Lo stato del mondo dei podcast in Italia: un bilancio del 2022 (solo per abbonati 🌟)
Qualche riflessione e considerazione sul mercato dei podcast e dell'audio parlato digitale on demand in generale, attraverso uno sguardo sulle tendenze e sui fenomeni emersi nei mesi scorsi
Mi sembra incredibile che il 2022 stia per finire. Per quanto mi riguarda, è stato un anno molto intenso, al tempo stesso entusiasmante e difficile (da un punto di vista sia professionale sia personale).
Se dovessi mettermi nei panni della creatura a cui ho dato vita nel 2019, ossia Questioni d’orecchio, direi invece che il 2022 è stato soprattutto un anno felice. Sono successe parecchie cose qui: la partnership con MDE Audio, l’arrivo provvidenziale di collaboratrici e collaboratori, la creazione di un sito, le sponsorizzazioni di alcune aziende importanti…
E il numero di iscritti alla newsletter è aumentato in maniera notevole: oggi sono, siete tremila e ogni numero ha un tasso di apertura medio del 60%.
Questa newsletter di fine anno è un’esclusiva per chi, fra i tremila iscritti, ha scelto come te di sostenere economicamente QdO.
Quelle che trovi qui sotto sono alcune mie riflessioni e considerazioni sul mercato dell’audio dei podcast e dell’audio parlato digitale on demand in generale. Riflessioni e considerazioni che ho fatto riguardando i miei appunti e i pezzi degli ultimi 12 mesi.
Buona lettura!
Un bilancio del 2022 🎧
⬆️ Uno dei principali argomenti di conversazione degli ultimi mesi tra gli attori del settore sono stati i videopodcast. A metà novembre Spotify ha introdotto la possibilità per tutti i creator, in tutti i mercati in cui è presente, di aggiungere un video ai loro podcast. Nel frattempo secondo alcuni report YouTube, entrato ormai ufficialmente nel settore dei podcast, negli Stati Uniti è diventata la piattaforma più usata per ascoltare/guardare i podcast, superando Spotify stessa. Anche in Italia ho sentito da più parti, case di produzione incluse, un interesse crescente per questo formato, soprattutto nella sua declinazione più “banale”: quella del podcast talk (tipo Muschio selvaggio) con la componente video. Nutro un po’ di scetticismo (e non sono la sola) nei confronti dei videopodcast e dell’attenzione che stanno attirando, perché mi pare che snaturino un mezzo che - secondo me - ha come forza principale proprio il fatto di essere al 100% audio. Al tempo stesso penso che sia importante pubblicare i podcast anche su YouTube (qualsiasi tipo di podcast, non solo i podcast talk: come componente visuale basta inserire un’immagine): è (anche) su YouTube che possiamo intercettare potenziali ascoltatori più giovani, quella della Generazione Z.
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