L'intimità delle conversazioni a tavola
Il lato emotivo del cibo di Mariachiara Montera, i consigli d'ascolto tra le uscite dal 6 al 12 maggio (si parte con "Venticinque") e quelli di lettura (Spotify sta uccidendo il podcasting?)
Nei giorni scorsi ho ascoltato l’audiolibro di Niente di vero, spettacolare romanzo di Veronica Raimo letto magistralmente da Cristina Pellegrino (lo trovate su Audible). Credo di non aver mai letto/ascoltato prima un libro allo stesso tempo così divertente, profondo, dissacrante e commovente. A un certo punto la voce narrante dice: «Quando penso di parlare con mio padre, c’è sempre di mezzo il telefono. Non ci facevamo grandi chiacchierate telefoniche, ma capita che mi manchi più la sua voce che il suo corpo. E allora il mio cervello digita mentalmente il suo numero, che non ho mai dimenticato».
Ho riflettuto molto su questo passaggio. Un paio di settimane fa ho recuperato la lunga registrazione di una cena del luglio 2020 con il mio ragazzo e i miei nonni. Eravamo andati a trovarli nella loro casa di Malcesine: era da cinque mesi che non ci vedevamo, a causa del Covid.
Dopo la morte di mio nonno, ho cercato con testarda disperazione quel file, un audio di un’ora e un quarto contenente chiacchiere e aneddoti per me preziosissimi. Temevo di averlo perso per sempre, finché non mi è tornato in mente dove potesse essere finito (nella scheda SD che avevo preso in prestito dalla macchina fotografica del papà del mio ragazzo).
Ho pianto di una commozione felice quando ho riascoltato la nostra conversazione di quella sera d’estate. Si sente il rumore delle stoviglie, si sentono le nostre voci. Il cibo è, era un argomento ricorrente, uno dei molti terreni d’unione. Non a caso, il giorno che è morto mio nonno ho cucinato in suo onore i vermicelli al curry, uno dei suoi piatti forti, e preparato un barraquito, bevanda a base di caffè, latte condensato liquore 43 e scorza di lime che aveva scoperto alle Canarie (il barraquito gli e ci stava così a cuore che al suo funerale mi sono ritotrovata a descriverne la ricetta dall’altare - ma questa è un’altra storia).
È il lato emotivo del cibo, di cui vi parla Mariachiara Montera - autrice e voce di uno dei miei podcast del cuore, Lingua - in uno splendido pezzo che trovate qui sotto.
Sto imparando molto da questo lutto. Una cosa credo di poterla già dire: registrate le voci dei vostri cari (e poi mettete quelle registrazioni in un luogo sicuro di cui non vi dimenticherete). Un giorno forse sarete grati a voi stessi per averlo fatto.
#VITADAPODCASTER
Il lato emotivo del cibo
di Mariachiara Montera
Compiti a tavola: cosa ti dice l'ultima cena che hai fatto con il tuo partner?
Questa domanda l’ho fatta nell’ultimo numero della mia newsletter audio, Conserve, e magari vi farà pensare a qualcosa a cui non avevate prestato attenzione prima: è il grande dono di quello che mangiamo e cuciniamo. Ci mostra lati di noi che non vediamo in altri modi.
Mi sono avvicinata al lato emotivo del cibo quando ho divorziato, ormai otto anni fa: prima mi godevo il suo aspetto edonistico, forse come tutti. Chi non entra in un posto fatato quando mangia qualcosa che lo manda in sollucchero? Pochi secondi, una forchettata, e siamo altrove: il cibo nutre la pancia, e alimenta la testa.
Poi ho cominciato a osservare sempre di più le persone, e cosa il cibo dicesse di loro: le mangi le merendine oggi? In che modo ordini la tua dispensa? Hai interesse per il cibo? Dove ti porta l’odore del cocco?
Quando le persone mangiano, fanno la spesa, parlano di cibo, ti svelano tutto: chi sono, dove sono cresciute, come era la tavola dove hanno mangiato da piccole, cosa è coccola, cosa è repulsione.
Mangiare è un gesto quotidiano, un po’ come fare la pipì o la cacca - se sei molto fortunato -: abbiamo anni di abitudini, fatti, ricordi che partono da un piatto e arrivano a un periodo, a una relazione, a un rimpianto. E ho cominciato a farci sempre più caso, a fare sempre più domande.
Dicevo: c’è voluto un divorzio. Una rottura. Non la prima, ma forse una che non ho visto arrivare. Ho elaborato, e raccontato, quella frattura attraverso il cibo: prima in un post sul blog, poi nel primo episodio di Lingua, il mio podcast per Storytel, dove ho parlato di cibo e relazioni.
E lì ho capito una seconda cosa: se col cibo tutto diventa chiaro, e se attraverso il cibo puoi chiedere e conoscere tutto, è con la voce che le persone si sentono vicine. Alla storia, a te, all’emozione che provi a trasmettere.
E quindi arriviamo ai podcast, a quelli che ascolto, a quelli che provo a fare: ci sono sempre i fatti di qualcuno, nel senso che mi piacciono le storie personali e autentiche. E nel mio caso: i fatti miei. Racconto e ricevo, condivido un pezzo di un percorso mio e guadagno un passaggio nelle vite altrui. Non amo i podcast di chiacchiere e di intrattenimento, mi sembra di perdere tempo. Non cerco podcast funzionali: voglio storie. Voglio chiavi intime, fatte di esplorazione e consapevolezza: mi permettono di osservare il quotidiano da un angolo nuovo, di scoprire un nuovo sapore per qualcosa che avevo messo da parte. Sono in fondo un cuor contento che si affaccia al mondo cercando una veduta sempre più meravigliosa di tutto, anche della tazza con cui faccio colazione.
Ed è questo mix di quotidiano e intimità, di cibo ed emozioni che mi spinge a scrivere, a conoscere, e condividere: è la chiave del mio nuovo podcast, che uscirà in autunno per Storytel. Parlerà di psicoterapia, e includerà una cena tra amici: non hai idea di cosa può emergere da un piatto di riso allo zafferano e un curry di lenticchie.
E quindi, compiti a tavola: quali sono le tue posate che non usi più, e perché le conservi ancora?

Le novità da ascoltare
Ed eccoci ai consigli di ascolto. Per quanto riguarda i podcast, parto come sempre dai miei tre preferiti della settimana.
Venticinque, di Rockit e LifeGate Radio, è un’antologia sonora che ripercorre gli ultimi 25 anni della musica italiana, dal 1997 al 2022. Sono 25 puntate, una per anno, ciascuna dedicata a un artista o una band. Ogni puntata rappresenta un documentario audio che accompagna l’ascoltatore nei luoghi e nella storia dell’artista. Niente voci narranti, sono gli artisti stessi a raccontarsi in presa diretta, ad aprirci le porte dei loro mondi professionali e personali. E così ci ritroviamo accanto a loro, con la sensazione di essere parte integrante della loro quotidinità. È questo che fa l’audio, quando è usato bene: crea intimità. E gli autori di Venticinque - Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip - lo sanno usare benissimo.
I will survive di One Podcast per Radio Deejay affronta un tema che mi incuriosce moltissimo: quello degli sforzi che gli esseri umani compiono per vivere il più a lungo possibile. Il conduttore, Marco Maisano, lo racconta attraverso interviste a scienziati ma anche a ciarlatani, realizzando così un serissimo, dettagliato approfondimento nella costellazione dei variegati tentativi di sconfiggere la morte. Nelle prime due puntate si parla di crioconservazione e biohacking.
Volevamo volare, di Paolo Butturini, Akùo e Overpress Media per Domani, ricostruisce invece gli anni Settanta attraverso un collage di storie e voci dal basso tenute insieme dalla narrazione di Angelo Nicotra. Voci di persone che negli anni Settanta erano dei ragazzi e delle ragazze. E che - ecco la seconda particolarità - vivevano a Verona, città poco raccontata e poco analizzata. «Una zona allora periferica, ritenuta tale sino a poco tempo fa, nella quale, per contro, si annidavano le antinomie politiche, sociali e culturali che partorirono le tensioni generazionali e di classe, i terrorismi rosso e nero, gli squilibri e le questioni insolute che ci trasciniamo ancora oggi».
Tra le altre innumerevoli uscite segnalo Storie di suono, una serie di (bellissime) conversazioni con persone che raccontano storie con il suono; Mattanza, sui misteri irrisolti degli attentati a Falcone e Borsellino; Ottoruote, sulla storia dell’autotrasporto in Italia; Daytime, il nuovo daily de La Stampa; La scoria infinita, commedia dei luoghi comuni con le voci di Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti e Arianna Gaudio. E infine, la seconda stagione di Tits Up!, un podcast sulle storie di donne e di tumore al seno che mi è molto caro.
✍ Se volete segnalarmi NUOVI podcast che avete ascoltato o che state per lanciare voi stessi potete farlo qui
💚 È uscita una nuova puntata di Parliamo di podcast, il mio meta podcast per LifeGate: questa volta parlo del premio Pulitzer per il giornalismo audio e consiglio Cambiamenti di Nicolas Lozito.
Passando agli audiolibri, vi consiglio la versione audio di Lo faccio per me, saggio della psicoterapeuta Stefania Andreoli che - in barba a Elisabetta Franchi - smonta il falso mito della maternità come sinonimo di sacrificio (su Audible, con la voce di Andreoli stessa); Polemos di Gianfrancesco Turano, romanzo storico ambientato nell’Atene di Pericle, nel 429 a.C., ai tempi della guerra tra Atene e Sparta (su Storytel, legge Gaetano Lizio); e Persuasione di Jane Austen, tra le più romantiche storie d’amore della letteratura (su Emons, Storytel e altrove, con la voce di Paola Cortellesi).
I consigli di lettura
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