La festa dei podcast continua
La prima edizione de ilpod è stata un successo. Ecco la cronaca della giornata e 10 spunti. Tra le altre notizie c'è il dietrofront di FB sull'audio. Infine, cosa significa davvero fare podcast?
Quella di sabato scorso, 30 aprile, è stata una giornata importante per la community italiana del podcasting. Per otto ore il teatro Carcano di Milano si è riempito di persone venute a sentire parlare di podcast durante la prima edizione de ilpod, il premio dedicato ai migliori podcast italiani cofondato da Maura Gancitano e Andrea Colamedici di Tlon. Qui sotto trovate la cronaca del pomeriggio e della sera a firma di Irene Privitera, che con mia immensa gioia inizia così la sua collaborazione con Questioni d’orecchio (🥳 ).
Il settore dei podcast in Italia rappresenta ancora una nicchia, seppur in crescita continua. Credo sia fondamentale che soprattutto in questa fase, ma non soltanto, chi ne fa parte si impegni a collaborare e a fare squadra per diffondere il più possibile la cultura dell’ascolto.
Tra i vari meriti di Maura e Andrea - a cui va la mia gratitudine - c’è quello di avere creato un evento pop, in grado di avvicinare al mondo dei podcast anche chi non lo bazzica già, e magari anche chi lo vede con scetticismo o titubanza, e persino chi ancora non ha capito bene che cosa siano i podcast. Spero che opportunità di questo tipo diventino sempre più frequenti (intanto segnatevi l’evento di OBE sui branded podcast il 17 maggio, PodFest a giugno, Mondo Podcast all’interno del Festival della Comunicazione a settembre, Mondoascolti durante Internazionale a Ferrara tra fine settembre e inizio ottobre, il Festival del Podcasting a ottobre e il LUCIA Festival a dicembre).
Un’altra cosa che ho apprezzato moltissimo è lo spazio che Maura e Andrea hanno dato alle produzioni indipendenti, a cui sono state dedicate tre categorie (Creatività Originale, Indie e Rising Star). Sono proprio le categorie che hanno avuto più candidature (122 sulle 221 totali) e mi pare un gran bel segnale. Mi è piaciuto quello che Rossella Pivanti, tra i giurati, ha detto sul palco al riguardo: «Sono felice di avere trovato tanti podcast indie con poche puntate, significa che ci hanno creduto». Tra l’altro uno dei tre podcast che hanno portato a casa più premi, Cose Molto Umane di Gianpiero Kesten, è totalmente autoprodotto (VOIS si occupa della distribuzione) - gli altri due sono i mitici Cachemire di Edoardo Ferrario e Luca Ravenna (prodotto da Tamago) e Morning di Francesco Costa (per Il Post).
Il sabato con ilpod è stata anche un’agognata occasione di incontro tra professionisti, esperti e appassionati di podcast. Per la prima volta ho conosciuto persone con cui finora mi ero solo scambiata messaggi o email o avevo parlato al telefono.
Mi sono divertita moltissimo, emozionata altrettanto. Sono tornata a casa stordita e felice, con in testa il geniale beat di N.A.I.P. (che ha introdotto tutti i vincitori delle varie categorie) e con un calzino in meno (chissà dov’è finito?!).
Quando lo rifacciamo? ❤

Un sabato al Carcano per la festa del podcasting italiano
Duemila presenze in sala e 25mila in streaming, quattro ore di panel, 28 premi assegnati durante la serata. La manifestazione ideata da Tlon ha riunito la community «attorno al fuoco del podcast»
di Irene Privitera
Chi sabato c’era, può testimoniarlo. ilpod, primo premio nazionale del podcasting italiano, è stato una festa che ha messo insieme tutti: i produttori e gli speaker, gli autori e i giornalisti, gli appassionati e i veri e propri fan. Con duemila presenze in totale, fra gli ingressi del pomeriggio e quelli della serata di premiazione, il teatro Carcano di Milano ha registrato il sold out. E nel corso della giornata sono state 25mila le persone connesse in streaming ai canali Facebook e YouTube di Tlon, il progetto di divulgazione culturale fondato dai filosofi e scrittori Andrea Colamedici e Maura Gancitano (i contenuti sono ora disponibili on demand sui due canali).
ASCOLTARE I PODCAST, PARLARE DI PODCAST
Sempre più persone ascoltano podcast, sempre più persone usano i podcast per esprimersi. Un circolo che si alimenta attorno a quello che Colamedici e Gancitano hanno definito «il fuoco del podcast». Un fuoco attorno al quale la community ha danzato tutta insieme per la prima volta sabato 30 aprile. Ispirata ai British Podcast Awards e agli Australian Podcast Awards, questa prima edizione ne ha ripreso format e filosofia. «Vogliamo dimostrare che il mondo del podcasting è ricco e maturo, ed è pronto a porsi come polo cruciale per la diffusione della cultura, dell'informazione e dell'intrattenimento». Il pensiero espresso dagli ideatori dell’evento non ha fatto che trovare conferma sul palco del Carcano, nella serata frutto della selezione di 221 podcast candidati tra quelli pubblicati nel 2021 alla quale hanno lavorato 20 giurati - in molti hanno ironizzato sul palco riguardo a impegno e fatiche richiesti per ascoltare la mole di ore di podcast in gara - per individuare la cinquina di finalisti per ciascuna delle 20 categorie proposte. Con quattro ex aequo (qui trovate tutti i vincitori), le statuette consegnate sono state 28: oltre ai primi posti delle varie sezioni, i tre podcast dell’anno pari merito e quello premiato dal pubblico.
TRA PALCO E PLATEA: I TALK E GLI OSPITI
Lo spettacolo si è aperto nel pomeriggio con il susseguirsi dei panel e momenti di scambio e di chiacchiere anche al di fuori del palco, fra i podcaster e il pubblico. Se, come è stato raccontato in diversi interventi, la pandemia ha favorito la nascita di tanti nuovi podcast e il lockdown ne ha alimentato esponenzialmente gli ascolti, la community di fruitori individuali è emersa mostrando il meglio di sé anche nel vivo della sala teatrale. I talk che si sono susseguiti (le registrazioni sono qui; sul sito della manifestazione invece il programma) sono un formidabile bacino di consigli d’ascolto, impreziosito dai dettagli di un dietro le quinte narrato dagli stessi protagonisti: si va dal panel Comedy alla Creatività originale, dalle News alla Diversity, dal Documentario al True Crime. Il palco ha ospitato anche i podcast live Tutto fumo (Antonella Soldo), Tracce (Chiara Leoncini), La storia delle storie (Marco Balzano) e Nihao (Ubaldo Pantani e Ginevra Barducci). Durante la serata delle premiazioni (qui) sono intervenuti Roberto Saviano (con un intervento intitolato «Dare voce») e Cecilia Strada (il titolo del suo intervento invece era «Metterci il corpo»).
IL TRIONFO DELLE NEWS (IN ABBONAMENTO)
Un incredulo Francesco Costa - ha ammesso di esserlo sul suo profilo Instagram dove ha postato una foto che lo ritrae con i premi ricevuti - ha portato a casa quattro statuette per le categorie Host e News, podcast dell’anno e premio del pubblico (al quale hanno partecipato, votando online, 50 mila persone). Un trionfo non solo per il giornalista vicedirettore de Il Post ma anche per il podcast come strumento di divulgazione e informazione che, pure nella forma delle news in abbonamento come nel caso della rassegna stampa Morning, riesce a scalare la vetta delle preferenze della giuria e, soprattutto, degli ascoltatori.
UMORISMO E CREATIVITÀ
Gli altri due migliori podcast del 2022 sono Cachemire di Edoardo Ferrario (Tamago) e Cose molto umane di Gianpiero Kesten (Indie, distribuito da Vois), vincitori il primo anche delle categorie Comedy e Talk e il secondo delle sezioni Indie e Creatività originale, qui ex aequo con Architettura di una canzone di Loretta Da Costa Perrone e Giuliano Dottori. Premi che dimostrano come il podcast sia uno strumento poliedrico, capace di adattarsi alle più diverse forme di contenuto: dalla riflessione alla risata, dall’evasione all’approfondimento.
VERSO LA SECONDA EDIZIONE
«Ascoltate i podcast!», ha ricordato al pubblico in sala Matteo Caccia, ringraziando per il riconoscimento al suo Il mondo addosso per la categoria Documentario. Un promemoria che gli entusiasti del Carcano sembrano aver già fatto proprio da tempo, ma che suona come un invito a divulgare sempre di più le potenzialità di questo strumento. La community di appassionati non può che raccoglierlo. E se in platea, accanto a podcaster e produttori, non mancavano i giovani appassionati, il podcast può essere diffuso ancora di più anche fra i giovanissimi. «Il pallino di portare i podcast nelle scuole» è fra i progetti degli ideatori di questa prima edizione. «Potrebbe essere un grande strumento didattico», hanno detto. Guardando già a ilpod edizione 2023.
Dieci spunti da ilpod
Rieccoci, sono di nuovo Andrea. Qui vi lascio dieci temi o frasi emersi durante i panel del pomeriggio che mi sono segnata.
Fare un buon podcast spesso significa lavorare per sottrazione, e in qualche caso cedere il microfono e scomparire. Ne hanno parlato Arianna Poletti, Marco Rip e Matteo Caccia («La cosa più importante da fare quando racconti una storia che non è la tua è spostarti, fare un passo indietro e lasciare la storia davanti a te»).
Un podcast (per avere successo) dev’essere utile. (Il tipo di utilità, aggiungo io, varia: può essere utile per informarsi, oppure per distrarsi, o ancora per riflettere eccetera). Lo ha detto Francesco Costa riferendosi ai podcast di notizie e lo ha detto Daria Corrias riferendosi ai documentari audio («Scelgo storie che possano servire alla comunità degli ascoltatori per conoscersi meglio come esseri umani e per creare relazioni»).
«La differenza tra un buon podcast e un cattivo podcast è data dalla capacità di far trattenere informazioni ed emozioni all’ascoltatore, che si ritrova così in una dimensione di creatività passiva» (Roberto Saviano).
Creare una community è fondamentale. Nel caso di Gianpiero Kesten è anche (e soprattutto) la sua community a sostenerlo e a fornirgli spunti per le nuove puntate del suo podcast, Cose Molto Umane.
La voce è uno strumento neutrale. E può aiutare a superare pregiudizi basati sull’aspetto esteriore. Lo ha detto Nadeesha Uyangoda (questo concetto emerge nel podcast che ha realizzato con Nathasha Fernando e Maria Catena Mancuso, Sulla Razza).
La scrittura orale è tutta un’altra cosa rispetto alla scrittura per i testi scritti. Ne ho parlato io, ma soprattutto ne hanno parlato Costa e Saviano.
Il ritmo a volte è un elemento essenziale del podcast. Soprattutto per quanto riguarda i podcast comedy. Lo ha fatto notare Marcello Forcina, contestando il secondo dei dieci diritti d’ascoltatore stilati da ilpod (ciao Marcello ❤), ossia il diritto di cambiare velocità. Antonio Losito e Federica Cacciola hanno sottolineato come realizzare un podcast comedy con qualcun’altro possa essere utile proprio in termini di ritmo.
Fare un podcast «è come disegnare una mappa molto precisa e dettagliata di qualcosa che magari chi ti ascolta non conosce, ma in cui però riconosce un modo di stare al mondo. Se non disegni quella mappa rischi di fare la fine di chi racconta male le barzellette» (Matteo Caccia).
«Raccontare storie è un gesto politico», ha detto ancora Caccia. «Se tutti conoscessero le storie altrui non ci sarebbero persone che litigano e non ci sarebbero le guerre». La sfida per gli ascoltatori, ha osservato Kenneth Harley, è mettersi in ascolto delle storie altrui in modo empatico.
«I podcast sono matrioske: continui continui ad aprire e c’è sempre una matrioska ancora più piccola» (Chiara Tagliaferri).
Le notizie della settimana
Facebook ha fatto ufficialmente marcia indietro sui suoi investimenti audio: i podcast non saranno più disponibili sulla piattaforma dal 3 giugno, Soundbites (la funzione per pubblicare brevi clip audio) verrà abbandonata e l’hub audio verrà chiuso.
Spotify ha pubblicato i risultati del primo trimestre finanziario 2022. La piattaforma oggi ospita oltre 4 milioni di podcast, con un aumento del 53% rispetto a un anno fa. La crescita del numero di utenti attivi mensili che ascoltano podcast ha continuato a superare la crescita degli utenti attivi mensili totali, i tassi di consumo dei podcast sono cresciuti a due cifre su base annua e le ore di ascolto hanno raggiunto un altro massimo storico. In alcuni mercati chiave in America Latina e in Asia i nuovi podcast hanno registrato un aumento a due cifre anno su anno, con oltre l'85% della creazione di nuovi podcast su Anchor. In generale gli utenti premium sono cresciuti del 15% anno su anno. Non male, se consideriamo che in mezzo ci sono stati il boicottaggio della piattaforma seguito all’intervista di Joe Rogan a Robert Malone e l’abbandono della Russia da parte dell’azienda. Eppure la cifra, pari a due milioni di nuovi utenti a pagamento, ha deluso gli investitori e le azioni di Spotify sono crollate (qui Tom Webster - che si appresta a lasciare l’istituto di ricerca statunitense Edison Research dopo 18 anni - riflette sul significato dei risultati di Spotify per il settore dei podcast).
Spotify ha rivelato di avere speso 83 milioni di euro per l’acquisto di Podsights e Chartable, a febbraio.
Michael Mignano, cofondatore di Anchor e Head of Talk di Spotify, sta per lasciare Spotify dopo tre anni.
Lemonada Media ha lanciato Being Trans, il primo podcast prodotto da Being Studios. Being Studios, annunciata l’anno scorso, è un’iniziativa di Lemonada Media mirata alla creazione dell’equivalente audio dei reality show.
Nel 2022 i podcast, negli Usa, rappresenteranno più di un quarto della spesa pubblicitaria dei servizi audio digitali e saranno più di un terzo della spesa entro la fine del 2026.
Apple Podcasts ha lanciato un nuovo report degli ascolti per le iscrizioni a pagamento.
A proposito di premi per i podcast, nei giorni scorsi sono stati annunciati i vincitori dei Webby Awards (il podcast che ha ottenuto più riconoscimenti è stato Song Exploder), quelli dei Publisher Podcast Awards (dove Bed of Lies ha vinto il titolo di podcast dell’anno) e quelli dei Radio Awards (in questo caso il principale premio per i podcast è andato a Have You Heard George’s Podcast?).
La principessa Eugenia di York ha lanciato un nuovo podcast.
Il numero di volontari che, in Italia, registrano audiolibri per i non vedenti è in crescita.
L’attrazione di poter raccontare
di Davide Panza, Chief Marketing Officer e cofondatore di MDE
La settimana scorsa mi è capitato di conversare durante un piacevole aperitivo con una persona che con i podcast ci lavora a livello professionale. Tra un bicchiere e una patatina, siamo finiti a parlare di quante società oggi dichiarino che «fanno podcast» e di quante persone dicano o scrivano di essere «podcaster».
Le due posizioni, per me, hanno un denominatore comune: alla fine ottengono un file audio .mp3.
Mi soffermo questa volta non sul mio lato, quello business, ma sul perché una persona decida di registrare e pubblicare un “suo” podcast. Durante quell’aperitivo ho detto che «oggi il podcaster vuole essere il nuovo influencer». Questa sembra essere la conseguenza del sistema aperto, senza barriere, assolutamente democratico che il mondo del podcast offre a tutti.
Ed è molto semplice in effetti: se voglio raccontare un argomento su cui penso di essere preparato e/o avere qualcosa da dire, devo solo iscrivermi a una piattaforma di podcast (gratis), registrare il mio contenuto (gratis), utilizzare un software di editing (gratis) e pubblicare il feed sulle piattaforme di ascolto (gratis). Ed ecco che “il post”, in genere lungo qualche riga, diventa un podcast di vari minuti, con più episodi e con lo stesso spazio, la stessa visibilità, la stessa dignità di una produzione autorale costata magari decine di migliaia di euro.
Perché lo faccio? Tralasciando una certa vanità, figlia della User Generated Content di questo decennio, probabilmente perché spero che qualcuno ascolti il mio podcast, gli piaccia quello che faccio e che mi offra una qualche collaborazione. Una sorta di personal marketing.
Problema del podcast vs social: il mio podcast non va in giro, non finisce nelle pagine dei follower, nessuno sa che esiste se non lo promuovo e anche quando qualcuno lo dovesse scoprire (almeno un post lo farò sul mio profilo social), deve andare ad ascoltarlo sulle piattaforme. Morale: molte molte meno probabilità che il mio lavoro emerga in qualche modo.
Problema del mercato: quel podcast occupa uno spazio, esiste e rimane sulle piattaforme per sempre, andando ad alimentare il serbatoio senza fondo dei contenuti presenti con un dubbio valore (guardate i tassi di pubblicazione su Apple Podcast con quasi l’80% dei podcast inattivi). Non è un post che passa e va, non è una stories che vive per 24 ore.
Quella del podcaster può essere o diventare una professione. Ma come tale va presa. Ben vengano i corsi o le Academy specifiche. Però, come dico io ai ragazzi a cui ho il piacere di insegnare ai Master, «registrare un file audio è semplice, realizzare un progetto di valore cogliendo un obiettivo specifico non lo è affatto» e, come dice sempre Mirko Lagonegro, «un podcast deve piacere a chi lo ascolta, non a chi lo produce».
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Ciao Andrea, volevo fare con te una riflessione.
Secondo te, nel momento in cui viene creato un festival di premiazione di questo livello in cui partecipano principalmente gli editori e i produttori importanti, si può ancora dire che il podcast sia di nicchia in Italia?
Soprattutto se si considera che esistono piattaforme come Spotify e Amazon che producono originals con personaggi di grido. Per non parlare del fatto che vedo aumentare sempre di più le figure professionali che lavorano nel mondo del podcasting.
Sicuramente non è ancora mainstream come YouTube e i numeri sono molto più bassi. Però credo che la vasta partecipazione a IlPod dimostri che è sicuramente uscito dalla cerchia degli appassionati di settore.
Tu cosa ne pensi?