcare, l’anno scorso ha lanciato un’edizione aggiornata, con una nuova introduzione dell’autore e la storia su Lorenzo “Orso” Orsetti (pubblicata in origine su Internazionale nel luglio 2019). «Il problema è che l’attualità viaggia così velocemente che bisognerebbe rifare una nuova edizione al mese per stare al passo», commenta il fumettista.

Ma torniamo all’audiolibro e allo scetticismo iniziale. Poi cos’è successo? «I produttori sono stati davvero bravi. Si sono occupati loro dell’adattamento, per fare capire i passaggi temporali, le atmosfere, i rumori… Io ho avuto solo un paio di suggestioni», mi ha detto Zerocalcare. L’uscita della versione audio del fumetto per lui è stata importante soprattutto per un motivo: «Mi stava molto a cuore che si riniziasse a parlare dei curdi. Kobane Calling fotografa un momento di cinque/sei anni fa, quando c’era lo scontro con l’Isis. Questa fase è passata, ma quella di adesso è ancora più drammatica. Il confronto ora è con la Turchia, il secondo esercito della Nato, con l’aviazione eccetera».

Zerocalcare, che è stato di nuovo in Iraq lo scorso giugno, sta lavorando a un altro fumetto grosso sull’argomento: «Ma non sarà pronto prima di aprile. Aver fatto uscire un altro contenuto sul tema, poterne parlare sui social eccetera è qualcosa che mi dà un senso di continuità con quello che faccio percebile anche all’esterno».

Per quanto ne so, Kobane Calling è il secondo fumetto a essere stato trasformato in audiolibro in Italia. Il primo è stato A Babbo Morto, un altro lavoro di Zerocalcare edito da Bao e adattato in audio da Storytel (accadeva nel novembre del 2020). «A Babbo Morto è stata un’operazione ancora più strana, perché si basa sull’illustrazione pura», osserva il fumettista. «In realtà l’idea era di fare Kobane Calling sin dal principio. Poi ci sono state delle lungaggini. Kobane ha un po’ più di senso [rispetto a A Babbo Morto]. È un fumetto, ma ci sono un sacco di testo e di informazioni. Regge anche senza immagini. Io tra l’altro non sono un virtuoso del disegno».

Gli chiedo se gli sia costato rinunciare alla parte visuale. «Non sono particolarmente innamorato dei miei disegni, so che ho un sacco di limiti», risponde. «Ci tengo ai disegni solo perché mi pare di non essere sufficiente sul piano della sceneggiatura e quindi li uso come stampella. Nell’audiolibro mi è sembrato che tutto il lavoro di ambientazione eccetera che hanno fatto i produttori supplisse bene».

[Ammetto qui che io ho “barato”: ho ascoltato l’audiolibro mentre leggevo/guardavo il fumetto. Ma è vero, regge benissimo anche senza disegni]

Prima di A Babbo Morto Zerocalcare non aveva mai lavorato con l’audio. «Sono una pippa. Prima ero una pippa totalissima. Poi c’è stata quest’esperienza nel lockdown di Rebibbia Quarantine (per Propaganda Live, ndr), dove ho provato a fare i “mezzi” cartoni animati. Con tutti i limiti miei: parlando velocissimo, magnandomi le parole... L’unica cosa buona è che la gente così si è un po’ abituata alla mia voce. Quindi pure se parlo male qualcuno mi capisce lo stesso».

Le difficoltà? «Sono tutte legate al fatto che non sono attore. Un conto è che legga delle informazioni o delle parti sceme - so leggere, sono alfabetizzato… Ma tutti i punti in cui bisogna trasmettere l’emozione, il calore della voce… Lì oggettivamente sono carente». D’alta parte, la scrittura di Zerocalcare si presta benissimo alla lettura: «Sono aiutato dal fatto che scrivo facendo un super lavoro fonetico. Mi ripeto le frasi e cerco di farle suonare nel modo più possibile simile a come le direi. Quindi quando mi ritrovo a leggere leggo un testo che è già costruito su di me. In ogni caso, questa cosa (il fatto di avere messo la propria voce nell’audiolibro, ndr) ha senso che la faccia io solo perché ci sono io in prima persona - non credo che nessuno sano di mente mi chiamerebbe a leggere altro. Per fortuna Emanuela Fanelli e Stefano Fresi tirano su la media di tutto».

In Kobane Calling ci sono in totale 130 personaggi, interpretati nell’audiolibro da 17 persone - tra cui appunto Zerocalcare, l’attrice e comica Emanuela Fanelli e l’attore, compositore e doppiatore Stefano Fresi. Fanelli fa la parte di Ezel, interprete curda, e di una guerrigliera, mentre Fresi è il Mammut (che per Zerocalcare rappresenta lo “spirito di Rebibbia”, cioè di casa - Rebibbia è il quartiere romano dove vive). Perché si è scelto proprio Fanelli e Fresi per interpretare i due ruoli più rilevanti nella trama, dopo quello di Zerocalcare? Come mi ha spiegato Storytel, si sono cercati due attori che fossero il più possibile vicini ai personaggi che dovevano impersonare. E un aspetto fondamentale da questo punto di vista era la “romanità”, dal momento che le opere di Zerocalcare sono tutte fortemente caratterizzate in tal senso. Inoltre si è voluto puntare su delle voci vicine al pubblico del fumettista, che “parlassero” dunque anche agli ascoltatori.

Storytel non sapeva invece che Fanelli anni prima aveva già fatto delle letture ad alta voce di Kobane Calling. Me lo ha raccontato lei stessa, sempre al Salone del Libro. «Prima di questo mio quarto d’ora di notorietà realizzavo insieme ad alcuni amici (Tiziano Scrocca, Josafat Vagni, Giuseppe Ragone, Chiara Gioncardi e Michele Botrugno, ndr) degli spettacoli nei centri sociali di Roma. Il format si chiamava Pedigrì e consisteva in una specie di jam session teatrale: leggevamo monologhi, racconti di Buzzati… E leggevamo anche i fumetti di Michele (Rech, il vero nome di Zerocalcare, ndr), tra cui Kobane Calling, proiettandoli e facendo le voci», racconta. «Quando mi hanno chiamato per chiedermi di partecipare all’audiolibro ero felicissima. Tra i libri di Michele Kobane Calling è uno dei miei preferiti e lo avevo già interpretato, anche se non facevo quei personaggi specifici - allora interpretavo soprattutto la mamma di Michele. Io e Michele prima dell’audiolibro ci conoscevamo poco, ci eravamo incrociati qualche volta. Anche se lui ritiene impossibile che ci fossi anche io ai centri sociali a leggere le sue cose» (a questo punto Zerocalcare, ridendo, ha negato di avere mai detto qualcosa del genere).

Kobane Calling è il primo audiolibro a cui Fanelli ha lavorato. «Trattandosi di un fumetto letto, forse è un po’ più simile al doppiaggio di un cartone animato che a un audiolibro classico», riflette l’attrice, che ha doppiato se stessa nei propri film («Ogni volta che mi chiedono di farlo spero sempre sia poco, perché sono incapace»). «Bisogna dare ai personaggi una voce che si abbini bene alla loro personalità e alla fisionomia che ha riprodotto Michele. Certo, non c’è il problema del lip-sync. Però sull’interpretazione delle emozioni è uguale. Solo che te le inventi al momento, non devi riprodurre una cosa che è già stata fatta recitando. Le inventi con la voce. Mi è piaciuto molto, vorrei fare altri audiolibri».

Emanuela Fanelli, attrice e comica romana classe 1986, e Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, fumettista nato a Cortona nel 1983

Come scrivevo, Fanelli fa la parte di Ezel, l’interprete. «È una ragazza allegra, vitale, pimpante. Anche troppo. Michele la descrive come una sempre carica a pallettoni, che a un certo punto svela una storia privata pesante», spiega la comica romana. «All’inizio è molto macchietta, vitale. Poi bisogna cambiare il tono, mantenendone però il carattere e il timbro, per raccontare una cosa che è tutt’altro che allegra. È un personaggio bellissimo».

Fanelli ha interpretato anche una guerrigliera. «Quando avevo letto la prima volta Kobane Calling avevo fatto un pensiero un po’ benaltrista: “Ma io che battaglie faccio? Queste donne imbracciano i fucili, combattono contro l’Isis…”. È stato molto interessante interpretare delle donne così centrate. Sono dei bei modelli. Ho sentito di avere fatto qualcosa di importante nel mio lavoro». Secondo l’attrice una grande qualità dell’audiolibro e, in generale, del fumetto è il senso di vicinanza: «Michele riesce a rendere tutto vicino anche grazie ai riferimenti pop ai nostri anni ‘80 e ‘90. Nell’audiolibro c’è ancora di più questo effetto. Se la ragazza che ha avuto una determinata esperienza parla con la voce di quella che ti ha fatto ridere su Rai 2 la senti ancora più vicina».

«Questo libro ti fa capire che anche le cose che sembrano lontane non lo sono per nulla, ci riguardano tutti. Ripenso a quest’estate, quando ci siamo ritrovati a Ferragosto collegati per capire cosa succedeva in Afghanistan», prosegue. «Le donne curde sono come me, come te, anche se sono nate in un altro posto e hanno fatto altre cose. Tant’è che nell’audiolibro due hanno pure la voce mia».


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Le notizie della settimana

  • Wondery, casa di produzione di proprietà di Amazon, ha rafforzato la propria presenza nel settore dei podcast per bambini e famiglie attraverso una partnership con Gen-Z Media, che produce contenuti audio rivolti ai più giovani. Qualche settimana fa la società aveva lanciato Wondery Kids, servizio di abbonamento di podcast per bambini e famiglie su Apple Podcasts.

  • Twitter ha lanciato negli Usa il Twitter Spaces Spark Program per account con almeno cinquemila follower. I creator che verranno selezionati saranno supportati nella gestione dei loro Spaces e riceveranno 2500 dollari al mese per tre mesi.

  • Come avevo già raccontato, Spotify si appresta a sorpassare Apple Podcasts e a diventare l’app più usata per l’ascolto di podcast negli Stati Uniti (come emerge anche da questi dati). Apple Podcasts continua però a dominare il mercato statunitense in termini di stream e download (qui Apple chiarisce come funzionano i download automatici).

  • E negli States Spotify ha iniziato a vendere a 79,99 dollari la sua Car Thing, che come dice il nome è un dispositivo per l’auto (qui ne aveva scritto Mirko Lagonegro).

  • Megaphone, piattaforma leader per la pubblicazione e la pubblicità dei podcast comprata l’anno scorso da Spotify, è ora disponibile anche in Italia, Spagna, Germania e Francia. Spotify inoltre ha annunciato che assumerà centinaia di persone in Europa, Australia e Canada per aumentare le vendite di annunci pubblicitari.

  • Acast (società di podcasting svedese) e Digital Ad Exchange (società leader nella pubblicità digitale) hanno lanciato dei prodotti di targetizzazione conversazionale, strumenti che usano l’intelligenza artificiale per individuare all’interno dei podcast parole chiave e filtrare gli episodi più interessanti ai fini di campagne pubblicitarie.

  • Negli ultimi nove mesi negli Usa sono stati fatti investimenti per 10,84 miliardi di dollari (9,3 miliardi di euro) in società che offrono prodotti di audio digitale.

  • Apple ha presentato la terza generazione degli AirPods, i suoi auricolari Bluetooth. Hanno un prezzo di 179 dollari e supportano l’audio spaziale, che crea un’esperienza tridimensionale.

  • Sono stati annunciati i vincitori di Prix Europa 2021, festival europeo del broadcasting. L’iniziativa “Donate Your Speech” di Yle (emittente pubblica nazionale finlandese) si è aggiudicata il premio come miglior progetto audio digitale, Godcast di ARTE France quello come miglior fiction radiofonica, The System - Level 1: Get Naked di BBC Scotland quello come miglior serie di fiction radiofonica, Fly or Die della croata Marta Medvešek quello come miglior documentario radiofonico, The Manipulator della svedese Sveriges Radio quello come miglior serie di documentari radiofonici e Bloodlands di BBC Uk quello come migliore inchiesta radiofonica.

  • Il 2 novembre uscirà il libro tratto da Demoni Urbani, podcast true crime di Francesco Migliaccio prodotto da Gli Ascoltabili.


Il grande equivoco

Di Mirko Lagonegro, ceo e cofondatore di Digital MDE

È dello scorso venerdì, il 15 ottobre, l’ultimo aggiornamento del NY Times su Ozy Media, società di produzione di contenuti digitali, tra cui alcuni in formato podcast. In breve: per sostenere lo storytelling di una continua crescita a beneficio di inserzionisti e azionisti, il management ha dapprima comprato visibilità credendo che avrebbe automaticamente generato ascoltatori, poi ha “aggiustato” i suoi risultati («abbiamo milioni di abbonati alla newsletter, di ascolti in podcast e di visualizzazioni su YouTube», dichiaravano), concludendo col maldestro tentativo di spacciare uno di loro come un top manager di YouTube al fine di confermare la veridicità delle loro affermazioni.

Li hanno beccati in zero secondi, come Fantozzi quando voleva evitare la Coppa Cobran: scandalo, pubblico ludibrio e FBI che ci vuole vedere chiaro.

Quali insegnamenti possiamo trarre a nostro vantaggio da questa storia?

  1. Sicuramente che, come ho già scritto più volte, all’aumentare della competizione la promozione della propria offerta assume, se possibile, ancora più importanza.

  2. Poi, che rendere i numeri un po’ più sexy, per quanto sia un déjà vu nel mondo della comunicazione digitale e non, è un classico a cui alcuni non sapranno mai rinunciare: credo che quello di Ozy sia solo “un” caso, non “il” caso. Ricapiterà, purtroppo.

  3. Soprattutto, chi lavora con l’audio dovrebbe trarne un ammonimento da trasferire con chiarezza ai propri committenti (onde evitare l’equivoco del titolo): nel podcasting gli ascoltatori non si “comprano” - si conquistano, puntata dopo puntata.

Piaccia o meno, faccia comodo o meno, questa è la verità. Se non c’è vero valore per chi ascolta – una funzione chiara, un contenuto originale, distintivo e di qualità – beh, non importa quanto spenderete in marketing o a quale personality farete condurre il vostro podcast: non funzionerà, o per lo meno funzionerà meno di quanto vi aspettate, perché in audio “le scorciatoie” che frequentemente vengono percorse nel contesto “visual” non esistono.

 Certo, ci vuole molto più tempo ed è molto più complesso di esporre millemila utenti unici a ennemila impression. Ma quando ci si riesce, non si ha solo colpito un target.

Si ha costruito una community.


I consigli di lettura

Se la nuova app del New York Times dedicata solo all’audio avrà successo potrebbe iniziare una nuova era nell’industria dell’audio. Un’era in cui editori e case di produzione saranno in grado di raggiungere il pubblico senza l’intermediazione di app terze.

La nostra ossessione per il true crime ci sta facendo andare in pappa il cervello.

Spotify sta stravolgendo l’ecosistema del podcasting. E la cosa più preoccupante sono i contratti di esclusiva.

I pro e i contro del dominio di Anchor.

Il futuro della personalizzazione dei contenuti a Spotify.

I consigli di alcuni esperti per trarre il massimo da diversi formati audio.


Le novità da ascoltare

Non mi ero resa conto di avere bisogno di un po’ di intelligente leggerezza finché non ho iniziato ad ascoltare Il mio paradiso di Serena Dandini, autrice, conduttrice televisiva, scrittrice e grande appassionata di fiori e giardinaggio. È un viaggio in sei puntate tra le storie di donne e uomini che, a partire da un forte amore per piante e giardini, sono andati alla ricerca del loro paradiso terrestre. Ci sono, tra gli altri, il pittore Claude Monet e l’esploratrice Jeanne Baret, la scrittrice Agatha Christie e lo scrittore Vladimir Nabokov, Re Ludwig di Baviera e la pittrice, botanica e attivista politica Margaret Mee. La musica contribuisce a creare un’atmosfera fiabesca e sognante, mentre il tono è spesso ironico - anche grazie ai frequenti scambi di battute tra Dandini e la Voce fuori campo, interpretata da Orsetta De Rossi. Sebbene il suo compito dichiarato sia esclusivamente quello di apportare citazioni letterarie e riferimenti culturali, la Voce fuori campo diventa presto un personaggio a tutti gli effetti, non solo onnisciente ma anche un po’ petulante (nonché parecchio romantico). La serie, scritta insieme a Donato Dallavalle e prodotta da Chora Media, è un’esclusiva Audible.

Tra le altre uscite della settimana segnalo Corpo a corpo di Antonio Moresco, otto incontri con grandi scrittori e scrittrici descritti soprattutto attraverso le loro opere secondarie, UltràDelicious di Maurizio Tentella, graffiante racconto dell’Italia condito da svariati riferimenti culinari, Tutte le volte che di Camihawke e Alice Venturi, che sviscerano varie tematiche per capire cosa significa diventare adulti, Il bene che mi voglio di Eliana Liotta, una serie di consigli su come prendersi cura di se stessi sulla base di studi scientifici (si inizia con il riposo, un’altra cosa di cui sento di avere parecchio bisogno), e Hikaya, quattro storie di giovani afghane raccontate dalla voce dell’attrice Daniela Ioia (il fine ultimo è sensibilizzare e favorire la raccolta fondi lanciata dalla Fondazione Pangea Onlus per sostenere le donne afghane vittime di violenza).

💚 Giovedì scorso, il 14, è uscita la seconda puntata del mio podcast per LifeGate, Parliamo di podcast. Ho raccontato come gli estremisti di destra usano e hanno usato l’audio per fare propaganda e diffondere odio, dai nazisti ai suprematisti bianchi. E poi ho consigliato Sete, una serie climate fiction che ho amato moltissimo. Domani, giovedì 21, uscirà la terza puntata.

P.S. Stai per lanciare un nuovo podcast o ne conosci qualcuno recente che mi vuoi segnalare? Puoi farlo qui 😊

Oltre a Kobane Calling, nei giorni scorsi sono usciti gli audiolibri di alcuni altri titoli grossi. Innanzitutto, la versione audio di Gridalo di Roberto Saviano, presentato al Salone del Libro. Il libro, narrato da Saviano stesso con Pino Insegno, è «un’indagine sui meccanismi della propaganda, della censura, della manipolazione». Ci sono poi Se due come noi di Micaela Miljian Savoldelli, storia d’amore e di rinascita di due ventenni (narra Ilaria Silvestri), e Il maialino di Natale di J.K. Rowling, l’avventura di un bambino alla ricerca del suo maialino di pezza raccontata da 14 voci diverse.


Come vi avevo detto, lo scorso weekend sono stata al Salone del Libro per moderare alcuni eventi per Audible. Vi lascio con una foto del loro stand, sicuramente tra i più belli.

A settimana prossima!

Foto di Francesca Corrias
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