L'anatomia di una verità
Raccontare una storia è sempre una manipolazione dei fatti, dice Kaitlin Prest. Questa certezza non le ha impedito di dedicare la vita a cercare di creare la migliore versione possibile della verità
Sono tornata da poco da due settimane in Perù. In genere programmo i miei viaggi più o meno all’ultimo. Questo invece ce l’avevo in agenda da anni: ossia da quando i genitori di Quique (il mio ragazzo) si erano messi in testa di organizzare una scampagnata famigliare nel Paese natale delle loro nipoti gemelle in occasione del loro decimo compleanno. Lucia ed Elena sono nate nel 2014 a Lima, dove loro padre era stato spedito per un progetto di lavoro.
L’ultimo giorno in Perù ho visitato il Lugar de la Memoria (LUM), piccolo museo in cemento armato appollaiato sulla scogliera limeña che ripercorre le atrocità compiute durante il conflitto armato interno, tra il 1980 e il 2000. Atrocità di cui si sono macchiati tanto i terroristi di Sendero Luminoso e del Movimiento Revolucionario Túpac Amaru (organizzazioni armate di estrema sinistra sorte in reazione alla dittatura del generale Francisco Morales Bermúdez) quanto i gruppi di autodifesa e soprattutto i militari e i poliziotti del governo (in particolare quello di Alberto Fujimori).
È stata la cosiddetta Comisión de la Verdad a suggerire la creazione del LUM. La parte finale della mostra è dedicata proprio al lavoro di questo organismo, istituito con l’obiettivo di indagare i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi durante il conflitto.
Ma che cosa significa stabilire la verità?
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È un dubbio che mi sono posta spesso durante questo viaggio, a partire dal giorno 1. Quando Eduardo, il giovane archeologo che ci ha guidato tra migliaia di stupende opere d’arte precolombiana del Museo Larco, ha risposto con lucidità a una mia domanda un po’ ingenua. Dopo averci spiegato che le antiche civiltà peruviane non conoscevano la scrittura (tutte le comunicazioni avvenivano in forma orale, anche se per registrare determinate informazioni si usava un tutt’oggi misterioso sistema di cordicelle annodate, i quipu), l’archeologo ci aveva raccontato che la sepoltura particolarmente ricercata riservata a un bambino di cui è rimasto uno scheletro con un cranio piuttosto voluminoso ha portato alla conclusione che allora patologie come l’idrocefalia erano considerate manifestazioni divine.
«Come facciamo a sapere che le cose stavano davvero così?», ho chiesto. «La verità non la sappiamo e non la sapremo mai, sono solo intepretazioni», ha risposto lui, sorridendo serafico. «Ma del resto tutto è soggettivo, non esistono verità assolute nemmeno nel caso di testimonianze scritte. La storia la scrivono i vincitori, non abbiamo quasi mai la versione degli sconfitti».
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Di verità e interpretazioni ci ha parlato anche Paul, la straordinaria guida che abbiamo avuto nel Valle Sagrado de los Incas (lo trovi come @guia.cooltural su TikTok, dove ha 94 mila follower). Paul ci ha parlato per esempio di come la percezione degli spagnoli in Perù sia cambiata col tempo: dipinti come spietati conquistatori dal dittatore Francisco Morales Bermúdez, ma rivalutati da alcuni storici quasi come salvatori di fronte ai cedimenti dell’impero inca. Lo stesso Paul ci ha spiegato anche che per molti studenti universitari i militanti di Sendero Luminoso erano (e sono) quasi degli eroi. Lui, che ha visto con i propri occhi uomini di SL uccidere sua nonna a bastonate nel giardino di casa, ha tutt’altra opinione.
Diverse versioni della verità per anni hanno riguardato anche il caso del massacro di un gruppo di giornalisti a Uchuraccay (nella regione andina, al nord-est di Cusco), nel 1983. Tra i membri della commissione creata per capire cosa fosse davvero successo ci fu anche il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa.
La verità - presunta, manipolata, inventata, nascosta - è sbandierata di continuo come leva di potere, come assoluzione dai peccati, come giustificazione per gli errori commessi. Non a caso l’autobiografia di Fujimori s’intitola El peso de la verdad. Non a caso l’attuale presidentessa del Perù Dina Boluarte, protagonista di un’indagine mirata a risalire all’origine dei Rolex d’oro e dei lussuosi gioielli che le sono stati visti addosso, ha dichiarato: «La verdad es una sola». Ed è, ovviamente, è la sua.
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Dove sta la verità? La verità esiste?
Secondo Kaitlin Prest l’unica verità che esiste davvero è la verità emotiva. Tutto il resto sono versioni parziali di una storia. Proprio Kaitlin Prest, divinità punk dell’audio, è la protagonista di questo nuovo numero di Questioni d’orecchio, che per la prima volta è corredato di audio.
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P.s. Mentre ero in viaggio in Perù ho ascoltato due serie (della prima devono ancora uscire alcuni episodi) che in un certo senso affrontano proprio il concetto della verità, di che cosa è reale e che cosa sono no. Sono la quarta stagione di Serial, inchiesta su Guantanamo, e Gemelos Digitales, fiction della casa di produzione spagnola Podium Podcast. Te le consiglio (anche se finora ho trovato questa stagione di Serial meno brillante delle precedenti).
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Per anni Kaitlin Prest ha provato a scoprire la verità sull’amore e su tutto ciò che ha a che fare con l’amore, dinamiche di potere incluse. Il suo lavoro da documentarista delle emozioni (così si definisce) è iniziato nel 2008, quando aveva 22 anni e studiava Communications and Cultural Studies a Montreal, in Canada. Insieme ad altre quattro ragazze conosciute al campus aveva ridato vita a un programma radio sul sesso intitolato Audio Smut. Il collettivo aveva avuto l’intuizione geniale di trasformare quello che era nato come talk show in un radiodramma incentrato su tematiche care all’universo queer.
Nel 2014 dalle ceneri di Audio Smut era nato The Heart, straordinario progetto di artigianato audio (l’episodio Movies in You Head nel 2015 le è valso il prestigioso Prix Italia). In questi 10 anni in The Heart Prest ha esplorato le dinamiche relazionali e le varie sfumature dell’intimità sotto ogni possibile punto di vista, a volte attraverso la fiction e a volte no. Due tra i lavori inclusi nel feed del podcast di cui va più fiera sono No, serie di quattro episodi dove esplora i propri confini sessuali dalla giovinezza all'età adulta, e Sisters, in cui lei e sua sorella Natalie raccontano il loro rapporto.
Nel 2018, durante un periodo di pausa di The Heart seguito alla separazione dalla sua partner creativa Mitra Kaboli, Prest ha dato vita a una delle sue creazioni più importanti: The Shadows, serie fiction per CBC Podcasts che - banalizzando all’estremo - rappresenta la storia semiautobiografica di un triangolo amoroso.
L’anno successivo è stato quello della fondazione dell’audio e art company Mermaid Palace, regno dell’innovazione e della sperimentazione della narrazione orale. «Non è un caso che abbia chiamato così la mia società», mi ha raccontato Kaitlin collegata in videochiamata da Montreal. Dopo avere bazzicato per anni tra New York e Los Angeles, ora è tornata a vivere nel Paese dove una coppia di musicisti l’ha messa al mondo 37 anni fa, il Canada. «Ho iniziato a capire perché la figura della sirena è così importante per me. Sono divisa tra due mondi: la femminista e la donna d'affari, l’attivista rivoluzionaria e la persona pratica che sa come manovrare le strutture oppressive e usarle a proprio vantaggio, colei che parla di giustizia sociale e quella che vuole fare cose divertenti».
Tra tutte le sfaccettature dell’identità di Kaitlin (Kaitlin la sirena, Kaitlin l’imprenditrice, Kaitlin la femminista queer, Kaitlin che ama l’amore), a prevalere è forse quella di Kaitlin l’artista audio, la Kaitlin che ama soprattutto il suono e che per il suono compone odi. Me lo ha detto lei stessa:
«In questi 15 anni trascorsi a indagare le relazioni, ho capito che il mio vero grande amore è la radio, creare con l’audio. Ho sempre messo la radio al primo posto. Ho speso tutta l’età adulta a pormi la stessa domanda ogni mattina e ogni sera: che cosa serve allo show? Ho vissuto dando priorità all’arte, al lavoro. È una questione che sto affrontando in terapia, il mio mantra ora è No more art over heart».
È in nome dell’amore per l’audio che Kaitlin smonta la propria vita e la rimonta sotto forma di opera d’arte audio, che smonta la realtà e la rimonta incollandola insieme con tocchi sapienti di sound design.
«Con il tempo, ho spostato l’attenzione dall’osservazione al processo di creazione. Il mio focus è diventato come creare la verità, e tutte le domande e le critiche che sorgono intorno a quello che significa creare una verità».
Perché quello di cui Kaitlin è sicura è che raccontare una storia, qualsiasi storia, rappresenta sempre una manipolazione dei fatti.
«Che stia facendo un documentario, un reportage, un lavoro giornalistico o altro, stai manipolando i fatti, li stai riorganizzando. Stai prendendo i dati e li stai filtrando attraverso il tuo punto di vista. So che l’integrità e l’oggettività giornalistica si basano sull’idea della verifica dei fatti e sull’assunto che non ci si limita a prendere per buona la versione di una persona, ma che bisogna confrontarla con le versioni contrastanti. Anche in questo caso, però, stai comunque selezionando quali usare tra le diverse cose che le persone hanno detto, stai comunque raccontando una storia.
Questo significa raccontare delle storie: significa prendere un universo senza senso ed esercitare un potere su di esso in modo da dargli un senso. Significa creare l’illusione del controllo e della conoscenza, pur vivendo in un mondo completamente senza senso».
Se la verità assoluta è un’illusione, si può però provare ad avvicinarvisi il più possibile. È proprio l’obiettivo di Kaitlin Prest.
«Che stia facendo una fiction o un documentario, quello che racconto è il mio miglior tentativo di ottenere la massima verità possibile. The Shadows, per esempio, è una fiction solo tra virgolette: in realtà è il racconto di una storia accaduta davvero, la versione più vera che potessi trovare di una storia vera. L'ho romanzata per proteggere le identità delle persone coinvolte. Ma ha realmente importanza se la protagonista è una documentarista radiofonica o una burattinaia? No, non importa, perché non è questo il punto. Il punto è ciò che questa donna ha vissuto. È che cosa significa innamorarsi di due persone allo stesso tempo, e dover abbandonare una versione di se stessi quando ci si impegna con qualcuno.
Ho detto di essere una documentarista delle emozioni. Ma come si documenta un’emozione? È tutto nella storia. E per questo penso che la struttura della storia sia importante per ricreare un senso della verità. Perché il contesto è quello che crea il significato di uno specifico momento e determina il modo in cui arriva a una certa persona. È ciò che fa sì che, quando racconti la storia di un bacio, la persona che ascolta percepisce quanto significhi quel bacio».
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Tutti questi virgolettati vengono dall’intervista che ho fatto a Kaitlin a marzo. Oltre due ore in cui lei ha risposto con estrema generosità alle mie moltissime domande. Ha parlato dei danni che derivano dall’incapacità di condividere le risorse economiche, delle magie che accadono quando si accende un registratore, di cosa voglia dire davvero scrivere con il suono, della gentrificazione dell’industria audio, e di un sacco di altre cose super interessanti.
Grazie a Giorgio Baù puoi ascoltare questa lunga intervista (in inglese) sotto forma di podcast. La trovi qui sotto, nel player di Substack, e anche qui e sulle principali app d’ascolto. Si intitola How a mermaid sounds.
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Giorgio Baù, che si è occupato dell’editing, del montaggio e del sound design del tutto, è un bravissimissimo sound designer. E ha appena debuttato con il suo primo podcast, una produzione di Lo Spazioporto. Si chiama Aldilà della Collina (questo l’account Instagram, qui il link per l’ascolto): attraverso le esperienze di persone che non si sono accontentate della solita mono narrazione sulla morte, il podcast prova a raccontarla in modo diverso e fornisce spunti per imparare ad affrontarla con più serenità. È un lavoro dove c’è dentro tutta la sensibilità e la maestria di Giorgio. Non perdertelo 🦋
🌟 Se volete, trovate Questioni d’orecchio sia su Instagram sia su LinkedIn 🌟
I recinti dell’IA
Il sindacato della casa di produzione di podcast The Ringer ha ratificato il nuovo contratto con Spotify, ottenendo tutele sull'uso dell'IA generativa: Spotify dovrà chiedere il consenso per la clonazione delle voci degli speaker o per mettere i loro nomi nei contenuti generati con l’IA, ma potrà usare l'IA per tradurre i podcast di The Ringer in altre lingue.
In generale, una serie di notizie sull’intelligenza artificiale sembra indicare che stanno aumentando le precauzioni sull’utilizzo di questa tecnologia anche in ambito audio: in base alle nuove linee guida dei contenuti Apple Podcasts richiederà che l’uso dell’IA sia segnalato in modo chiaro (e lo stesso vale per YouTube e per Meta).
Nello stato americano del Tennessee è stata approvata una legge al momento unica nel suo genere (l’Elvis Act) che stabilisce la protezione della voce dai cloni vocali.
E proprio per evitare possibili usi impropri OpenAI ha fatto sapere che non sa quando rilascerà pubblicamente Voice Engine, lo strumento di generazione di voci sintetiche a cui lavora da due anni. (Allo stesso tempo, un’inchiesta del New York Times ha rilevato che OpenAI sta usando trascrizioni di podcast, audiolibri e video di YouTube per addestrare il suo modello linguistico GPT-4.)
💡Lettura consigliata: Using AI to detect AI-generated deepfakes can work for audio — but not always
I numeri degli ascoltatori
Ora è possibile vedere il numero di iscritti dei podcast su Spotify. Ecco come 👇
L'ascolto dei podcast negli Stati Uniti ha raggiunto il massimo storico. Secondo il nuovo studio di Edison Research, il 47% della popolazione statunitense over 12 ascolta podcast su base mensile, il 5% in più del 2023.
Uno studio di Podimo sull’ascolto di podcast in Finlandia dice che 1 ascoltatore su 5 nel nord e nell’est del Paese vorrebbe più contenuti erotici 👀
Spazio ai premi
Il premio di podcast dell’anno della quarta edizione dei Podcast Academy Awards for Excellence in Audio (gli Ambies) è andato a Slow Burn: Becoming Justice Thomas. Weight For It è stato il podcast più premiato durante la cerimonia.
Giovanni Cioni e Saverio Damiani hanno vinto il premio Lucia 2024 con 9999 - Una grande vita lunga nella categoria opere audio, mentre Johann Merrich ha vinto nella categoria progetti con Theremin. Una storia segreta.
Qui invece trovi la lista dei vincitori della terza edizione dei premi Ondas globali dei podcast. Ti consiglio di dare un’occhiata, soprattutto se capisci lo spagnolo. Ci sono titoli davvero interessanti!
Cose belle che succedono in giro
Dal 19 al 21 aprile, negli spazi di Zalib a Roma, arriva “Libri per le tue orecchie- edizione podcast”, il festival di Emons dedicato all’audio. Domenica 21 ci sarò anche io!
Dal 15 al 20 aprile sempre a Roma la Casa del Podcast (presso Technotown) ospiterà la terza edizione della Settimana del Podcast, a cura di Assipod.
A Torino, Audible e Fondazione Circolo dei lettori hanno creato l’Angolo dell’ascolto, uno spazio per fruire gratis di migliaia di titoli tra audiolibri, podcast e serie audio originali disponibili nel catalogo Audible.
Nell’ultima edizione della Bologna Children's Book Fair per la prima volta c’è stato anche un Audio Forum, con una serie di talk e interventi dedicati alla crescita dell’audio.
E con Chora Media abbiamo iniziato i lavori per trasformare il Politecnico di Milano nella prima audio università italiana. Che cosa significa? Significa dare a tutta la comunità universitaria (studenti, docenti e ricercatori) gli strumenti per fare formazione, divulgazione e ricerca attraverso l’audio ✨
RISORSE E OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE
🎙 Il 26 aprile YouTube terrà una sessione virtuale di consigli e Q&A sui podcast
🎙 Adobe Podcast Studio è ora disponibile in beta
🎙 Vois cerca un* podcast e vodcast producer
🎙 Per raccontare il tuo pitch a me, Paolo Girella e Jonathan Zenti durante il festival di Emons "Libri per le tue orecchie - edizione podcast", scrivi a info@emonsedizioni.it entro il 14 aprile.
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Nel 2019 ho unito queste due passioni e ho dato vita a Questioni d’orecchio: un magazine in formato newsletter sul mondo dei podcast e degli audiolibri.
Parlo di podcast anche su LifeGate Radio ogni martedì dopo il notiziario delle 18, e lavoro per Chora e Will come strategist e direttrice editoriale in ambito formazione.
Sono laureata in Lettere Antiche e, dopo un anno tra Londra e Barcellona e un master in giornalismo, ho lavorato per diverso tempo al Corriere della Sera.
Oggi vivo tra la pianura padana e Maiorca.