I mondi degli altri
Ascoltare per immaginare avventure e scenari post mortem, per empatizzare con chi si impegna a donare felicità e a conquistarla, per capire il fascino del male e il potere della musica
Qualche settimana fa l’illustratrice Ilaria Mancini, tra le collaboratrici di Futura (la newsletter del Corriere della Sera di cui sono l’art director), mi ha scritto un’email per parlarmi di un suo progetto che mi è piaciuto moltissimo. Dopo avere iniziato ad ascoltare il podcast A Reading Life, A writing life di Andrew Smith con la scrittrice Sally Bayley, Ilaria ha creato dei disegni ispirati alle parole di Bayley (qui, per esempio, trovi l’immagine che ha realizzato per il terzo episodio).
Il progetto di Ilaria mi è tornato in mente spesso nei giorni successivi. Soprattutto quando mi sono imbattuta in due contenuti. Uno è il post qui sotto, di Julie Shapiro (strepitosa artigiana della narrazione orale).
L’altro è un articolo de Il Post intitolato Quelli che vedono i suoni, in cui si parla di sinestesia, condizione che «si verifica quando uno stimolo di un certo tipo – uditivo, visivo, olfattivo, tattile o gustativo – provoca un’esperienza percepita tramite un senso non correlato a quello stimolo».
Questi tre “incontri” mi hanno fatto riflettere, ancora più del solito, sul potere dei racconti orali, in grado di generare immagini e mondi che per ciascuno assumono sembianze diverse. A volte mi viene voglia di andare a sbirciare nella testa di altre persone per scoprire in che modo la loro immaginazione ha plasmato luoghi e personaggi raccontati in una storia che sto ascoltando.
Chissà che cosa immaginerai tu quando ascolterai i podcast e gli audiolibri che ti consiglio questa volta 💫
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I consigli d’ascolto
Iniziamo questo viaggio nell’immaginazione con un tuffo nel passato. Siamo in Italia, nel 1943. Dopo la caduta di Mussolini i nazisti rappresentano una minaccia sempre più pericolosa anche per quelle opere d’arte che, prima dello scoppio della guerra, donne e uomini coraggiosi avevano saggiamente portato in rifugi sicuri. Si decide di trasferire le opere nello Stato vaticano, un luogo franco. Ancora una volta si viaggia di notte, a fari spenti, nella speranza di sfuggire ai nemici. Questa vicenda è raccontata nel terzo episodio di A fari spenti, bellissima serie in cinque episodi dedicata alle avventure di coloro che nella seconda guerra mondiale rischiarono la vita per mettere in salvo il patrimonio artistico italiano. I racconti da spy story scritti da Ilaria Orrù e Simone Clemente sono magistralmente narrati da Francesco Oggiano e altrettanto magistralmente sonorizzati da Luca Micheli. Il podcast, sulle app gratuite, è prodotto da Chora Media per le Scuderie del Quirinale, che fino al 10 aprile hanno ospitato la mostra “ARTE LIBERATA 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”.
Quando mio nonno è morto, il 19 aprile di un anno fa, per qualche settimana ho trascorso parecchio tempo a leggere i messaggi che ci eravamo scambiati, le email che mi aveva mandato, i post che aveva pubblicato su Facebook. In realtà continuo a farlo ancora oggi, anche se meno spesso. Quando muoriamo la nostra identità digitale ci sopravvive. Quello che faccio io non è, mi pare, così raro. Esiste un particolare tipo di chatbot, i deadbot, in grado di simulare una conversazione con persone che non ci sono più. La giornalista Beatrice Petrella ha fatto un enorme lavoro di indagine e approfondimento proprio su tutto ciò che ha a che fare con la nostra eredità digitale, con il futuro post mortem della nostra anima di pixel. Ne è venuto fuori un podcast molto interessante, che alterna la narrazione a estratti di interviste a filosofi, esperti di diritto e tecnologia e storici. S’intitola Still Online e si trova in esclusiva su Storytel.
Torno un attimo su mio nonno. Quando, nel settembre 2020, la sua vita è stata stravolta dalle complicazioni di un intervento chirurgico, la mia famiglia si è scontrata con i mille ostacoli a cui - almeno nel nostro Paese - deve far fronte chi si trova a gestire una persona anziana non indipendente. Sono problemi che ignoriamo bellamente finché non ci troviamo ad affrontarli. Come dice Mirko Damasco dell’associazione Salvagente in La bambina ha 90 anni, non è giusto lottare per dei diritti solo quando ci toccano; anche perché quella stessa battaglia in futuro potrebbe riguardarci in prima persona. Il podcast, prodotto da Vois e disponibile sulle app gratuite, parla appunto del caregiving degli anziani. E lo fa a partire dalla storia del narratore e conduttore, Emanuele Elo Usai, che da 18 anni si prende cura della nonna. Lei si chiama Licia Fertz e ha 93 anni e più di 200 mila follower su Instagram. Il nipote le aveva aperto il profilo social per gioco, in un momento in cui la donna era alle prese con la depressione. Ascoltare il racconto di Emanuele mi ha commosso parecchio. Ne parlavo qualche settimana fa con un amico: come accade per la canzoni, i podcast che risuonano più forti in noi sono spesso quelli che toccano corde emotive legate al nostro vissuto.
La scintilla che ha spinto Mario Calabresi a scrivere Una volta sola secondo me vale il libro intero. Le scintille, in realtà, sono due. Da una parte ci sono i 25 messaggi vocali che gli ha mandato Rachele prima di morire a causa di un tumore. Rachele, che per vari anni ha vissuto nello stesso palazzo di Calabresi, voleva realizzare un racconto da lasciare ai suoi tre bambini. Calabresi le aveva offerto di aiutarla. L’idea dei messaggi vocali era stata sua. Dall’altra parte c’è l’incontro del giornalista con la famiglia di un suo amico ed ex collega morto nel 2019. Queste due scintille, insieme, hanno portato Calabresi a ragionare su quanto sia importante impegnarsi per dare alla vita una direzione che ci avvicini alla felicità, questione che tormenta parecchio anche me. Una volta sola raccoglie le storie di 14 persone (Rachele inclusa) che «hanno avuto il coraggio di scegliere». A narrarle, nella versione audio (prodotta da Mondadori e disponibile sia su Storytel sia su Audible), è la voce calda e profonda di Calabresi stesso.
L’odore del sangue di Goffredo Parise racconta una storia d’amore assopita, quella tra lo psicanalista Filippo e la moglie Silvia, che si riaccende in modo pericolosamente morboso quando lui scopre che lei lo tradisce con un anonimo picchiatore. Il romanzo di Parise, pubblicato postumo nel 1997, rimase incompiuto. Andrea Tarabbia è partito da quella storia - e da una bellissima riflessione sui libri come esseri viventi - per scrivere un romanzo del tutto nuovo, selezionato nella dozzina del Premio Strega 2023. Si intitola Il continente bianco, come l’organizzazione di estrema destra del picchiatore, che in questo caso un nome ce l’ha (Marcello Croce). Ne Il continente bianco la vicenda è raccontata dal punto di vista del Tarabbia personaggio, un paziente del dottor P*** (ossia il Filippo del romanzo di Parise), che nell’audiolibro su Audible (prodotto da Salani) è interpretato dal doppiatore Guido Di Naccio. E a differenza de L’odore del sangue qui a emergere non è tanto la sottomissione alle proprie pulsioni quanto il fascino del male, incarnato da Marcello Croce, insieme a quello per la purezza.
Trovo che tutti i libri di Oliver Sacks, neurologo e scrittore britannico morto nel 2015, abbiano la capacità di fondere la brillantezza divulgativa dei migliori saggi con l’intrattenimento narrativo dei grandi romanzi. Vale anche per Musicofilia, che puoi ascoltare su Audible con la voce dell’attore teatrale Riccardo Bocci (l’audiolibro è opera di Emons). Sacks parte da un assunto: sebbene da un punto di cause ed effetti biologici sia inutile, la musica è centrale in tutte le culture. Gli esseri umani sono creature musicali, oltre che linguistiche. E la musica ha effetti importanti sulle funzioni cerebrali, come Sacks notò già nel 1966 quando vide le sue implicazioni neuronali su pazienti affetti dal Parkinson. In Musicofilia il neurologo racconta i casi clinici che ha incontrato e gli studi scientifici che ha studiato o realizzato per fare emergere qual é l’incredibile potere della musica sul cervello umano. (La musica, peraltro, a Sacks una volta ha proprio salvato la vita: lo ha raccontato nel memoir Su una gamba sola.)
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I consigli di lettura
Se sei indeciso/a se realizzare o meno una versione video del tuo podcast ti consiglio questa guida di Pacific Content (società specializzata nei branded podcast). Questo articolo spiega invece i possibili modi di aggiungere una componente video al proprio podcast, mentre quest’altro racconta le ragioni per cui vari media d’informazione statunitensi stanno mettendo i loro podcast su YouTube.
Due pezzi interessanti sullo stato del podcasting: uno, su Vanity Fair, che sottolinea come - al di là delle considerazioni pessimistiche su investimenti pubblicitari e acquisizioni - il pubblico dei podcast continua a crescere; e un altro, di Dirt, secondo cui l’audio è tornato a essere un «ambient medium» (in altre parole, un mezzo che si ascolta in sottofondo: ma sarà vero?).
Costruire una community intorno al proprio podcast non è mai stato più importante. Ecco perché - spiega Wired - sempre più podcaster stanno iniziando a organizzare eventi dal vivo.
Gli algoritmi di raccomandazione delle varie app d’ascolto sono un mistero per molti. Una giornalista spagnola ha fatto il punto sui vari tentativi di decifrarli.
Meglio leggere o ascoltare? Come racconta un articolo de El País, diversi studi scientifici dimostrano che non ha senso definire cose è “meglio”: semplicemente, sono due esperienze differenti.
La Cnn ha raccontato una storia d’amore bellissima. Quella tra una podcaster statunitense e una sua ascoltatrice australiana. Galeotto fu il podcast.
I podcast possono essere un ottimo strumento per amplificare il lavoro giornalistico: l’International Journalists’ Network spiega come. Mentre nella newsletter Mapping Journalism l’audience editor di Insider racconta che risultati ha ottenuto testando gli eventi audio di LinkedIn (Segnalo anche un mio pezzo uscito nel numero di Prima Comunicazione di marzo in cui analizzo i motivi del successo dei podcast d’informazione in Italia.)
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THE SPREAKER DISPATCH
La storia di CasoZero Media, la podcast factory nata da tre amici nel mondo del teatro
del team di Spreaker
L'incontro tra Eugenio Nocciolini, Edoardo Orlandi e Andrea Casagni è avvenuto nel mondo del teatro. Ma è nell'universo podcast che i tre amici durante la pandemia hanno deciso di portare la loro passione per il racconto di storie, personaggi ed emozioni. E così è nato il progetto CasoZero Media, progetto supportato dal programma Spreaker Prime che ha esordito con la serie Nessuno, Il Mostro di Firenze, un racconto sulle vicende dell’omicida seriale che ha terrorizzato Firenze per 17 anni. Abbiamo intervistato i suoi fondatori.
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Chi siete e cosa fate?
«CasoZero Media nasce dalla collaborazione di tre appassionati di teatro e storytelling che hanno deciso di trasportare nel mondo podcast il registro teatrale e le sonorità di ciò che solitamente si ascolta tra le mura dei teatri. Il nostro principale prodotto, Nessuno, Il Mostro di Firenze, rappresenta molto questo stile. Eugenio Nocciolini è drammaturgo e Andrea Casagni è un eccellente sound designer che ha studiato per cinema e teatro (Edoardo Orlandi è invece un avvocato, criminologo e attore, ndr)».
Anzitutto, cosa vuole dire per voi "podcast"? Cosa vi ha portato a decidere di crearne uno?
«Il Covid aveva reso impossibile poter vivere pienamente il mondo del teatro. Pertanto la nostra voglia di raccontare doveva trovare altri sfoghi e modalità di diffusione: il podcast rappresentava la scelta migliore».
Cosa pensate di Spreaker e del programma Prime?
«Pensiamo che siano ottimi programmi in grado di soddisfare pienamente le necessità dei podcaster. A partire dall’assistenza personale, la customer care di Spreaker, che rappresenta un punto di forza invidiabile».
Come mai avete scelto di parlare di uno dei fatti di cronaca nera più spaventosi della storia italiana, ovvero quello sul Mostro di Firenze?
«Perché era una storia che aveva segnato così tanto il territorio dove siamo nati e cresciuti, che ritenevamo corretto raccontare non solo la vicenda ma anche i sentimenti che a questi vi erano legati. Spesso ci dimentichiamo che dietro ai fatti di cronaca nera ci sono persone, ci sono le vittime, e si predilige la narrazione sull’omicida e su ciò che ha fatto. Con Nessuno abbiamo optato per l’altra strada: raccontare le storie delle persone coinvolte, quelle che non ci sono più».
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Nel 2019 ho unito queste due passioni e ho dato vita a Questioni d’orecchio: un magazine in formato newsletter sul mondo dei podcast e degli audiolibri, a cui oggi collaborano varie persone (tra cui Loretta da Costa Perrone, Margherita Maspero e Irene Privitera).
Parlo di podcast anche su LifeGate Radio ogni martedì dopo il notiziario delle 18, nello spazio “Extra Time Cultura”. E sono la direttrice della Chora Academy, la scuola di podcasting di Chora Media.
Sono laureata in Lettere Antiche e, dopo un anno tra Londra e Barcellona e un master in giornalismo, ho lavorato per diverso tempo al Corriere della Sera.
Oggi vivo tra la pianura padana e Maiorca, dove mi sono trasferita per amore e dove ho la fortuna di poter praticare il mio sport del cuore: la barca a vela ⛵️
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Che numero bellissimo, grazie! 💜