La rivincita dell’audio, mezzo inclusivo e democratico che piace a tutte le generazioni
Secondo il 42% dei partecipanti a un sondaggio di Wiko ha più potere dell’immagine. Trovi poi le notizie della settimana, i consigli di lettura, l'analisi di Mirko Lagonegro e i suggerimenti d'ascolto
Ciao! Io sono Andrea Federica de Cesco e questa è Questioni d’orecchio, la mia newsletter settimanale dedicata al mondo dell’audio parlato, podcast e audiolibri in primis.
Come procede la tua settimana? Io sto lavorando senza sosta (sigh) e ascoltando podcast e audiolibri uno dietro l’altro. Continuo a ricevere segnalazioni di cose nuove, e mi fa molto piacere. Anche se nel frattempo la coda di quello che vorrei o dovrei ascoltare si allunga sempre di più.
Prima di lasciarti alla newsletter, ti segnalo che nel numero di 7, il magazine del Corriere della Sera, in edicola questo venerdì (il 16) c’è un mio pezzo dedicato ai giovani professionisti che lavorano nell’universo dei podcast in Italia: autori, producer, sound designer eccetera. In due facciate ho condensato decine di interviste, da cui è venuto fuori che c’è sì bisogno di «orecchie fresche», ma che al momento l’età media nel settore nel nostro Paese è abbastanza alta.
Tornando a noi: oggi si parte con un sondaggio sul mondo dell’audio da cui è emerso un aspetto molto interessante, ossia la potenziale inclusività - almeno percepita - di questo mezzo.
Buona lettura!
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Il sondaggio sulle potezialità dell’audio
La supremazia dell’immagine è destinata a finire? Da un sondaggio condotto dal brand di telefonia franco-cinese Wiko all’interno della sua community Instagram sembrerebbe di sì. Il 42% degli intervistati ritiene infatti che la voce ha più potere dell’immagine. E il 60% è convinto che la propensione a questo tipo di mezzo è un fenomeno che lascerà il segno e ridisegnerà il nostro modo di produrre e fruire contenuti. Una trasformazione cross-generazionale che, secondo il 67% dei partecipanti, coinvolgerà sia la GenZ sia i Baby Boomer.
Inoltre il 66% pensa che comunicare e socializzare con la voce sia più inclusivo. Probabilmente perché l’ascolto, privo del filtro dell’occhio, è più libero da pregiudizi, canoni e stereotipi estetici rispetto alla vista. Si ascolta solo ciò che interessa e incuriosisce, a prescindere dall’aspetto di chi parla.
A rendere l’audio sempre più popolare è sia il successo di app social basate sulla voce come Clubhouse sia la diffusione crescente dei podcast. Per quanto riguarda questi ultimi, il 35% dei partecipanti al sondaggio dice di ascoltarli regolarmente, per lo più da smartphone (69%) e con una preferenza verso i contenuti di intrattenimento (55%) rispetto a quelli di carattere informativo - il 51% ha già i propri podcast preferiti. Per l’80% i podcast sono uno strumento ideale per dare voce a tutti, democraticamente.
Le notizie della settimana
A proposito di Clubhouse, che ho citato poco fa: nei mesi scorsi Twitter ha tentato di comprarla per quattro miliardi di dollari. Nel frattempo Facebook ha lanciato in versione beta il suo clone, Hotline, e si è scoperto che anche Reddit sta creando in segreto un’app social basata sulla voce.
Microsoft spenderà circa 20 miliardi di dollari per comprare Nuance, azienda che usa l’intelligenza artificiale per processare e trascrivere conversazioni. In una prima fase la sua tecnologia è stata usata per Siri, l’assitente vocale di Apple, e oggi è attiva soprattutto nel settore della sanità.
I sindacati di Gimlet e Ringer, due podcast company acquistate da Spotify, hanno messo a punto con la società un contratto di lavoro di tre anni. Tra i temi presi in esame ci sono la diversity dentro l’azienda, le basi salariali, gli aumenti annuali e i titoli. Si tratta di un accordo storico per il mondo sindacale non solo in ambito podcast, ma nell’industria tech in generale.
Sembra che Spotify stia rimuovendo una serie di episodi controversi di Joe Rogan Experience. Secondo un rapporto di Digital Music News, 42 episodi del popolarissimo podcast sono stati eliminati dalla library dello show, che Spotify ha acquistato per 100 milioni di dollari nel maggio 2020.
Consigli di lettura e curiosità
Ti ricordi la notizia sui due milioni di podcast presenti su Apple Podcasts? Alcuni hanno sottolineato come ben un quarto di questi due milioni abbia prodotto un solo episodio. Il 44% dei podcast considerati ne ha prodotti tre o meno. I podcast che hanno prodotto invece dieci o più episodi sono poco più di un terzo.
Tom Webster, Senior Vice President, Strategy and Marketing a Edison Research ha scritto un post per commentare i risultati dell’ultima edizione del report “Infinite Dial”, realizzato ogni anno negli Stati Uniti da Edison Research e Triton Digital.
I podcast true crime (o almeno molti di quelli che rientrano nel genere) sono giornalismo d’inchiesta o un modo per sfruttare le storie di persone reali? Se lo chiede Hannah Verdier in un interessante pezzo pubblicato sul Guardian.
La società di ricerche di mercato eMarketer ha fatto alcune previsioni riguardo all’andamento della spesa pubblicitaria nei servizi di audio digitale negli Usa. La linea rossa indica le variazioni percentuali anno su anno.
Magellan AI e Bryan Barletta di Sounds Profitable hanno realizzato una mappa dei principali attori che operano nell’industria dei podcast negli Usa (dalle case di produzione alle piattaforme di hosting). Da stampare e appendere.
To be (only on platforms) or not to be (just on platforms)?
Di Mirko Lagonegro, cofondatore e amministratore delegato di DigitalMDE
Costruiresti una casa su un terreno preso in affitto? Domanda retorica, ma solo in apparenza. Metti che sei un costruttore di case il cui obiettivo non è andarci ad abitare, ma far vedere quanto sei bravo come imprenditore edile… Beh, un senso ce l’ha di sicuro. Abbandonando mattoni & cazzuole, ché non è di quello che mi occupo: allora perché molti spesso pubblicano solo sulle piattaforme di podcast?
Guardiamo la questione dall’alto. La “guerra” tra le piattaforme e i grandi editori è il segno di un profondo cambiamento nelle strategie di molti produttori di contenuti. Per molti anni, troppi secondo molti analisti, si è veicolato contenuti pressoché esclusivamente su properties non possedute dal produttore, social in testa, con il risultato che quest’ultime sono cresciute a dismisura, spesso drenando traffico e risorse a scapito di chi i contenuti li produce.
Trovo singolare che questa riflessione raramente venga applicata al mondo del podcasting, che sebbene sia un contesto molto più giovane prima o poi riproporrà il “solito” quesito: sono le piattaforme ad avere bisogno di contenuti o sono i produttori che, senza l’amplificazione resa possibile da SAGAS – Spotify, Apple, Google, Amazon, Spreaker (e tanti altri) – non avrebbero possibilità di diffondere i loro contenuti? Risposta non troppo scontata: dipende dall’obiettivo. Se l’obiettivo è arrivare a quante più persone possibile, tipicamente il primo di chi produce un podcast come strumento di comunicazione promosso da un brand, non c’è molta scelta: senza pubblicare anche sulle piattaforme non si fa molta strada. Ma siamo sicuri che questo debba essere l’unico obiettivo?
A mio avviso il punto è non dimenticare mai che siamo in un contesto on-demand, dove il vero valore non è dato esclusivamente dalla reach, da quante persone ascoltano il nostro podcast, quanto dall’avviare un rapporto profondo, continuato e disintermediato con la propria utenza, al fine di creare la propria audience “esclusiva”. In questo caso diviene imprescindibile pubblicare quel contenuto non solo sulle piattaforme di podcasting ma anche e soprattutto sul proprio sito e/o app, inserendovi i widget player resi disponibili proprio per questa ragione dai fornitori di tecnologie specifiche per distribuire i podcast (OmnyStudio di Triton Digital, Spreaker, Megaphone, eccetera). Non è affatto complicato – si tratta di un semplice codice da inserire nel sito, un cosiddetto Iframe - ma fa davvero la differenza. Sarà poi possibile “sfruttare” i canali social per portare traffico in una “casa” costruita su un terreno di cui si è gli unici proprietari, avviando così quell’enorme evoluzione che vedrà le marche passare da inserzionisti a veri e propri editori, un produttore indipendente da semplice podcaster al fulcro di una community. E il bello, credimi, parte da lì.
I consigli d’ascolto: podcast
Memoria, sogni, intelligenza artificiale, emozioni… Sono alcuni degli argomenti al centro de La mente latente, serie audio prodotta da storielibere.fm per Audible. Nel corso di 12 puntate Michele Cassetta, medico chirurgo e giornalista, dialoga con medici, scienziati e neuroscienziati per spiegare come funziona il cervello. Inoltre in ogni episodio, attraverso la voce di Silvia Donati, scopriamo due storie legate al tema di turno. Nel primo, per esempio, si racconta la storia di Henry Molaison, che dopo un'operazione al cervello perse la memoria, e quella di Solomon Šereševskij, l'uomo che ricordava tutto. Le musiche sono di Gianluca Petrella, noto trombonista.
Marco Berry ha un sogno, andare nello spazio, e ha intenzione di realizzarlo. Da mesi si sta preparando per diventare astronauta, o almeno per fare il turista spaziale, nell’ambito del progetto “Yes it’s possible!”. L’idea dello showman, 58 anni, è che tutto è possibile: basta volerlo. Ed è la stessa idea che prova a trasmettere in Storie di sognatori, prodotto da Radio 24: 12 storie, pubblicate a cadenza settimanale sulle app free e sul sito della radio, dedicate a personaggi hanno superato gli ostacoli e sfidato i propri limiti. Il primo episodio è uscito lunedì 12 aprile, compleanno di Berry e sessantesimo anniversario della prima volta che un uomo salì nel cosmo. Quell’uomo era Yuri Gagarin: figlio di un falegname e di una contadina, dopo avere lavorato come fonditore e frequentato le scuole serali si appassionò di aerei e riuscì a entrare in una scuola di volo militare, per poi candidarsi al programma spaziale sovietico.
La maggior parte dei brani rimane una semplice canzone, alcuni diventano delle hit indimenticabili. Nel suo primo podcast, prodotto da Dopcast, l’inviato de “Le Iene” Nicolò De Devitiis indaga sul momento in cui un artista e il suo gruppo di lavoro capiscono che un pezzo sta per diventare qualcosa di speciale. Quel momento nel quale pronunciano la frase: «Questa spacca!». Ed è proprio questo il titolo del podcast: Questa spacca!. Sei interviste con altrettanti protagonisti della scena musicale italiana, che si raccontano attraverso le loro canzoni più importanti. Al centro del primo episodio ci sono i Pinguini Tattici Nucleari e la loro Ringo Starr. Le puntate escono a cadenza settimanale, ogni mercoledì, e si trovano sulle app gratuite.
I consigli d’ascolto: audiolibri
Lasciare spazio a un amore incondizionato e libero, capace di passare dal singolo alla comunità, può essere una delle azioni più antisistema, rivoluzionarie e coraggiose che possiamo fare per cambiare la nostra società, caratterizzata da un individualismo capitalista. È quanto sostiene Jennifer Guerra nel suo saggio Il capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario: un libro agile e illuminante, denso di citazioni e di riferimenti letterari e televisivi. L’audiolibro, edito da Giunti e distribuito da Storytel, è letto dalla bravissima attrice teatrale Cinzia Spanò. [Durata: 3 ore e 27 minuti]
Andrew Morton ha scritto diverse biografie, da quella di Monica Lewinsky a quella di Angelina Jolie. Tra i numerosi personaggi che ha ritratto ci sono anche alcuni membri della famiglia reale britannica. A Diana Spencer, a cui era vicinissimo, ha dedicato più di un libro. Da poco in Italia è stato ripubblicato l’ultimo, del 2004, con un nuovo titolo: Diana. Tutta la storia. Morton racconta gli anni più complicati nella vita della principessa, quelli che hanno preceduto la sua morte a 36 anni in un incidente d’auto il 31 agosto 1997. Anche questo audiolibro è edito da Giunti e distribuito da Storytel. Il narratore è Patrizio Cigliano, attore, drammaturgo, regista teatrale, doppiatore e direttore del doppiaggio. [Durata: 11 ore e 42 minuti]
La mia casa è dove sono è invece un’autobiografia, quella di Igiaba Scego. Quando scoppiò la guerra in Somalia Igiaba aveva 16 anni e non si accorse di nulla. Viveva a Roma, dov’era nata e cresciuta perché suo padre, ex ministro degli Esteri somalo, ci veniva a «studiare la democrazia» negli anni Cinquanta. Anni dopo, quando il colpo di stato di Siad Barre costrinse lui e la famiglia all’esilio, scelse l’Italia. A lungo Igiaba ha sentito parlare della sua terra solo attraverso le fiabe della madre e i racconti nostalgici dei fratelli. Qui spiega cosa vuol dire portarsi dietro la propria casa in un Paese nuovo e parla delle difficoltà di essere accolta, accettata, amata. A darle voce - divinamente - nella versione audio (edita e distribuita da Storytel) è l’attrice Esther Elisha. [Durata: 4 ore e 39 minuti]
Per oggi è tutto. Hai delle curiosità, vuoi darmi qualche suggerimento o segnalarmi qualche podcast oppure hai semplicemente voglia di scambiare quattro chiacchiere? Scrivimi! La mia email è andreaf.decesco@gmail.com.