"Questioni d’orecchio", una newsletter di Andrea F. de Cesco

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Paghereste un abbonamento mensile per un Netlifx dei podcast?

andreadecesco.substack.com

Paghereste un abbonamento mensile per un Netlifx dei podcast?

Andrea F. de Cesco
Nov 11, 2020
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Paghereste un abbonamento mensile per un Netlifx dei podcast?

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Ciao! Io sono Andrea Federica de Cesco e quella che stai leggendo è Questioni d'orecchio, la mia newsletter settimanale dedicata al mondo del cosiddetto spoken audio. Oggi ti parlo - di nuovo!!! - di Spotify, che ha tirato fuori 235 milioni di dollari per comprare una delle migliori aziende in circolazione per quanto riguarda la pubblicità nei podcast. Non è su questo che mi sono concentrata, però, bensì sulla voce secondo cui l'audio company starebbe pensando di creare un servizio premium solo per podcast. Oltre a questi trovi un altro paio di aggiornamenti sull'audio parlato e infine qualche consiglio d'ascolto. Non mi dilungo oltre, dal momento che ho già scritto molto qui sotto. Se vuoi sai che puoi scrivermi - rispondo a tutti.
Buona lettura!

Ha senso creare un catalogo su abbonamento di soli podcast?

Siamo ormai abituati a pensare al modello economico di Netflix - un ampio catalogo di contenuti di alta qualità (in genere senza pubblicità) disponibile pagando un abbonamento mensile - come quello vincente. Le aziende che hanno provato a replicarlo, con minore o maggiore successo, sono molte e appartengono ad ambiti diversi. C'è il Netflix dei videogiochi, quello dei giornali, il Netflix degli smartphone e quello dei fumetti, il Netflix delle banche e così via... La filosofia è simile quella dei ristoranti All you can eat, dove pagando una determinata cifra puoi mangiare tutto quello che vuoi.
Un anno è mezzo fa anche nel mondo dei podcast è stato lanciato un servizio che si inserisce in questo filone. Si chiama Luminary e si è presentato, appunto, come il Netflix dei podcast. La piattaforma (che ancora non è arrivata in Italia) offre un catalogo di contenuti originali ed esclusivi al costo di 7,99 dollari mese; esiste pure una versione gratuita, per accedere ai podcast già in circolazione. A quanto pare anche Spotify, che negli ultimi due anni ha fatto investimenti enormi nei podcast (giusto ieri l'audio company ha annunciato l'acquisto di Megaphone, innovativa piattaforma per pubblicare podcast e gestirne la pubblicità, per 235 milioni di dollari), sta pensando di fare qualcosa di simile. Il giornalista di Variety Andrew Wallenstein ha riferito di avere partecipato a un sondaggio sull'app dell'audio company in cui si chiede all'utente quanto sarebbe disposto per un servizio di podcast su abbonamento. I vari piani tariffari vanno da 2,99 a 7,99 dollari al mese: alcuni prevedono la presenza di pubblicità, altri no; alcuni offrono la possibilità di accedere in anteprima a determinati contenuti, altri no.
Quindi è davvero così? Spotify, l'azienda che ha saputo stravolgere il mercato musicale e renderlo (di nuovo) remunerativo, sta scommettendo su un servizio premium solo per podcast? Un portavoce dell'azienda, contattato da The Verge, ha detto che il sondaggio a cui è stato sottoposto Wallenstein non va preso come «dei piani di prodotto reali». Del resto non è inusuale che Spotify sottoponga i propri utenti a sondaggi mirati semplicemente a valutare come migliorare l'esperienza degli utenti stessi. Peraltro l'azienda, com'è noto, offre già un servizio premium che include musica e podcast e che conta 144 milioni di iscritti in tutto il mondo (+27% rispetto a un anno fa). La forza di Spotify sta proprio qui perché, come osserva Nick Quah nella sua newsletter Hot Pod, «the power is in the bundle».
Per valutare se quella ventilata dal sondaggio sarebbe una buona idea vale la pena di andare a vedere che fine ha fatto Luminary. Al momento del lancio - piuttosto burrascoso - era una startup sostenuta da 100 milioni di dollari di venture capital (ossia l'attività di investimento istituzionale in capitale di rischio di aziende non quotate, in fase di startup, caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo - la definizione è di Borsa Italiana). Un anno dopo l'azienda era in perdita e aveva solo 80 mila iscritti al servizio premium. Anche se i podcast sono nati come contenuti gratuiti, non è detto che debbano rimanerlo per sempre - non tutti, per lo meno. Un servizio su abbonamento consente alla filiera produttiva di avere una maggiore stabilità economica, senza doversi affidare solo alle entrate pubblicitarie (spesso estremamente volubili). Non a caso sia Audible sia Storytel, piattaforme per produrre e distribuire audiolibri che stanno scommettendo sempre più sui podcast, hanno scelto un modello di business basato su un abbonamento mensile, senza pubblicità. L'incognita è se sia possibile applicare con successo questo modello a un catalogo di soli podcast - quando nel mondo sono già disponibili centinaia di migliaia di podcast gratis.

Gli occhi puntati su Wondery e l'opportunità del text-to-speech

Prima di passare ai consigli di ascolto vi lascio un'altra notizia e «un'opportunità audio di cui nessuno parla». La notizia è che sia Apple sia Sony sarebbero interessate a comprare Wondery, la rete di podcast che ha prodotto capolavori quali Dirty John, Dr. Death e Bunga Bunga (sulla storia di Silvio Berlusconi). Wondery vorrebbe guadagnare tra i 300 e i 400 milioni di dollari da un'ipotetica vendita.

L'opportunità invece riguarda la creazione di articoli che possono essere anche ascoltati - un formato che esiste da tempo e che ora è protagonista di un boom enorme. Qualche mese fa il New York Times ha comprato Audm, piattaforma che trasforma articoli in contenuti audio. E a luglio il Washington Post ha detto di voler creare versioni audio dei propri articoli. Le testate che si stanno muovendo nella stessa direzione - soprattutto oltreoceano - sono moltissime.

I consigli di ascolto, dal podcast di Antonio Dikele Distefano all'audiolibro di Generazione Z

È giunto il momento dei consigli di ascolto, a partire da una nuova produzione di Feltrinelli AudioPodcast in esclusiva su Storytel: Quello che è - Nuove storie italiane, versione audio dell'omonimo programma televisivo di laF dedicato all'Italia multiculturale e pluridentitaria. Alla conduzione c'è lo scrittore italiano Antonio Dikele Distefano, figlio di genitori angolani. Attraverso sei episodi da tre quarti d'ora l'uno, per un totale di 12 ospiti (tra cui la cantante Elodie e il rugbista Maxime Mbanda), Dikele Distefano ci accompagna in un viaggio nella società italiana oltre gli stereotipi e la comune retorica.

Si parla invece di antropologia digitale e di netnografia in Umano digitale. Come esplorare il mondo senza uscire dalla Rete, podcast in cinque episodi dell'etnografa e digital strategist Alice Avallone prodotto da Storie avvolgibili e disponibile sulle app gratuite. Puntata dopo puntata, Avallone esplora la relazione tra il digitale e le persone e approfondisce le specificità del nostro comportamento e delle nostre modalità di espressione nelle community online.

C'è poi Voci dalla Farnesina, che si inserisce nella scia dei podcast lanciati da istituzioni di vario tipo. Il canale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con l'Ansa, scandaglia il mondo della diplomazia attraverso le voci dei suoi protagonisti. I nuovi episodi saranno pubblicati con cadenza settimanale, mentre avranno una frequenza quotidiana le puntate di "Farnesina per le imprese" dedicate ai settori dell’export, dell’internazionalizzazione e dell’innovazione

Infine, Storie di questo mondo racconta le storie delle persone che nascono a poche centinaia di chilometri da noi e che sono costrette a lasciare la propria casa. L'autore e conduttore è Pietro Giordano, che a 22 anni mentre studiava Relazioni internazionali è partito per un progetto di volontariato. Destinazione: Gaziantep, città turca vicino al confine con la Siria che ospita decine di migliaia di rifugiati. Il podcast, prodotto da storielibere.fm e disponibile sulle app free, contiene i racconti raccolti da Pietro nei sette mesi trascorsi in Turchia. Gli episodi sono sei, a cadenza mensile: il primo parla della genesi del conflitto siriano, gli altri cinque sono dedicati ciascuno alla storia di una persona diversa.

Concludo con due audiolibri. Emons ha lanciato quello de Le persiane verdi (disponibile su varie piattaforme d'ascolto), capolavoro dello scrittore belga Georges Simenon letto meravigliosamente dall'attore Tommaso Ragno. Protagonista del romanzo è il celebre attore Émile Maugin, che un giorno scopre di non avere più molto tempo davanti. Tracotante e scorbutico, dedito al bere e sfacciato con le donne, l'uomo vive in realtà in una fuga senza fine, rimpiangendo una pace interiore mai raggiunta: una casa con le persiane verdi (durata: sei ore e mezza).

Su Storytel trovi la versione audio di Rivoluzione Z, saggio scritto e letto da Giulia Blasi. La scrittrice, conduttrice radiofonica e giornalista si rivolge ai giovanissimi, cercando di aprire un dialogo fra serietà e ironia con l'obiettivo di offrire spunti sulle trappole e sui pregiudizi della famiglia, sulla scoperta della propria identità sessuale, sull'uso di internet e dei social, sull'imperativo della bellezza e sul mito della principessa, sui rapporti tossici con i maschi ma anche tra femmine e su tutte quelle prove che tocca superare nell'età più delicata della vita (durata: otto ore).

ERRATA CORRIGE

Nella scorsa edizione ho scritto che il numero di persone che hanno ascoltato podcast su Spotify nel terzo trimestre finanziario 2020 è cresciuto del 21% rispetto al secondo. È un refuso: l'aumento è stato dell'1% (nel secondo trimestre 2020 gli ascoltatori di podcast erano il 21% degli utenti Spotify attivi ogni mese, contro il 22% del terzo trimestre).

A settimana prossima!

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