Quando i podcast riempiono i teatri
Luigi Lupo racconta vari esempi di podcast diventati esperienze dal vivo, io raccolgo le ultime notizie e riporto alcuni studi sull'audio parlato, Davide Panza parla di audio adv e cookies
Ciao! Se siete dei podcaster indipendenti, vi chiedo di fermarvi due minuti per rispondere a un sondaggio. L’idea è di Matteo Ranzi di Podcast Italia Network, che ha coinvolto me e Giulio Gaudiano di ASSIPOD.
Chi sono i podcaster indipendenti in Italia, che livello di conoscenza e preparazione hanno, quali strumenti utilizzano, come registrano, che podcast ascoltano, cosa vorrebbero migliorare, quanto vorrebbero guadagnare per farne una professione, come interagiscono con il loro pubblico e tra loro e perché creano podcast?
L’obiettivo del sondaggio è rispondere a queste domande. Per partecipare c’è tempo fino al 31 marzo. Poi vi racconterò i risultati su Questioni d’orecchio 😊
P.s. Una notizia sulla Chora Academy: dal momento che abbiamo ricevuto una quantità immensa e imprevista di candidature, di cui parecchie di altissimo profilo, abbiamo deciso di aumentare il numero di posti disponibili da 100 a 300
Teatro e podcast si scoprono spazi affini
Di Luigi Lupo
Escono dalla dimensione dell’ascolto intimo e isolato, superano la forma delle cuffiette. Con le esperienze dal vivo, i podcast mostrano una nuova modalità di fruizione che incrocia reading letterario e teatro. E porta autori, voci e suoni in contatto visivo e diretto con le comunità di ascoltatori.
La tendenza a trasporre dal vivo le serie costruite tra luoghi, redazioni e studi ovattati è presente negli Stati Uniti e nel Regno Unito da tempo. Nel loro saggio Podcast. Narrazioni e comunità sonore (Minimum Fax, 2021) Lance Dann e Martin Spinelli raccontano un episodio a cui hanno assistito nell’ottobre 2014 quando, per le strade di Londra, si sono imbattuti in una folla entusiasta di assistere al live di Welcome To Night Vale (🎧 sulle app free), un podcast di finzione che racconta strani e fantastici eventi dall’omonima, inventata, città. Una sorta di Twin Peaks in audio che ha spopolato, non solo nel formato podcast, ma anche a teatro. Nel libro i due ricercatori parlano di come la serie sia riuscita a «trasformare gli ascoltatori passivi in una comunità coinvolta di fan». Probabilmente è l’obiettivo anche dei podcast italiani che propongono esperienze dal vivo.
I casi sono numerosi. Dal classico Morgana (🎧 sulle app free) - il podcast di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri incentrato su storie di donne fuori dagli schemi, che nel 2019 ha proposto una puntata speciale live dalla Santeria di Milano - al più recente tour di Breaking Italy Podcast (🎧 Spotify | Apple Podcasts | Spreaker), il format di interviste e di informazione, curato da Alessandro Masala, che da settembre 2021 fino a giugno 2022 occupa periodicamente gli spazi del Teatro Franco Parenti di Milano incontrando personaggi del mondo del giornalismo e dello spettacolo, tra cui Fedez e Francesco Costa. L’elenco continua: il 19 settembre 2021 Trame D’Autore ha presentato al Teatro Grassi di Milano una maratona di podcast dal vivo che ha perfettamente centrato il rapporto tra il medium sonoro e la drammaturgia. Tra le produzioni dal vivo, anche un adattamento di Dante Italia (🎧 su App Corriere e su Audible), il podcast con cui il giornalista Aldo Cazzullo attraversa il capolavoro dantesco scegliendo un tema diverso, rivelandone angoli sorprendenti e continue connessioni con l’oggi. Nell’esperienza teatrale, Viola Graziosi ha interpretato dal vivo alcuni brani del grande poema, commentandoli insieme all’esperta di cultura greca e romana Eva Cantarella e al filosofo e teologo Vito Mancuso.
Di stampo teatrale è anche l’esperienza live di Nicola Lagioia con il suo La città dei vivi (🎧 sulle app free), podcast di Chora Media tratto dall’omonimo libro uscito nel 2020 per Einaudi. Il racconto in salsa true-crime della tragica vicenda della morte di Luca Varani, intrecciata con le esperienze personali dell’autore, è stato adattato nella forma di una performance che ha attraversato, a novembre 2021, il Base di Milano e il Teatro India di Roma. Marzia Coronati è una giornalista radiofonica, audio documentarista e lavora principalmente per Rai Radio Tre. Ha seguito lo spettacolo di Lagioia e, lavorando accanto allo scrittore, direttore del Salone di Libro di Torino, racconta i retroscena del reading: «È un esperimento ben riuscito seppur con una formula molto semplice: sul palco c’erano Nicola, che leggeva alcune parti del libro e del podcast, e chi ha musicato la serie (Luca Micheli, ndr). Con un computer posto dietro a un pianoforte, il sound-designer lanciava suoni e musiche con un movimento delle mani che rendeva la sua presenza parte della scena. Non c’erano immagini ma l’esperienza ha funzionato».

Insomma, teatro e podcast si scoprono spazi affini. E il mondo della commedia ne è un’ulteriore dimostrazione. Durante la scorsa estate Edoardo Ferrario e Luca Ravenna hanno portato l’ironia e la comicità dal taglio millennial fuori dallo studio da cui trasmettono il loro Cachemire Podcast (🎧 su Spotify e Youtube), un settimanale talk comico dove i due si confrontano su temi di attualità tra racconti personali, battute e imitazioni. Nella dimensione dal vivo, Cachemire mette in mostra le abilità da comico di Ferrario e Ravenna. «Quando abbiamo trasposto il podcast in tour, ci siamo portati dietro tante cose che abbiamo imparato con la comicità sui palchi», racconta Edoardo Ferrario a Questioni d’Orecchio. «Il pubblico va coinvolto con delle gag e poi con immagini divertenti. Rispetto al podcast (in cui il pubblico è rappresentato da Tahir, dalle camicie di Carmelo Avanzato, dalle bordate di Tahir Hussain e dagli interventi delle cachemirine Cecilia Attanasio e Alice Valeria Oliveri), nella dimensione del live abbiamo la necessità di interagire con la platea. Il podcast è nato durante il lockdown del 2021 proprio perché non potevamo esibirci. Avevamo quindi una naturale propensione all’incontro con il pubblico dal vivo. Durante gli spettacoli è stato emozionante ritrovare in presenza la community che ci aveva seguito per un anno». C’è anche un aspetto economico dietro la scelta di portare il podcast in tour, come spiega Luca Ravenna: «Noi, come degli avidi esattori, ci siamo presentati porta a porta dai nostri fan per chiedere loro di pagare per lo spettacolo. Abbiamo monetizzato la gratuità del podcast».

Il tour, andato in scena in 10 città italiane durante l’estate del 2021, è stato ripreso e trasformato in un piccolo film, disponibile su The Comedy Club. Ancora una volta il podcast «morbidissimo» - che Ferrario definisce «una sorta di brainstorming di uno spettacolo di stand-up comedy» - si apre alla dimensione visiva. Cachemire, infatti, è uno dei più seguiti esperimenti italiani di podcast che possono essere visti su Youtube, una formula che già prepara il pubblico allo spettacolo dal vivo. Chi ascolta conosce visi, espressioni e gesti degli host e freme per ritrovarseli di fronte in un teatro. «Siamo due comici che si esibiscono dal vivo - prosegue Ferrario - e conosciamo la potenza dell’immagine nel panorama della comicità. Il mezzo Youtube permette di creare una community: c’è la possibilità per gli utenti di lasciare commenti e dagli episodi spesso nascono meme». Il coinvolgimento della community, spesso raggiunta con i social, sembra essere l’obiettivo dei podcast dal vivo. Per una serie condotta da due comici affermati - Ferrario è anche su Netflix con lo spettacolo Temi Caldi mentre Ravenna si è fatto conoscere, pur rimanendo in disparte, come protagonista della prima edizione del format Lol: Ride bene chi ride ultimo, prodotto da Amazon Prime Video - il passaggio dallo studio al teatro è un gioco da ragazzi.
Ma lo è anche per chi, come Diego Alverà, scrittore, autore e storyteller, porta in giro i suoi racconti, costruiti in formato podcast per la piattaforma Storie Avvolgibili. Per il network veronese, Alverà cura serie che raccontano, con le armi dello storytelling, personaggi iconici dello sport. Come in Walter Bonatti. Sul Dru (🎧 sulle app free), quattro episodi dedicati all’incredibile impresa dell’agosto del 1955, quando, per la terza volta, Walter Bonatti, tentò la scalata in solitaria del Petit Dru, un infinito spuntone di roccia liscio e affilato come una lama che incide il cielo ad oltre 3700 metri, nel gruppo del Monte Bianco. Una vicenda affascinante ed eroica che Alverà, lo scorso 28 febbraio, alla Biblioteca di Courmayeur, ha raccontato dal vivo unendo le parole e i suoni, gli elementi tipici di un podcast, alle immagini. Gli organizzatori, nel comunicato di presentazione, hanno paragonato il progetto a «un’esperienza che richiama i convivi omerici». Diego Alverà vede «un rapporto quasi solo formale tra teatro e podcasting. Sono diversi ma hanno in comune il potere della voce», racconta a QdO. «Nelle mie performance, che hanno una durata di oltre un’ora, non ci sono pause né artifici o intermezzi. C’è una grande intensità, il pubblico si fa prendere per mano. Si aggrappa con me sulla parete di Bonatti, si lascia travolgere dalla storia, dall’angoscia dello scalatore. Una sorta di ritorno agli aedi dell’antica Grecia».

Per Storie Avvolgibili il salto nel passato tra i narratori di stampo omerico è un marchio di fabbrica: «Portiamo i podcast nei teatri dal 2016, qualche volta le serie sono diventate anche libri, non solo performance. Come nel caso della serie Ayrton Senna. Il predestinato (🎧 sulle app free, podcast che racconta gli inizi e i sogni, le cadute e le risalite, i trionfi del campione brasiliano di Formula 1, fino alla sua tragica fine, ndr), un progetto che dall’audio è passato alla live-performance e poi alla dimensione scritta. Le narrazioni sono centrali: dai nostri eventi il pubblico esce trasformato. Il conduttore è un maestro di cerimonie e deve far apprezzare agli spettatori quello che è sfuggito nella dimensione intima delle cuffie grazie anche all’ausilio delle immagini». Ogni volta alla fine degli eventi, svela Alverà, «le persone vengono a raccontare dal vivo le loro storie, le esperienze vissute e le emozioni provate durante lo spettacolo. É qualcosa di fantastico». Il coinvolgimento degli ascoltatori, che passano da essere monadi isolati con le loro cuffiette a occhi e visi coinvolti davanti a un palco, è l’elemento centrale dei podcast dal vivo. Esperienze che sembrano funzionare perfettamente per generi come il comedy o le narrazioni biografiche e sportive, un po’ sulla scia del successo di Federico Buffa. Eppure anche le inchieste giornalistiche sono riuscite a trovare uno spazio nei teatri. Come nel caso di Limoni (🎧 sulle app free), l’apprezzato podcast di Internazionale sul ventennale dei fatti del G8 di Genova, curato dalla giornalista Annalisa Camilli, in collaborazione con Carlo Bachschmidt, Marzia Coronati e Anita Otto. Il racconto, ottimo esempio di ricostruzione giornalistica, ricca di testimonianze e audio del periodo, è sbarcato lo scorso 26 gennaio all’Arena del Sole di Bologna dopo essere passato dal Festival di Internazionale a Ferrara il 3 ottobre 2021. Marzia Coronati, tra le producer del lavoro, ha anche curato la regia dello spettacolo: «Il successo del podcast, racconta a QdO, ha portato Annalisa a ricevere richieste per portare la serie dal vivo. Si è trattato semplicemente di selezionare alcune parti che ci sembravano più calzanti a cui aggiungere una regia di suoni e rumori. Il testo è rimasto molto simile a quello del podcast. In vista di una nuova riproposizione del lavoro in altri teatri, stiamo pensando a elementi scenici che, al momento, mancano».

Marzia Coronati sta notando «con sommo piacere questo trend che vede i podcast e la radio avvicinarsi fisicamente al pubblico». «La relazione che si può instaurare con un ascoltatore quando lo si guarda in faccia è diversa dal rapporto mediato dalla radio. Si crea un’esperienza più calda rispetto all’ascolto individuale del podcast. Ascoltare un prodotto audio con altre persone ha un senso diverso, l’atmosfera del teatro, che vivo con il corpo, accanto a altre persone, mi resta maggiormente dentro».
Il podcasting non è più solo un’esperienza di ascolto isolata.
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Le notizie della settimana
È nata negli Usa una nuova società di podcast, Spooler, finanziata da Insider e Axel Springer. I suoi fondatori sono Andy Bowers, già cofondatore di Slate Audio e Megaphone, e James Boggs, ex head of podcasts a Apple. Spooler ha messo a punto una tecnologia che semplifica l’aggiornamento dei podcast in modo da risultare sempre attuali. Il suo primo prodotto è The Refresh from Insider.
iHeartRadio ha lanciato Talk Back, strumento per mandare messaggi vocali agli host dei podcast.
YouTube sta offrendo a podcaster e podcast network rispettivamente fino a 50 mila e 300 mila dollari affinché realizzino i loro podcast in versione video.
Spotify ha creato il suo primo bookcast, vale a dire un audiolibro con una colonna sonora originale.
Sabrina Tavernise ha iniziato ad affiancare Michael Barbaro come host del Daily del New York Times.
I dipendenti sindacalizzati di alcune società di proprietà di Spotify hanno detto che le loro richieste per rendere il processo di assunzione più inclusivo sono state respinte.
Ricordate Luminary, il sedicente Netflix dei podcast? A quanto pare esiste ancora. E il comico Dave Chappelle ci sta investendo.
Sembra che Twitter stia per aggiungere una tab dedicata ai podcast. (Ecco perché Twitter farebbe bene a investire nei podcast)
Audacy ha presentato Audacy Digital Audience Network, un aggregato di 60 milioni di ascoltatori targettizzabili per scopi pubblicitari.
Ora i messaggi vocali di WhatsApp sono visualizzati come onde sonore.
Meta sta mettendo a punto un’assistente vocale per i suoi progetti di realtà virtuale e aumentata.
Qualche studio
Una ricerca dimostra che ascoltare i podcast con le cuffie aumenta la percezione di intimità.
La startup Vocalime ha creato un report sulla Voice Technology in Italia. Ecco i principali risultati:
-l’89.7% degli italiani ha sentito parlare di assistenti vocali e il 66,4% ha interagito con assistenti vocali nell’ultimo mese-gli usi più diffusi sono chiamare, ricercare informazioni, impostare timer e oltre il 25% degli user interagisce con assistenti vocali per ascoltare podcast
-tra gli user, si registra un sentiment generalmente positivo e curioso verso le innovazioni e il futuro. Per i non user, in assoluto è la percepita mancanza di utilità che li scoraggia dall’interagire con assistenti vocali
-sei user su dieci possiedono già uno smart speaker
-molti user non sono a conoscenza dell’esistenza di app vocali (Skill e Action)
-l’80% degli user interagisce anche dalla propria auto
Negli Usa i ragazzi della generazione Z dedicano ai podcast il doppio del tempo che dedicano alla radio.
Uno studio ha rilevato che la pubblicità podcast è quella che meglio di ogni altra riesce a mantenere la concentrazione delle persone.
La crescita dell’audio in streaming potrebbe rallentare a causa di una prossima saturazione del mercato.
Secondo eMarketer Spotify continuerà a crescere molto più di Apple Podcasts, nonostante la controversia su Joe Rogan.
L’audio advertising senza biscottini
Di Davide Panza, chief marketing officer e cofondatore di MDE
Martedì scorso si è tenuto il convegno dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico sul tema del targeting in ottica cookieless. Tanti numeri, contenuti interessanti, diverse testimonianze su come il mondo del digital advertising si sta preparando al tramonto dei cookie. Ero in sala, in presenza (finalmente!), e ho affinato le mie conoscenze su questo scenario ma ho anche avvertito la totale assenza del “nostro” media: l’audio non è praticamente mai stato citato.
Se lo sono dimenticato? È ancora troppo piccolo per essere visibile in mezzo a media ben più blasonati e numericamente importanti? No, non penso. Ritengo invece che il motivo sia da ricercare nell’essenza tecnologica propria dell’audio e nelle sue modalità di distribuzione e fruizione.
Mi spiego velocemente, focalizzando l’attenzione sui podcast. Il podcast è fruito per la maggior parte sulle piattaforme di ascolto di Spotify, Apple, Google e Amazon, dove noi utenti siamo registrati (ciò significa che le piattaforme hanno i nostri dati di prima parte). Queste sono per la stragrande maggioranza dei collettori di podcast che arrivano dai vari CMS (Content Management System). I CMS, che hostano e li distribuiscono tramite i feed RSS, non possono lasciare biscottini - non lo hanno mai fatto e mai lo faranno. L’advertising non è venduto dai nostri Big Four, ma dall’editore o dalla concessionaria, che collega il loro CMS a degli ad sever e SSP (Supply Side Platform) per l’inserzione pubblicitaria (la DAI - Dynamics Ad Insertion). Risultato: i play avvengono su superfici diverse che gli editori dei podcast non controllano. Gli editori devono sì gestire la pubblicità, ma le piattaforme si guardano bene dal passare i dati degli utenti. Ecco perché i podcast “lavorano” senza cookie ed ecco perché sono avulsi da tutto quello che sta succedendo in questo frangente.
Ma quindi nessuna targetizzazione possibile per l’advertising? Assolutamente no! Le alternative del mondo post-cookie sono diverse e le due principali sono già compatibili con l’audio. Le Soluzioni di Identità, il Device ID o Universal ID per intenderci, sono gestite dai flussi tra CMS e piattaforme di ascolto - è quindi un’informazione che si può “maneggiare”. Ma soprattutto, il podcast è il terreno perfetto per il Contextual Advertising. I podcast sono classificati per categorie editoriali, quindi sappiamo benissimo quale argomento trattano: cosa c’è di più semplice di pianificare una campagna della nuova auto sui podcast a tema automotive? O di un integratore su quelli della categoria Benessere?
In conclusione, nell’audio abbiamo già le potenzialità di targeting degli utenti con i Device ID e il Contextual identifica i contenuti più corretti per ogni campagna. Inoltre le due soluzioni possono essere abbinate. Gestendo in MDE le tecnologie per l’hosting, la distribuzione e la monetizzazione dei podcast, a questo giro del cookieless mi godo gli incontri con gli inserzionisti dicendo «non abbiamo problemi, l’audio lavora da sempre senza cookie». Volete provare?
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