"Questioni d’orecchio", una newsletter di Andrea F. de Cesco

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La prima guerra raccontata attraverso i podcast

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La prima guerra raccontata attraverso i podcast

Tommaso Pellizzari e Barbara Stefanelli di "Corriere Daily", Valerio Nicolosi di "Micromega" e Francesca Milano e Cecilia Sala di "Stories" parlano del lavoro dietro ai loro podcast dall'Ucraina

Andrea F. de Cesco
Mar 15, 2022
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La prima guerra raccontata attraverso i podcast

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Illustrazione di Susanna Gentili

Ciao! Qualche informazione di servizio.

Vi ricordo che potete ancora partecipare al sondaggio dedicato ai podcaster indipendenti in Italia. Eccolo qui.

E chi si è candidato alla Chora Academy domani riceverà un’email con l’esito della candidatura. Chi non ha passato le selezioni sappia che ci saranno altre opportunità in futuro.

A proposito di podcast e formazione, vi consiglio di leggere il testo che Gianni Gozzoli (uno che ne sa parecchio) ha scritto per Questioni d’orecchio. Lo trovate qui sotto, alla fine.

* * *

P.s. Questa newsletter è dedicata a Gianluca Ferraris, che non c’è più. Era un autore di podcast (l’ultimo è Ludwig, bellissimo), oltre che un giornalista e uno scrittore. Amava molto il racconto audio. Prima di morire stava lavorando alla seconda indagine dell’avvocato Ligas. Ha lasciato degli appunti, scritti e vocali, per completare il libro. Sarà un suo amico a farlo.


Podcaster di guerra

La guerra in Ucraina non è la prima a essere raccontata via social, come dice Barbara Stefanelli (vicedirettrice vicario del Corriere della Sera) nell’audio che potete ascoltare qui sotto. È però la prima guerra raccontata via podcast. Mai prima d’ora così tanti giornalisti sul campo avevano fatto informazione in questo modo (ne ha scritto anche Gabriele Cruciata su The Slow Journalist).

Gli esempi sono moltissimi (Hyperradio e Orecchiabile ne hanno raccolti diversi). L’ultimo è quello di Annalisa Camilli per Storielibere.fm, Da Kiev. Qui ho scelto di approfondire i tre in italiano che per primi hanno iniziato a coprire il conflitto sul campo, quelli di cui avevo parlato nel mio meta podcast, Parliamo di podcast: Stories, Corriere Daily e I podcast di Micromega.

Ho mandato alcune domande per iscritto, via WhatsApp, agli autori e ai curatori di questi podcast: Francesca Milano e Cecilia Sala per Stories, Tommaso Pellizzari e Barbara Stefanelli per Corriere Daily, Valerio Nicolosi per I podcast di Micromega. E ho chiesto loro di rispondere attraverso dei messaggi vocali, che ho poi editato. È una forma ibrida che non avevo mai sperimentato prima. Se vi va, fatemi sapere che ne pensate.

* * *

Stories di Cecilia Sala, Chora Media

Stories è il podcast quotidiano di Cecilia Sala per Chora Media. Esce da lunedì a venerdì alle 18. Ogni puntata dura tra i 5 e i 10 minuti e contiene una storia di esteri. L’idea di raccogliere storie sul campo, che esisteva fin dal lancio di Stories a inizio gennaio, si è concretizzata quando Sala ha fatto la prima trasferta in Ucraina, a fine gennaio. E ci è poi tornata quando è scoppiato il conflitto. Sala è diventata così la prima giornalista italiana inviata sul campo con lo scopo preciso di fare un podcast. E Stories si è trasformato in un audio diario di guerra (ne ha scritto su Altre/storie Mario Calabresi - lui stesso ha realizzato dei podcast sul campo, al confine tra Romania e Ucraina). Ho fatto qualche domanda a Sala e a Francesca Milano, la curatrice del podcast. Post produzione e sound design sono di Daniele Marinello, che ne ha parlato nella newsletter di Chora, Verba manent.

Ascolta "Stories"

Francesca, quale lavoro c’è dietro le quinte delle puntate di Stories registrate in Ucraina?

Cecilia, hai iniziato a fare la giornalista realizzando video reportage e articoli per la carta o il web. Com’è cambiato il tuo approccio come inviata di una realtà come Chora, che lavora invece con l’audio?

Come hai organizzato il lavoro per preparare le puntate quando eri in Ucraina?

Nelle puntate ucraine di Stories abbiamo ascoltato le voci delle persone con cui hai parlato, suoni e rumori che ci permettevano di calarci con le orecchie nei luoghi dove sei stata. E soprattutto abbiamo ascoltato la tua voce: al centro di ogni puntata c’eri anche tu. Credi che sia questo il segreto dell’empatia che - penso - si è innescata in molti ascoltatori?

Secondo te i podcast rappresentano, o possono segnare, un qualche tipo di rivoluzione nel modo di raccontare gli esteri e di fare, in generale, giornalismo sul campo?

* * *

Corriere Daily del Corriere della Sera

Corriere Daily è il podcast quotidiano del Corriere della Sera, uno spazio di approfondimento di notizie d’attualità. È stato lanciato nel luglio 2020, lo conduce Tommaso Pellizzari e ci lavorano Carlo Annese e Francesco Giambertone. Esce tutte le mattine da lunedì a venerdì. Ogni puntata dura tra i 10 e i 15 minuti ed è divisa in due parti: a volte ci sono due notizie, altre due prospettive diverse sulla stessa notizia. Quest’ultimo è il caso dello Speciale Ucraina, inaugurato il 24 febbraio, quando i russi hanno iniziato a bombardare Kyiv. Nella prima parte di ogni puntata sull’Ucraina ascoltiamo la testimonianza di uno dei giornalisti del Corriere sul campo, nella seconda l’analisi di Barbara Stefanelli o Daniele Manca (entrambi vicedirettori). Ne ho parlato con Pellizzari e con Stefanelli, l’ideatrice del podcast.

Ascolta "Corriere Daily"

Tommaso, come nascono le puntate dello Speciale Ucraina di Corriere Daily e come sono strutturate?

Barbara, qual é il valore aggiunto di contenuti di questo tipo per un grande giornale come il Corriere?

Hai iniziato la tua carriera al Corriere, nel ‘92, come giornalista di esteri. Sei anche stata caporedattrice della redazione esteri. Che ruolo ha avuto l’audio nel racconto degli esteri prima dell’avvento dei podcast?

* * *

I podcast di Micromega di Valerio Nicolosi

Micromega è una rivista italiana di approfondimento culturale e politico. I podcast di Micromega hanno fatto la prima comparsa nel marzo 2021. Da allora sono state pubblicate alcune puntate senza troppe pretese e con una cadenza del tutto irregolare. Come ha detto Valerio Nicolosi, inviato della rivista, il “canale” era praticamente morto. Finché non è scoppiato il conflitto in Ucraina. In quei giorni Nicolosi era a Kyiv per scrivere un reportage per Micromega (cosa che ha poi fatto). Daniele Nalbone, in redazione, gli ha chiesto di mandargli degli audio, offrendosi di trasformarli lui stesso in articoli. Ma poi si è deciso di pubblicare quei messaggi vocali come podcast. E nel giro di qualche giorno I podcast di Micromega sono finiti in cima alle classifiche. Qui sotto trovate le domande che ho fatto a Nicolosi (che ora è al confine tra Romania e Ucraina) e le sue risposte audio.

Ascolta "I podcast di Micromega"

I podcast lavorano per sottrazione. Via le immagini. Via le parole scritte. Rimane un unico senso: l’udito. Ed è stato proprio il racconto audio, come hai spiegato insieme a Daniele Nalbone, a risultare quello più adatto, e forse anche quello più forte, per descrivere ciò che stava accadendo in Ucraina. Perché, secondo te?

I podcast che hai realizzato sul campo sono in sostanza dei messaggi vocali. A volte si sente bene, altre volte meno. La post produzione è praticamente assente. Ci siamo sempre detti che la qualità dell’audio è il requisito minimo per il successo di un podcast. In questo caso non è stato così. Quale pensi che sia il motivo?

Avevi già lavorato a dei podcast, Storie dalle frontiere e Vite. In che modo questa esperienza pregressa ti ha aiutato nel lavoro in Ucraina?

Credi che il tuo racconto audio ucraino influirà sul tuo modo di fare giornalismo su carta o con i video?


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Le notizie della settimana

  • Amazon ha lanciato in beta Amp, app di social audio tipo Clubhouse che dà a chiunque la possibilità di ospitare il proprio live show e di usare le milioni di canzoni contenute nel catalogo di Amazon Music.

  • Google invece ha lanciato Aloud, servizio per doppiare automaticamente in più lingue i video su YouTube.

  • L’agenzia di stampa Adnkronos è entrata nel mercato dell’audio.

  • I procuratori, in Maryland, hanno acconsentito alla richiesta di Adnan Syed di condurre nuovi test del DNA sulle prove usate per condannarlo dell'omicidio di Hae Min Lee nel 1999. Il caso, al centro della prima stagione di Serial, era stato riaperto proprio grazie al podcast.

  • Spotify si aspetta una perdita di 1,5 milioni di abbonati nel primo trimestre 2022 come conseguenza della sospensione del servizio in Russia.

  • Kaleidoscope, startup che mira a creare nuove proprietà intellettuali nel mondo dei podcast, ha raccolto 3,5 milioni di dollari.

  • La californiana United Talent Agency ha messo a punto un servizio di analisi dei dati per permettere agli agenti e ai loro clienti di avere un’idea chiara sulla performance dei loro podcast e sapere come muoversi nel caso di eventuali accordi.

  • È uscito lo studio Share of Ear di Edison Research relativo al quarto trimestre 2021, con una serie di dati interessanti sull’ascolto di audio parlato negli Usa.

  • Con l’aggiornamento iOS 15.4 sono state introdotte alcune interessanti novità su Apple Podcasts.


Donne e & podcast: due studi

  • Una ricerca di VOIS.fm dimostra che in Italia solo un podcast su quattro è condotto da donne. Le categorie più gettonate tra i podcast prodotti da donne sono educazione, salute & benessere, bambini & famiglie.

  • Tra i generi di podcast preferiti dalle donne negli Usa ci sono true crime, fiction (soprattutto per le ragazze tra i 18 e i 24 anni), kids & family (il genere top nella fascia 35-44 anni), news (quello preferito dalle over 55).


Corsi e ricorsi su come fare podcast

Di Gianni Gozzoli, autore, podcaster e formatore

Dal 2017, anno nel quale in Italia La Repubblica produce Veleno di Pablo Trincia e il podcast inizia a farsi conoscere al grande pubblico, i contenuti digital audio hanno fatto parecchia strada. Il pubblico continua a crescere e la più antica forma di narrazione, quella orale, sembra avere un decisamente futuro vivo e vegeto. Questo emerge anche dalle aziende e case di produzione che nascono e investono nel settore. Audible inaugura in Italia nel 2016, sempre nel 2016 nasce la casa di produzione Piano P, successivamente nel 2019 viene fondata Storielibere.fm e nel 2020 nascono Chora Media e Dopcast.

I fattori indicativi di questo successo sono il proliferarsi di corsi su “come fare un podcast”, compresa una vera e propria Academy realizzata da Chora Media alla ricerca di nuovi professionisti del settore. La rete si trova invasa di corsi che spiegano come diventare podcaster, come fare branded podcast, guide complete, guide professionali. Basta fare una ricerca per trovare decine di corsi e opportunità.

Da autore e realizzatore di podcast mi sono chiesto: quali sono le caratteristiche che deve avere un corso?
Prima di fare qualsiasi corso però mi devo chiedere, onestamente, perché vorrei fare un podcast e perché dovrei usare questa forma di narrazione.

Basandomi sulla mia esperienza personale, sulle decine di incontri con professionisti e corsi realizzati, ho provato a riflettere su alcuni aspetti fondamentali della formazione. Partiamo dal presupposto che ogni corso deve far emergere, come dice Alex Blumberg (Gimlet Media), i «superpoteri dell’audio»: la capacità di creare la tua visione intima e personale, di esplorare l'emotività e l'empatia dentro te stesso e di conseguenza con gli ascoltatori.

I corsi che preferisco sono quelli che danno un approccio dinamico, non solo teoria, fondamentale per sviluppare una buona narrazione. Sono i corsi che insegnano tutte le “skill” pratiche per realizzare la propria idea.

Un aspetto che ritengo importante per l'utente prima di scegliere la formazione è pensare a un'idea, a un progetto, in modo che il corso possa servire a sviluppare questa idea oppure a capire il modo migliore di pensarle. Al termine del corso devo essere in grado di realizzare un numero zero. Devo aver imparato come si narra, conoscere le basi del linguaggio del montaggio audio, saper usare un software di editing, conoscere e usare le tipologie di microfoni, saper registrare voci, suoni e conoscere dove recuperali.

Non è assolutamente detto che nella realizzazione del mio progetto dovrò curare tutti gli aspetti di produzione, anche perché i podcast di maggior successo sono lavori di gruppo. Però conoscere gli aspetti della produzione e della post produzione mi possono aiutare a creare “la differenza di contenuto” e possono aiutarmi a trovare un mio modo personale di comunicare e di raccontare.
Per questo motivo è importante che nei corsi ci siano tutti o quasi i “professionisti del settore
”, perché grazie alla loro esperienza e al loro percorso personale possano far scattare quella scintilla per far capire le proprie attitudine naturali e creative che molte volte portano a scoprirsi, ad esempio, più adatti al sound design e al montaggio che alla scrittura o alla narrazione.

Fare un podcast non è difficile ma farlo bene sì. Come realizzare un corso.

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