Moonbeam.fm, l'app di Paul English per ascoltare e scoprire podcast ispirata a TikTok
L'imprenditore racconta com'è nata, come funziona, chi ci lavora e che obiettivi ha insieme al product manager Usman Younas. Al centro c'è un sofisticato algoritmo di raccomandazione
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Cominciamo!
Il TikTok dei podcast
«Sono un avido ascoltatore di podcast. Li ascolto ogni sera prima di andare a letto e quando sono in auto (viaggio spesso tra Boston e New York, è un tragitto di tre ore). Finivo per ascoltare sempre gli stessi e volevo scoprire nuovi contenuti simili ai miei preferiti, anche contenuti di creator sconosciuti».
Quando qualche mese fa è uscita la notizia che Paul English aveva creato un’app per podcast ispirata a TikTok ho subito cercato di capire di che cosa si trattasse. English, prolifico imprenditore di Boston con competenze da informatico, aveva uno scopo molto ambizioso: risolvere il problema della discoverability dei podcast. «Per scoprirne di nuovi dovevo affidarmi alle raccomandazioni di amici o persone online».
Ed ecco che, nel giugno del 2021, ha lanciato Moonbeam.fm. «Una delle prime persone con cui ho avuto un brainstorming sull'idea di questo prodotto è stata Youngme Moon, professoressa di Harvard e una mia cara amica. Abbiamo finito per chiamarlo Moonbeam dal suo cognome», mi ha spiegato.
Ho contattato English qualche settimana fa per farmi raccontare com’è nata l’app, come funziona, come sta andando e quali sono i progetti per il futuro. Qui sotto trovate le risposte che mi hanno dato English stesso e Usman Younas, il product manager di Moonbeam.

Quali sono i ragionamenti che hanno portato alla creazione di Moonbeam?
ENGLISH: «Ho capito che serviva un prodotto che potesse analizzare le mie abitudini di ascolto, i miei generi e creator preferiti e raccomandarmi contenuti simili che mi sarebbero piaciuti. D’altra parte la discoverability è una sfida anche per i creator. Moonbeam è stato creato per far emergere i podcaster sottorappresentati. Inoltre quando trovo un podcast che mi piace, voglio sostenere il creator dando dei soldi al programma. Così abbiamo costruito Moonbeam con una funzione di mancia: ogni ascoltatore può sostenere qualsiasi creator. Se il creator ha rivendicato il suo show su Moonbeam può recuperare le mance ricevute. Se non l'ha fatto in genere inviamo noi stessi un'email al creator con le istruzioni per reclamare il suo podcast su Moonbeam e recuperare le mance».
Quali sono i vostri modelli?
ENGLISH: «Usavamo Apple Podcasts, ma siamo rimasti delusi dalla sua scarsa capacità di raccomandare nuovi podcast. Per il nostro sistema di apprendimento automatico ci siamo ispirati all'interfaccia utente di TikTok - semplici swipe e clic indicano al lettore quali sono i contenuti a cui un utente è più interessato».

Perché avete pensato che gli ascoltatori avessero bisogno di un altro lettore di podcast, visto che ce ne sono già molti?
YOUNAS: «Il punto di forza originale di Moonbeam era che rappresenta uno strumento per risolvere il problema della scoperta dei podcast. Ha anche un bel lettore di podcast incorporato, così se scopri un podcast che ti piace puoi iscriverti e iniziare ad ascoltare all'interno di Moonbeam, anziché passare a un altro player e iscriverti al podcast lì. Abbiamo costruito Moonbeam per integrare i lettori di podcast esistenti, non per sostituirli. Ma alla fine abbiamo scoperto che la gente amava il nostro prodotto anche per ascoltare i podcast, non solo per scoprirli. Quindi supportiamo anche l'importazione delle sottoscrizioni da altre app per chi vuol fare di Moonbeam il proprio lettore podcast principale. Ora Moonbeam è un eccellente lettore di podcast, con una funzione aggiunta di podcast discovery».
Come funziona Moonbeam per quanto riguarda la podcast discovery?
YOUNAS: «Moonbeam cerca di raccomandarti tutti i podcast che corrispondono ai tuoi gusti e interessi, che siano popolari o meno. La maggior parte delle app per podcast si concentra principalmente sui programmi popolari o di punta. Noi facciamo in modo che un podcast sconosciuto abbia le stesse possibilità di essere raccomandato di uno popolare, assicurandoci anche che il contenuto sia rilevante e di interesse per l'ascoltatore».
Moonbeam vuole essere il TikTok dei podcast. Come?
ENGLISH: «Sono stato ispirato da TikTok e dal suo sofisticato algoritmo di scoperta. Volevo creare un'app che funzionasse come TikTokme aiutasse le persone a trovare nuovi podcast. Dopo aver installato Moonbeam, puoi scegliere tra una serie di argomenti, tra cui scienza, storia, commedia, religione, crimine, ecc. Nella sezione Beam dell'app (che è l'equivalente della pagina For You su TikTok) trovi brevi clip estratte da episodi di podcast. In base a come interagisci con le clip, l'algoritmo impara che tipo di podcast potresti voler vedere, e ti presenta più contenuti che potrebbero piacerti. Puoi provare rapidamente frammenti audio da centinaia di podcast semplicemente facendo scorrere un dito. Ti diamo i migliori minuti di ogni podcast. Se quello che ascolti non ti piace basta che scorri verso l'alto per uno nuovo, fino a quando non scoprirai il tuo prossimo podcast preferito».
Chi ha creato l'algoritmo Moonbeam? Come funziona?
ENGLISH: «L’algoritmo di raccomandazione di TikTok ti capisce così bene da farti andare in fissa con il tipo di contenuto che ti piace. Ed è quello che adoriamo. Stiamo lavorando per portare l'algoritmo di raccomandazione di Moonbeam al punto in cui sarà in grado di imparare dagli argomenti, dai podcast e dai creator che ascolti di più e suggerirti altri podcast da provare. L'algoritmo di Moonbeam è stato creato dai nostri ingegneri di apprendimento automatico. Tutti noi usiamo regolarmente il prodotto per testare le raccomandazioni e fare eventuali modifiche».

Avete anche dei curatori umani, giusto?
YOUNAS: «Inizialmente ci siamo fatti aiutare da un team di cinque o sei appassionati di podcast, li abbiamo chiamati “curatori”. Si sono occupati di identificare le parti migliori nei podcast che hanno ascoltato. Avevano a disposizione un'interfaccia di creazione delle clip molto facile da usare (che è anche disponibile per gli host dei podcast e per chiunque si iscriva alla Moonbeam Console). Hanno creato delle clip a partire dai podcast, che sono state poi inserite nella sezione Beam dell'app per scoprire nuovi contenuti.
Tuttavia mentre evolviamo il prodotto stiamo iniziando a consigliare episodi completi in base ai podcast e agli episodi preferiti dell’utente, in modo che non sia più necessario ascoltare il feed di clip. Stiamo anche dando agli utenti la possibilità di creare e condividere le clip dei loro segmenti di podcast preferiti».
Chi sono le persone dietro Moonbeam? Qual è la struttura del team?
ENGLISH: «Moonbeam è costruito da Arbisoft, un fornitore di servizi di sviluppo software con sede a Lahore, Pakistan. Arbisoft stessa è una società di oltre 800 persone che fornisce servizi di sviluppo software a diversi clienti e partner rinomati come edX, Kayak, MIT, Jobcase. Conosco Yasser (il ceo di Arbisoft) da oltre un decennio e Arbisoft è sempre stato il partner tecnologico per le mie imprese in qualche modo. Il team di Moonbeam è composto da ingegneri iOS, Android, ML, QA, DevOps e full-stack, insieme a un product manager a tempo pieno».
Qual è il vostro modello di business? Come possono guadagnare i podcaster e la stessa Moonbeam?
ENGLISH: «Al momento non siamo concentrati sulla generazione di entrate. Ci sforziamo di creare valore e fornire un'esperienza che non ha eguali. Tuttavia, come modello di business abbiamo intenzione di collaborare con i creator e i conduttori dei podcast per fornire loro strumenti per essere scoperti e raggiungere meglio il pubblico di Moonbeam».
Quanti utenti e podcast/ospiti di podcast avete in questo momento? Quanto velocemente state crescendo? Che tipo di feedback avete ricevuto?
YOUNAS: «Siamo nel mondo del podcasting da meno di un anno, ma abbiamo oltre 30.000 utenti registrati sull'app e oltre 250 host che si sono iscritti alla console. Riceviamo regolarmente feedback via email dai nostri utenti e dagli host, e facciamo del nostro meglio per dare priorità ai miglioramenti del prodotto in base al loro feedback. Finora le persone hanno detto che amano il design dell'app e hanno richiesto funzioni come la creazione di clip in-app, che abbiamo recentemente rilasciato».
In quali Paesi/mercati Moonbeam è più forte e dove vorreste espandervi?
YOUNAS: «Guardando le nostre analisi, siamo praticamente in tutto il mondo! L'India ha la più grande base di utenti, seguita dagli Stati Uniti. Stiamo cercando di espanderci in Paesi con un crescente interesse per il podcasting».
Quali progetti e obiettivi ha Moonbeam per il futuro?
ENGLISH: «Vogliamo sfruttare ancora di più la potenza dell’apprendimento automatico per rendere le raccomandazioni più personalizzate e fornire ai nostri utenti i contenuti che potrebbero apprezzare di più. Come azienda Moonbeam sta guardando allo spazio del podcasting, che diventa ogni giorno più caldo, e siamo aperti a qualsiasi potenziale opportunità di fusione e acquisizione per contribuire al settore in modo ancora più incisivo».
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Le notizie della settimana
Quest’estate Meghan Markle lancerà il suo primo podcast con Spotify. La società di Daniel Ek e Archewell Audio (ossia la casa di produzione di podcast dei duchi di Sussex) avevano firmato un accordo nel dicembre 2020.
Gli articoli pubblicati su Medium sono ora disponibili, per tutti, anche in versione audio (qui si parla del potenziale degli articoli audio).
Una ricerca commissionata dal Guardian mostra che molte più persone, in percentuale, prestano attenzione alle inserzioni pubblicitarie nei podcast di quante ne prestano alle pubblicità in tv o in radio.
Una ricerca di YouGov dice invece che i Paesi con la percentuale più alta di persone disposte a pagare per i podcast sono Indonesia (68%), Emirati Arabi Uniti (65%) e India (59%). In Italia la percentuale è del 23%.
Spotify sta testando una tecnica chiamata Natural Language Search per aiutare gli utenti a trovare episodi di podcast di loro interesse.
Twitter sta testando la possibilità di condividere brevi clip di registrazioni di Spaces.
iHeartRadio ha lanciato PodGuides. La nuova piattaforma presenta una mappa del mondo dove a ogni località in evidenza corrisponde una serie di episodi di podcast con informazioni utili per visitare la città.
Solo lo 0,04% dei podcast in italiano è accompagnato da trascrizioni. Per i podcast in inglese la percentuale è dell’1,16%.
Invitiamo i podcast alla festa
Di Davide Panza, chief marketing officer e cofondatore di MDE
Molto spesso, quando mi vengono chieste spiegazioni o suggerimenti sulla promozione e sulla monetizzazione dei podcast, viene utile spiegare la particolarità dell’audio facendo un confronto con il mondo del video, che è più conosciuto e utilizzato.
Non entro oggi nel tema della monetizzazione - chi desidera può seguire il webinar che terrò mercoledì 30 marzo con l’Osservatorio Internet Media. Pongo invece l’attenzione sulla promozione o, come iniziamo un po’ tutti a chiamarla, amplificazione.
Nota di contesto: amplificare un podcast, che è un contenuto, significa attivare strumenti pubblicitari e pianificazioni media in grado di far conoscere al pubblico l’esistenza del podcast stesso (il quale vive e dispiega i suoi “play” sulle piattaforme di ascolto o sulle properties, siti e app dei produttori, siano essi editori o brand).
Se si produce un contenuto video è necessario promuoverlo, amplificarlo? Sicuramente sì se si cercano “view”. Ma farlo è piuttosto semplice perché il mondo di Internet, fatto di siti, social e app (la festa a cui fa riferimento il titolo di questo articolo), è costruito intorno al fatto che tutti gli utenti (gli invitati) navigano, postano, condividono, usano superfici tutte basate sull’assunto che si guardi uno schermo. Se le persone che mi interessano sono a una festa, è sufficiente che io porti il mio contenuto o la pubblicità che lo promuove a quella festa, sui device che gli stessi invitati utilizzano. Facile, no?
Ma se quello che voglio promuovere è un podcast, un audio, posso farlo lo stesso? Eh no, la festa non è predisposta per l’audio. Hai mai trovato navigando su un sito o scrollando su un social un file audio, solo audio? Non si può caricare il trailer di un podcast su un sito perché non c’è il posto dove metterlo. Così come non si può postare un best of di puntata su Facebook, Instagram o LinkedIn perché non c’è il tasto “carica audio”. Il podcast è a un’altra festa, quella delle piattaforme, dove non c’è bisogno di uno schermo ma di cuffie.
Ecco che si pone il problema. Devo dire agli invitati, che sono già tutti lì pronti (nell’advertising si chiama “reach”), che c’è il podcast a un’altra festa, e che quindi, se ne vogliono fruire, devono spostarsi. Ma non posso dirglielo con gli strumenti propri di quell’altra festa, l’audio.
Ma non sarebbe più comodo avere dei tools, delle soluzioni, che utilizzino gli strumenti più classici in modo da invitare il podcast, o almeno la sua amplificazione, alla festa del video? Negli ultimi mesi ci siamo adoperati molto in questo senso e la settimana scorsa abbiamo varato il nostro progetto “Amplicast”, un mix tra soluzioni tecnologiche dedicate che abbiamo cercato e un circuito di editori abilitati che adotta queste soluzioni, in modo da staccare un bel biglietto di ingresso alla festa al nostro caro podcast. Ecco che Audiograms, Audio Discover e Audio Player sono gli strumenti che, utilizzati in campagne social opportunamente calibrate o distribuiti tramite una normale campagna display, permettono al podcast di farsi anche solo sentire alla festa della gente con lo schermo.